Savona. “Per le concessioni balneari il governo vuole fare le gare ma non lo dice“. E’ questo il commento dell’assessore al Demanio Marco Scajola durante l’incontro in remoto di Cna Liguria relativamente al nodo direttiva Bolkestein. Ieri, invece, si è tenuta una riunione del Sindacato Italiano Balneari dove è intervenuto il presidente Nazionale Antonio Capacchione che ha commentato: “Situazione drammatica”.
Nei giorni scorsi si è tenuto l’incontro tra le Regioni e i ministri Giancarlo Giorgetti, Maria Stella Gelmini e Massimo Garavaglia. “Devo dire – aggiunge Scajola – che inizialmente sono rimasto stupito perchè mi sarei aspetttato un testo su cui discutere e l’unica cosa detta è stata che la ‘situazione è grave’ e che ‘le gare sono inevitabili”.
A scatenare la reazione della categoria era stata la sentenza del consiglio di Stato che ha messo la parola “fine” alla proroga delle concessioni demaniali fissando come termine la fine del 2023 e poi “libera concorrenza”.
L’assessore regionale spiega che, trovandosi tra i primi interlocutori delle realtà economiche locali insieme ai Comuni, ha posto sul tavolo la sua preoccupazione per le imprese: “Sono stato criticato dal governo come se non volessi fare nulla. Dicono che qualcosa bisogna fare ma io sono anni che sostengo la necessità di intervenire con una riforma del demanio marittimo completa ma nessuno ha mai voluto farlo”.
E ammette l’apprezzamento per le dichiarazioni del commissario europeo Paolo Gentiloni per la trasparenza: “E’ stato onesto. Invece, il governo non vuole dire che fa le gare perchè è politicamente scomodo. Lo vuol fare dichiarare a noi Regioni, ma io non casco nella trappola”.
Ribadisce la sua apprensione per la situazione: “Vediamo il documento che ci sottoporrà l’esecutivo e vediamo che piega prenderà la discussione. Sono molto preoccupato dal business delle multinazionali sulle nostre coste“. Pungola il governo sottolineando che “ha avuto 3 mesi di tempo per redigere una proposta e non ha ancora fatto niente”.
Conclude spezzando una lancia a “favore” del consiglio di Stato: “Siamo abituati ad attribuire la colpa agli altri ma se siamo in questa situazione è colpa della politica italiana che non ha colmato i vuoti normativi“.