Protesta

Caro carburante, nulla di fatto all’incontro tra autotrasportatori e governo: i tir minacciano il blocco

"I rincari sono così elevati che alcuni autotrasportatori quasi preferiscono tenere fermi i mezzi con inevitabili ripercussioni sull'intero sistema economico"

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Liguria. Nessun risultato concreto, secondo le associazioni di categoria dell’autotrasporto, all’incontro tra le varie sigle e la viceministro Teresa Bellanova. Per questo si fa sempre più realistica l’ipotesi che i camion di tutta Italia mettano in atto una protesta con pochi precedenti per chiedere aiuti contro il caro carburante che rischia di mettere in ginocchio il settore.

Alcune iniziative di fermo spontaneo, in realtà, sono già scattate – anche se con numeri non impressionanti – in sud Italia e nel Lazio ma il malcontento che serpeggia nel Paese potrebbe deflagrare a breve.

L’Unatras, rete di associazioni, chiede al governo tutta una serie di agevolazioni, che vanno banalmente dalla pubblicazione delle tabelle ministeriali sui costi d’esercizio aggiornati e quindi all’adeguamento automatico delle tariffe fino a crediti d’imposta per compensare i maggiori costi sostenuti per i carburanti.

Il prezzo del gasolio da autotrazione, spiegano da Trasportounito, una delle associazioni di categoria, è cresciuto in un anno oltre il 22% e le prospettive per i prossimi mesi, vista anche la crisi globale, non sono affatto rosee. Il sindacato è stato escluso dal tavolo delle trattative di ieri ma è pronto a presentare alcune proposte: “Due provvedimenti, uno emergenziale, l’altro di carattere strutturale avente natura contrattuale, per affrontare e risolvere la crisi gravissima dell’autotrasporto italiano che possono essere risolutive e far rientrare la protesta in atto”, sottolinea il segretario generale di Trasportounito Maurizio Longo.

I rincari degli ultimi mesi sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso ma la battaglia sull’adeguamento delle tariffe – e sulla loro effettiva applicazione – e sul trattamento fiscale va avanti dal 2011.

Il settore, come noto, è uno di quelli maggiormente soggetti a dumping, ovvero a una concorrenza spietata nei confronti dei committenti, specie da parte di imprese estere con costi inferiori per il personale: il fatto che le tariffe minime non siano obbligatorie, secondo le associazioni di categoria, è il primo dei problemi.

In un territorio come la Liguria, all’aumento dei costi del gasolio, si aggiungono i maggiori tempi dovuti a traffico e cantieri autostradali. Tempi che, spesso, sono raddoppiati rispetto agli standard.

Ulteriore malcontento deriva infine dalle normative europee: nelle ultime ore è entrata in vigore una tranche del Pacchetto Mobilità europeo per cui non sarà più obbligatorio per un’impresa del settore possedere mezzi per almeno 80 tonnellate o due veicoli composti ciascuno da trattore e semirimorchio. Basteranno i quattro requisiti canonici di idoneità morale, capacità professionale, capacità finanziaria, e stabilimento nel Paese. Ulteriore liberalizzazione e ulteriore dumping, secondo le associazioni di categoria.

Sul tema è intervenuto anche Edoardo Rixi, responsabile dipartimento Infrastrutture della Lega e deputato. “Stiamo attraversando una crisi senza precedenti e il settore dell’autotrasporto lancia l’allarme sull’ormai insostenibile situazione del caro gasolio – afferma – i rincari sono così elevati che alcuni autotrasportatori quasi preferiscono tenere fermi i mezzi con inevitabili ripercussioni sull’intero sistema economico”.

“Se si ferma la logistica – prosegue – rischiamo di non avere merci a sufficienza nei supermercati o carenza di materie prime nelle aziende”.

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