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Per un pensiero altro

Coerenza e ipocrisia

"Per un Pensiero Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

Pensiero Altro 2 febbraio 2022

“Una stupida coerenza è l’ossessione di piccole menti, adorata da piccoli uomini politici e filosofi e teologi. Con la coerenza una grande anima non ha, semplicemente, nulla a che fare” è un noto aforisma di Ralph Waldo Emerson, pensatore e saggista statunitense che ebbe il merito di denunciare già nel XIX secolo quanto il sistema socio culturale imperante fosse condizionante nei confronti dell’individuo al fine di omologarlo alle proprie strutture fondative. Non è trascurabile, almeno dal mio punto di vista, l’influenza che il suo lavoro eserciterà sulla formazione del pensiero di Nietzsche. Va detto che l’incoerenza, alla quale stiamo facendo l’abitudine, viste le camaleontiche abilità dei nostri rappresentanti istituzionali che non suscitano più alcuna reazione se non l’allontanamento del popolo dall’esercizio della scelta politica, non credo possa essere ritenuta un’adeguata conseguenza della sacrosanta considerazione di Emerson, ma a questo punto è indispensabile fare chiarezza.

Lo stesso Emerson non parla di coerenza tout court ma di “stupida coerenza”. Questo induce a presumere che reputasse possibile una coerenza positiva. Il primo genere di coerenza si può riconoscere nell’atteggiamento di chi, pur consapevole di comportarsi in modo scorretto, si giustifica affermando “però sono stato coerente”. Sarebbe come affermare che, poiché ho commesso più volte il medesimo errore, ora che, alla luce di una maggiore capacità critica o per il semplice mutarsi del contesto, pur comprendendo l’errore io lo replichi in onore della coerenza. Questa non è coerenza, ma ostinazione, stupida cocciutaggine, pericolosa incapacità di comprendere il perenne divenire della realtà e del soggetto in essa operante. Si è coerenti, in senso positivo, nel momento in cui si traduce in azione conseguente il proprio sentire etico, le proprie verità del momento, non nell’impedire alle stesse di mutare tanto da generare la sclerosi comportamentale conseguente. Credo sia fondamentale, per la conservazione della dignità di ogni essere umano, mantenere sempre viva la disponibilità al cambiamento. Per dirla con le parole di Aldous Leonard Huxley: “La coerenza è contraria alla natura, contraria alla vita: le sole persone perfettamente coerenti sono i morti”, anche se, come insegna Dante nella sua commedia ed in particolare nel XXXIII canto dell’Inferno quando incontra frate Alberigo e si stupisce, “or se’ tu ancor morto?”, non sono poche le persone che “mangia e bee e dorme e veste panni” che pure hanno perso l’anima e son di fatto morte. Un uomo che rinuncia alla propria intelligenza, al confronto, al comprendere qualcosa che ancora non aveva compreso, magari per un antico e inconsapevole pregiudizio, insomma, chi perde la propria “anima” perché non ha il coraggio di cambiare idea, non può che essere un frate Alberigo “post litteram”.

Ricordo le rare conversazioni avute con mio padre nei tempi lontani della mia giovinezza, il suo approccio era sempre lo stesso: “Dì pure ciò che vuoi figlio mio, tanto io non cambio idea”. Lui la chiamava coerenza e, soprattutto, credo reputasse disdicevole che un adulto potesse riconoscere maggior valore nelle affermazioni di un “giovane sprovveduto” piuttosto che nelle granitiche certezze consolidate dagli anni in un “adulto”. Ma stiamo parlando di mille anni or sono, un tempo in cui era necessario essere elementari e determinati per conseguire lo scopo che, va precisato, non era poi molto lontano da quello della sopravvivenza. È ovvio che ho amato anche la sua “stupida coerenza”, era mio padre, nato esattamente 100 anni or sono, ma mi sono ripromesso di non seguirne l’esempio, io vivo in un’epoca profondamente diversa, non l’ho deciso io così come non ha scelto lui di nascere nel 1922.

Può essere utile ripensare una affermazione della scienziata Margherita Hack che denunciava l’incoerenza di chi vota una legge per sottolineare la propria conformità al pensiero più conservatore del cattolicesimo di allora per poi recarsi all’estero per “beneficiare di leggi più umane e favorevoli”. Il tema è antico, dall’epoca dei referendum su divorzio ed aborto alle attuali disposizioni sull’eutanasia, va sottolineato che la Hack era una scienziata e sono proprio gli scienziati a parlare di coerenza dell’universo. Già, con questa espressione affermano che ogni componente del tutto è in stretta e intima relazione con il resto, legata da una profonda interconnessione che determina una sorta di reciprocità adattatoria al fine di conservare il tutto immutato nella sua totalità. Un tema filosoficamente affascinante, argomento che la fisica traduce con la famosa espressione “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, è l’idea dell’immutabilità dell’essere nel suo perenne divenire, ma non intendo addentrarmi in speculazioni da addetti ai lavori in questo momento, le cito per sottolineare che, se nella prospettiva dell’essere ogni cambiamento è irrilevante, in quella del soggetto pensante ogni cambiamento essa diviene fondamentale. È pur vero che nel tempo dell’eternità nulla ha più valore se non l’eternità stessa, ma nel tempo dell’uomo questa prospettiva è priva di significato. L’uomo è hic et nunc, è attraversato dal cambiamento, è corresponsabile dello stesso anche se ne è inconsapevole o lo nega, le sue scelte sono rilevanti, in qualche misura per il pianeta, ma sicuramente per le persone che gli sono prossime. L’uomo è per definizione trasgressione rispetto alla coerenza dell’universo, accettarsi come elemento “coerentemente non deliberante” lo farebbe sentire sollevato dalla responsabilità, ma sarebbe rinunciare a se stesso, rinnegare la propria natura e la Hack, preparatissima scienziata e donna molto intelligente, non si sarebbe mai accettata come tale.

Sono assolutamente d’accordo con Oscar Wilde quando afferma che “La coerenza è l’ultimo rifugio delle persone prive di immaginazione”, aggiungerei solo “o profondamente ipocrite”. Troppo spesso dobbiamo ascoltare affermazioni che ostentano responsabilità e coerenza per nascondere mediocrità ed opportunismo, ma il fine supremo è il bene collettivo, non è questo che si sostiene? Già, però chi ha deciso che il bene collettivo sia questa ingannevole “buona educazione” che vuole occultare le evidenti dissonanze di sistema? Se tutto cambia continuamente non è forse l’apparente incoerenza, se intesa come il coraggio e l’intelligenza di comprendere e guidare il cambiamento, a divenire la scelta più coerente con i peculiari principi identitari dell’essere umano: libertà e responsabilità? Illuminanti ancora una volta le parole di Emerson: “Il conformismo è la scimmia dell’armonia”, infatti troppo spesso la coerenza è la maschera del più bieco conformismo, lo stesso Nietzsche in Umano troppo umano afferma “Il serpente che non può disquamarsi, perisce. Così pure gli spiriti ai quali si impedisce di mutare le loro idee: cessano di essere spirito.“ Se la coerenza è rispetto degli impegni presi, se è azione in linea con i valori dichiarati o assunti allora a lei eleviamo i nostri peana, se è vigliacca e ipocrita facciata per giustificare opportunismi senza assumersene la responsabilità, se è paura di un pensiero diverso da quello assunto che si avverte vacillante, se ottusa cocciutaggine che perpetua consapevoli errori, se è volontà a prescindere di non accettare la prova del confronto ebbene, che ne venga denunciata la viscida impermeabilità al destabilizzante perenne divenire della vita vera.

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì.
Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista? Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero.
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