Savona. “I risultati sono netti, eclatanti e di elevata credibilità. Non è frequente avere questi risultati. Abbiamo rilevato trend statisticamente significativi. C’è una credibilità logica tra associazione di rischio fino a prova contraria”.
A dirlo stamattina in aula è stato il consulente tecnico Fabrizio Bianchi, dirigente dell’unità di Epidemiologia ambientale del CNR di Pisa (Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche, Cnr-Ifc) nell’ambito del processo a carico di Tirreno Power per il quale sono imputati 26 persone, tra vertici e dirigenti dell’azienda, rinviati a giudizio per disastro ambientale e sanitario colposo.
Il consulente tecnico si riferisce allo studio presentato in aula a febbraio 2021, pubblicato su una rivista internazionale. E’ stata valutata l’esposizione della popolazione in diverse circostanze all’inquinamento ed è definito “di coorte”, quello che “si avvicina di più allo studio sperimentale”. L’obiettivo è indagare l’associazione di rischio tra esposizione all’inquinamento (le emissioni della centrale) e la salute. Non c’è stato un campionamento della popolazione di riferimento ma sono state considerate tutte le persone che vivevano o hanno vissuto nella zona interessata (144 mila). Si è valutato il rischio in una determinata situazione e relazione tra aumento del rischio all’aumentare dell’esposizione agli inquinanti.
Tra gli inquinanti sono stati considerati SO2 e NOX perchè per PM2,5 e PM10 non erano disponibili modelli di dispersione ed è “verosimile una sottostima dell’esposizione”.
“Dal 2001 al 2013 ha rilevato eccessi di mortalità sia tra i maschi che tra le femmine con un aumento del +49% nell’area della centrale a carbone Tirreno Power a Vado Ligure (Savona) e un incremento ancora superiore per quanto riguarda le malattie dell’apparato respiratorio negli uomini”.
La corrispondenza tra i sessi “fa pensare che alcuni confondenti (il fumo) non hanno agito in modo differenziato perchè si rilevano trend positivi e importanti per la mortalità in entrambi con un aumento del 13% da classe a classe considerata (in relazione al livello di inquinamento a cui si è sottoposti) e per i tumori del 15%”.
Tra i temi in via di sviluppo i possibili effetti diversi delle stesse emissioni da fonte diversa: “Le particelle degli inquinanti derivanti da combustibili fossili – spiega l’epidemiologo – sembrerebbero più aggressive e dannose della salute rispetto ad altre componenti dello stesso inquinante ma derivante da altre fonti”.
“E’ assodato che alcune patologie sono associate al carbone”, ricorda Bianchi. Tra le malattie considerate ci sono “quelle strettamente riconosciute come legate all’inquinamento atmosferico, al particolato, all’SO2. Per queste non c’è solo un nesso epidemiologico ma anche biologico. Malattie cardiache, ischemiche, respiratorie”.