Ponente. Positiva al tampone rapido, ma negativa al molecolare. Nonostante il secondo test abbia validità maggiore, la bambina viene considerata caso Covid e la classe va in quarantena.
È questa la storia di un’alunna delle scuole elementari del ponente savonese, raccontata dalla madre che vuole porre l’attenzione sul protocollo scuola e su quanto l’introduzione dei tamponi rapidi a livello diagnostico abbiano creato dei paradossi.
La vicenda ha inizio la scorsa settimana, quando una sua compagna risulta positiva. “La bambina in questione – spiega Giorgia – era venuta l’ultima volta a scuola venerdì 21, domenica la comparsa dei primi sintomi e martedì 25 è risultata positiva al Covid-19. Così la sera abbiamo ricevuto la comunicazione che dalla mattina successiva sarebbe stata attivata la dad per l’intera classe”.
Una scelta però che aveva anche un’altra causa. Secondo il protocollo, infatti, la didattica a distanza nella scuola primaria scatta solo in caso di due o più positivi. In questo caso è stata comunque attivata in quanto si riscontrava anche una carenza di personale docente, come comunicato alle famiglie dalla stessa scuola.
Come previsto dalle regole, dopo l’individuazione di una caso Covid, scatta la procedura dei tamponi, i famosi T0, T5 e T10, per consentire il rientro a scuola. Ma essendo già trascorsi cinque giorni dall’ultimo contatto con la compagna positiva, gli alunni si sottopongono direttamente al T5.
“La comunicazione arriva alle 15:15 di mercoledì 26 gennaio e ci viene detto che i tamponi dovranno essere effettuati entro e non oltre la sera stessa – sottolinea la mamma – Inizio così la ricerca dissennata di un centro per far fare il test a mia figlia. Trovo posto, anche se devo stare per più di due ore in coda, in una farmacia. La bambina si sottopone al tampone rapido e il risultato è positivo”. Essendo il secondo caso, la classe non è più solo in dad, ma entra anche in quarantena.
“Alla notizia, mia figlia ha iniziato a piangere a dirotto. Mi ha detto: ‘Mamma ora tutti i miei compagni dovranno restare in quarantena per colpa mia’. Ci siamo allontanate dalla farmacia, dove a causa della coda gli animi non erano dei più tranquilli e siamo arrivate a casa. Lì, a mente fredda, ho iniziato a dubitare del risultato. Ho pensato: ‘Mia figlia non ha un sintomo, nemmeno un po’ di stanchezza o un piccolo raffreddore. Ha pure due dosi di vaccino, ha sempre indossato la Ffp2 e non ha avuto per giorni contatto con la sua compagna. Mi sembra strano che sia positiva’. Così ho deciso di farle un tampone fai da te. Risultato negativo. Forte della mia sensazione, il giorno dopo ho chiamato il pediatra e sono riuscita ad avere un appuntamento per un tampone molecolare la mattina stessa all’ospedale San Paolo”.
La bambina effettua il test molecolare, il risultato è negativo. “Prima avviso la scuola di quanto accaduto, ma mi dicono che ormai è partita la procedura di Asl e che loro non possono fare nulla. Il giorno successivo (venerdì) chiamo nuovamente il pediatra e lo informo. Considerando che il molecolare ha una validità maggiore rispetto al tampone rapido, mi dice che la bambina con un’autocertificazione può tornare a scuola”.
Ma così non è, come racconta Giorgia: “Poco dopo vengo contattata dall’Asl per il risultato del tampone rapido. Spiego che mia figlia si è sottoposta anche a quello molecolare ed è risultata negativa. Dopo diverse chiamate un operatore dell’Asl, dalla voce sembra un medico molto giovane, nel cercare di risolvere la situazione mi dice che l’unica soluzione è chiedere la rettifica del tampone rapido alla farmacia”.
Giorgia e il marito si recano quindi nella farmacia, dove riescono a parlare con la dottoressa che ha analizzato il tampone. “Ci dice che il test rapido e quello molecolare sono diversi – evidenzia la mamma -: il primo indica che si è venuti a contatto con il Covid, ma il virus non è riuscito a proliferare; il secondo invece che il virus ha soggiornato nell’organismo. Una spiegazione che non mi sembra corretta, in ogni caso la dottoressa rifiuta di rettificare il tampone da lei effettuato”.
La classe si trova dunque ancora in quarantena a causa di quello che pare essere a tutti gli effetti un falso positivo. “Questa settimana tutti gli alunni continueranno la dad e faranno il tampone T10 venerdì 4 febbraio, mentre mia figlia sabato 5”, spiega ancora Giorgia.
“Trovo questa situazione paradossale, la scuola è stata burocratizzata all’ennesima potenza – commenta Giorgia – per mia figlia l’idea di essere stata contagiata è passata in secondo piano rispetto al sentirsi addosso la responsabilità di aver ‘fermato’ la classe intera. Quando la dottoressa della farmacia ci ha comunicato il risultato, è scoppiata in lacrime e mi ha chiesto scusa. ‘Sulla pelle viva’ bisogna provare certe emozioni, perché i soldi pubblici devono essere utilizzati con maggior parsimonia e attenzione dei propri, soprattutto nel caso della sanità, ed essere oberati di lavoro non giustifica farlo male“.
“A mio parere – conclude – i tamponi vanno fatti solo se si ravvede la necessità e solo quello molecolare è attendibile e non crea spiacevoli situazioni. Anche l’organizzazione è totalmente diversa: a Savona ho visto io stessa il campione di mia figlia inserito nella provetta con nome e data di nascita già stampate e hanno verificato con la carta d’identità la corrispondenza tra nominativo e bambina presente, cosa che invece non è avvenuta in farmacia.
Come è stato possibile tutto questo?
La risposta sembrerebbe un cavillo normativo. Il 10 gennaio, infatti, è stata firmata dal governatore Giovanni Toti un’ordinanza (retroattiva fino al 20 dicembre) in base alla quale il test antigenico rapido assume la valenza di test definitivo, senza necessità di un successivo tampone molecolare. In pratica i due test vengono equiparati, per avendo il molecolare una validità maggiore.
La decisione era stata presa “per continuare a garantire il monitoraggio e il tracciamento, ma evitare al contempo disagi per i cittadini e snellire le procedure fino ad oggi in carico alle Asl”, aveva spiegato lo stesso Toti. Da quel momento quindi per accertare la positività oppure uscire dalla quarantena basta un test rapido.
Ma questa semplificazione ha portato anche a dei paradossi, come dimostra la storia che vi abbiamo raccontato. È vero, lo abbiamo imparato in questi anni di pandemia, è possibile che un test rapido dia un falso risultato, sia positivo che negativo. Lascia interdetti, però, il fatto che il tampone molecolare, quello che fino a pochi mesi fa, era l’unico considerato attendibile, ora non abbia il potere di smentire l’esito di un test rapido.