Critiche

Sanità, la Cgil: “Predisporre i piani regionali prima possibile. Servono risposte”

La Cgil di Savona esprime la sua preoccupazione riguardo la sanità

cgil

Savona. “Le Regioni hanno tempo fino al 28 febbraio 2022 per presentare i Piani regionali al fine di sottoscrivere il Contratto Istituzionale di Sviluppo che in ogni caso dovrà essere firmato in sede ministeriale entro il 31 maggio 2022. E’ necessario fare presto e bene non solo in Valbormida ma in tutti i Distretti socio sanitari della Provincia. Rispetto al piano investimenti delle risorse straordinarie provenienti dal PNRR, al di là di quelli previsti per l’adeguamento della struttura ospedaliera alle nuove funzioni previste (Ospedale di Comunità, Casa di Comunità, ecc.) nulla è stato spiegato relativamente alla struttura ed agli investimenti per l’intera rete socio sanitaria territoriale che riguarda tutta la Valbormida e non semplicemente l’Ospedale”. A dirlo sono Andrea Pasa (Segretario Generale CGIL Savona), Fausto Da Bove (Segretario Generale SPI CGIL Savona), Ennio Peluffo (Segretario Generale FP CGIL Savona).

I numeri che riporta la Cgil: “L’investimento previsto dalla Regione sull’Ospedale di Cairo Montenotte è pari a 10,597 milioni di euro, indubbiamente una somma importante: ma di questi solo 3,250 (circa il 30%) destinati a potenziare le attrezzature (radiologia, nuova TAC, ecc.) mentre i rimanenti oltre 7 milioni (70 %) saranno dedicati a lavori edili, manutenzione e/o adeguamenti impiantistici degli immobili. Inoltre, come detto, nulla è stato chiarito in merito a come e con quali investimenti si intenda intervenire nell’intera rete valbormidese per superare le attuali criticità sia nell’assistenza in tutte le aree del territorio che in quella domiciliare nel distretto maggiormente esteso nella provincia (556 Kmq) con una popolazione di circa 40.000 abitanti di cui il 30% con oltre 65 anni di età e, conseguentemente, forti necessità legate a non autosufficienza, cronicità, comorbilità”.

“Non abbiamo ottenuto risposta alcuna sul tema degli investimenti in personale, tema prioritario alla base di qualunque ragionamento reale poiché, almeno come CGIL e FP di Savona, da mesi abbiamo denunciato che in ASL 2 mancano circa 600 operatori sanitari, 80 medici, 200 infermieri, 200 tecnici di laboratorio e circa 150 oss. e moltissimi di quelli che prestano servizio hanno contratti precari , oltre 400 solo in Asl 2, tra l’altro la maggior parte di esse sono impegnate nei reparti di emergenza/urgenza e di degenza Covid”.

“E’ una condizione insostenibile per chi in questo momento sta sostenendo la lotta alla pandemia e che si deve confrontare oltre che con le fatiche quotidiane anche con l’incertezza del futuro.
Addirittura a molti lavoratrici e lavoratori a cui è scaduto il contratto a fine anno è stato rinnovato solamente per 3 mesi. Inoltre non è ben chiaro il ruolo dei Medici di Famiglia all’interno del nuovo sistema sanitario e socio-territoriale, che rischia di essere depotenziato anziché rafforzato in anche considerazione della carenza di MMG. Non si può condividere l’utilizzo dei Medici di Famiglia o delle Cooperative all’interno dei PPI vista anche l’esperienza fatta presso l’Ospedale di Albenga, fortemente voluta dalla Regione Liguria, che ha prodotto solo inefficienze ed è naufragata dopo poche settimane”.

“Siamo estremamente preoccupati – proseguono – del fatto che a qualche illuminato “professionista delle privatizzazioni” della sanità ligure possa venire in mente l’idea di privatizzare anche le Case di Comunità, magari all’interno dell’Ospedale di Comunità di Cairo preventivamente ristrutturato con denari pubblici: tutto questo sarebbe inaccettabile e, soprattutto, non risponderebbe alle necessità del territorio e dei cittadini”.

“E’, invece, urgente ed indispensabile l’assunzione di professionisti qualificati e dipendenti ASL a cui applicare il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro Pubblico sia per i Medici che per tutte le figure previste per il comparto. Non altro, non venga in mente a nessuno di mettere in discussione anche le poche certezze che esistono, o pensare di poter creare le condizioni per l’applicazione di “Contratti Pirata” in comparti come quello socio-sanitario sostenuti esclusivamente da risorse pubbliche”.

In questi mesi di pandemia se mai ce ne fosse bisogno abbiamo misurato la distanza tra il diritto alla salute e l’offerta. Abbiamo assistito a risse nei pronto soccorso, a chiusura di reparti, a file di ambulanze: non è questa la sanità che vogliamo. Non è questa la sanità che meritano i cittadini di questo territorio. È il momento di invertire la rotta dando risposte a partire dai soggetti più deboli”, hanno concluso.

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