Prima sentenza

Ceriale, violenza privata: assolti comandante e vice della polizia municipale

Comando cerialese coinvolto in alcune indagini subito archiviate, udienza nel processo per il reato di abuso di autorità

polizia municipale ceriale

Ceriale. Primo atto di ben tre procedimenti avviati a carico del comandante della polizia municipale cerialese Ivan Suardi e del suo vice Massimo Sanguineti, due dei quali arrivati in sede di giudizio presso il Tribunale di Savona. Non solo, il comando della polizia locale cerialese è stato coinvolto in una serie di indagini riguardanti altri vigili urbani in servizio, con ben cinque archiviazioni.

La vicenda è legata a distinte denunce presentate alla locale stazione dei carabinieri di Ceriale, dalle quali i militari hanno avviato una serie di accertamenti: alla fine è arrivata una prima sentenza assoluzione per il comandante e il vice depositata il 7 gennaio scorso. A loro carico l’accusa infondata di violenza privata, una sentenza, tra l’altro, non appellata e quindi ormai passata in giudicato.

I fatti relativi alle varie indagini avviate nel corso di oltre un anno risalgono al 2019.

La lotta allo spaccio, con arresti, sequestri e denunce, che ha visto protagonista la polizia locale di Ceriale in varie occasioni di controllo e attività investigative alla fine si è rivelata un inaspettato boomerang: dalla denuncia formale presentata da uno dei pusher, le successive indagini, le presunte prove raccolte, fino al rinvio a giudizio, con l’accusa di aver usato violenza al momento del fermo operato nei confronti dello spacciatore.

“Il fatto non sussiste”, il pronunciamento del giudice: una formula piena, quindi, che scagiona completamente i due imputati, con gli atti dell’istruttoria giudiziale pronti ora ad arrivare al sesto piano di Palazzo di Giustizia per una conseguente azione per il reato di calunnia.

Il procedimento, a seguito della richiesta di rito abbreviato, si è concluso nell’ambito di una udienza preliminare.

E oltre a singole archiviazioni disposte dai pm della Procura savonese in maniera quasi immediata, già nelle primissime fasi indiziarie, su un’altra inchiesta, invece, il 22 febbraio si è svolta una udienza nell’ambito del processo che vede ancora sul banco degli imputati il comandate Suardi, un altro vigile in servizio e una terza persona, questa volta per il reato di abuso di autorità ai danni di un cittadino libico pregiudicato, che era stato fermato in orario serale e condotto presso la camera di sicurezza del comando cerialese in attesa delle disposizioni dell’Autorità Giudiziaria.

Stando all’accusa, l’uomo, sorpreso abusivamente in un caseggiato, sarebbe stato legato con le manette alla gamba del letto nel corso delle ore trascorse nella camera di sicurezza, dopo l’arresto avvenuto per resistenza e minacce a pubblico ufficiale. Per la difesa, invece, il cittadino libico sarebbe andato in uno stato di forte escandescenza, anche per l’assunzione combinata di un mix di droghe e alcol, per poi minacciare ancora, e a più riprese, i due agenti presenti, un vigile e una vigilessa di turno.

In seguito l’arrivo del comandante Suardi, considerata la delicata situazione, con un successivo intervento per calmare e fermare l’extracomunitario, trasferito poi presso l’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure viste le sue condizioni. Dal suo racconto, dai referti e altri riscontri, si è aperta una indagine formale, con i carabinieri di Ceriale che hanno raccolto altra documentazione, testimonianze e accertamenti ambientali, ma decisive, e visionate nella loro esattezza e completezza, sono state le immagini del circuito interno di videosorveglianza che ha ripreso tutti i momenti chiave dell’episodio contestato. La difesa ha puntato sull’eccezionalità e gravità del contesto per gli operatori della polizia locale, con l’urgenza di bloccare in ogni modo lo straniero, fornendo anche una dettagliata memoria difensiva nell’ambito dell’iter processuale ancora in corso.

L’udienza davanti al giudice savonese Francesco Giannone, secondo rito orinario, ha permesso di mettere agli atti in sede processuale la sequenza precisa delle immagini, sostanziando il quadro probatorio dei militari e finito al centro del medesimo procedimento penale.

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