Turismo culturale

Appello per la necropoli di Isasco nel Finalese: “Recupero e valorizzazione turistica”

Arriva dall'esponente di Europa Verde Gabriello Castellazzi, che auspica un intervento sul sito archeologico

necropoli finale

Finale Ligure. Nel ponente savonese sono numerose le testimonianze della colonizzazione romana che ha segnato per alcuni secoli la vita dei Liguri a partire dalla battaglia decisiva tra i Liguri Ingauni e il proconsole Lucio Emilio Paolo, nel 181 a.C. La valorizzazione dei beni archeologici è sempre più importante per il turismo culturale e in Italia sono circa 300 le aree archeologiche che suscitano l’interesse di milioni di visitatori.

In Liguria sono abbondanti le tracce romane a partire da “Luni” nel levante, fino alla città romana di “Albintimilium” nell’estremo ponente.

In provincia di Savona è di grande rilievo la serie dei ponti romani dell’antica Via Julia Augusta, alcuni dei quali miracolosamente rimasti intatti dopo 2000 anni, e ancora in uso nella Val Quazzola a Quiliano e in Val Ponci a Finale Ligure.

Proprio a Finale Ligure nella valle di Isasco in località Manie, sopra Varigotti, in prossimità degli antichi percorsi stradali, si trova una “necropoli fantasma” risalente al periodo augusteo, scoperta il 2 ottobre 1952 durante i lavori per la costruzione della strada carrabile verso Isasco.

Il Prof. Nino Lmboglia, avvertito del ritrovamento di antiche tombe, recatosi immediatamente sul posto si rese subito conto dell’ eccezionale scoperta, ma purtroppo erano già state manomesse almeno sei tombe proprio in prossimità dell’antica strada prenapoleonica. Recintata l’area, venne incaricata la dott.ssa Bruna Ugo per il coordinamento degli gli scavi archeologici che proseguirono ininterrottamente fino al mese di gennaio del 1953.

Nel periodo di quella campagna di scavi vennero individuate e studiate almeno quaranta tombe, con il fortunato recupero di una quantità significativa di preziose suppellettili funerarie oggi in bella mostra presso il “Museo Archeologico del Finale”: ampolle e unguentari in vetro, vasi in terracotta chiara, vasetti in ceramica a pareti sottili, monete dell’epoca e chiodi in bronzo, ecc.

Secondo successive informazioni, raccolte dallo stesso Lamboglia, alcuni di questi preziosi materiali furono incredibilmente utilizzati per costruzioni private in un periodo precedente alla scoperta ufficiale.

“Attualmente la “Necropoli di Isasco” è in stato di totale abbandono e una fitta vegetazione ricopre tutta l’area. Un solo cartello esplicativo, presente lungo la strada che l’attraversa, indica la presenza del “fundus romano” e della necropoli. Sono distinguibili solo gli scavi di un’unica tomba” afferma Gabriello Castellazzi di Europa Verde, che auspica un intervento di recupero e valorizzazione.

“Altri siti archeologici del savonese sono stati oggetto di recupero con risultati importanti: la “Necropoli romana di Viale Pontelungo ad Albenga è stata riaperta grazie ai giovani del FAI, ad esempio. Questa fondazione organizza visite guidate tenendo conto di un nuovo progressivo affermarsi del turismo culturale”.

“E’ auspicabile che anche a Finale Ligure si possa programmare il risanamento e il recupero di un sito così importante per la storia locale e per le sue possibili ripercussioni sulle presenze turistiche” conclude.

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.