Liguria. “Il Piano Territoriale Regionale ha una visione miope e scollata dalla realtà della Liguria, a partire dall’entroterra, la cui rigenerazione, secondo la giunta, passa solo dall’edificazione di nuovi volumi, sia per quanto riguarda le attività agricole, sia per gli insediamenti di imprese innovative. Secondo una logica per cui: tolti i vincoli, tutto rifiorisce. La giunta pensa di poter risolvere il problema dello spopolamento e della crisi demografica dell’entroterra con un percorso che passa solo dall’occupazione di volumi e spazi vuoti, senza porsi il problema delle vere cause, che sono, in primis, la mancanza di servizi – come scuole, asili, ospedali – e di infrastrutture che agevolino i collegamenti”, così il capogruppo del Partito Democratico Articolo Uno della Regione Liguria Luca Garibaldi relatore di minoranza per il PD del Piano Territoriale Regionale presentato dalla Giunta.
“Appare debole anche la parte dedicata al ‘Ripensare la città’, sia dal punto di vista della riorganizzazione degli spazi pubblici e degli equilibri ambientali (non si parla di “città dei 15 minuti, ad esempio), sia dal punto di vista delle attività economiche e dei servizi. La ‘Cura della costa’ invece nasconde, sotto le misure di contenimento di consumo di nuovo suolo, nuove ipotesi di sfruttamento del territorio, mascherate da rigenerazione urbana. In entrambi gli ambiti (città e costa) manca un censimento della rigenerazione urbana, degli spazi dismessi e vuoti e non c’è un incentivo alla decostruzione, anzi, c’è un passo indietro rispetto alla previsione di nuovi porti turistici nella costa ligure, in aperta contraddizione con l’idea di ‘cura della costa’ che viene citata più volte”, aggiunge il consigliere del Partito Democratico Davide Natale.
“L’idea che emerge dal Piano Territoriale regionale presentato dalla Giunta Toti – osserva il capogruppo Luca Garibaldi – è quella di un territorio tripartito tra entroterra, città e costa. Una ripartizione che, operando a comparti stagni, non è in grado di fotografare le disuguaglianze dei territori, nega le relazioni tra costa ed entroterra, e sembra cieca rispetto allo sviluppo peculiare dei luoghi; incapace di valorizzare la rete e i sistemi complessi che vanno oltre la logica di un territorio tripartito”.
“In pratica – prosegue il consigliere regionale del Partito Democratico Roberto Arboscello – quello che dovrebbe essere un documento strategico di programmazione urbanistica per i prossimi anni, nei fatti si rivela un insieme di espressioni vaghe che non guardano al futuro e alle reali esigenze della Liguria. Per cercare di invertire questa rotta abbiamo presentato 30 emendamenti, volti a rendere più efficace il Piano, dare nuovi obiettivi a partire da entroterra e consumo del suolo”.
“I piccoli comuni non avranno le risorse interne né gli strumenti economici per gestire quanto contenuto nel piano. Inoltre, l’indeterminatezza del contenuto rende molto ampio il potere degli Uffici Regionali sui piani/varianti e un assai probabile fiorire di ricorsi”, dice il consigliere regionale del Partito Democratico Enrico Ioculano.
“Era necessario – conclude il capogruppo – realizzare un Piano Territoriale in grado di individuare delle strategie di sviluppo per la nostra Regione, in una logica di lungo periodo, con l’obiettivo di delineare gli assi di indirizzo socio economici e ambientali, alla luce di un solido apparato di conoscenze, di una analisi dei punti di forza e di debolezza del nostro territorio e delle misure che consentano ai vari livelli chiamati alla programmazione urbanistica di avere un timone saldo rispetto alla direzione da intraprendere. È un piano che non tiene conto della pandemia che ha cambiato parametri e visione nella gestione dello spazio pubblico, questa mancanza rende questo piano vecchio già alla nascita. Non si tiene conto del Pnrr e di temi centrali come istruzione, salute, welfare e casa. Non esiste una fotografia della rete ospedaliera, di poli scolastici o universitari. Non c’è un quadro concreto di risorse disponibili e di investimenti necessari”.
Fanno eco le dichiarazioni del consigliere regionale del M5S Paolo Ugolini nella relazione letta oggi in Aula: “Il limite del nuovo PTR è che si fonda su una legge urbanistica riformata dalla legge 6/2021, che tende a sostituire il Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico con il Piano Territoriale Regionale in aree importanti del territorio della Liguria. La filosofia tra legge urbanistica riformata e nuovo PTR resta la solita: invece che considerare l’ambiente e il paesaggio e le norme che li tutelano come una risorsa, vengono presentati come un vincolo allo sviluppo. Qual è allora la strategia della Giunta per il futuro? Consumo di suolo e ulteriore cemento in un territorio ormai saturo, nel quale gli effetti devastanti delle speculazioni hanno causato i dissesti che ben conosciamo. Una visione “sviluppista” spinta, dunque, che intende promuovere le grandi opere pubbliche in modo indiscriminato, senza criteri di priorità che tengano conto dei principi e indirizzi UE sulla transizione ecologica”.
“All’atto pratico, il nuovo PTR penalizzerà soprattutto entroterra e costa, nei quali sarà fondamentalmente possibile costruire liberamente: dobbiamo aspettarci schiere di villette e nuovi porticcioli per placare gli appetiti di chi da sempre specula in territori come la Liguria? Leggendo il testo originale, temiamo di sì. In merito, abbiamo pronti sette emendamenti che, se accolti, potrebbero limitare i danni”, conclude Ugolini.
Immediata la replica della lista Toti: “Dentro a questo Piano sono contenute le tutte le priorità che il territorio ha indicato e che sono state elaborate nella soluzione migliore possibile per andare incontro alle esigenze di tutti. – dice ancora il gruppo consiliare arancione – Quello approntato dall’assessore all’Urbanistica Marco Scajola e da questa Giunta regionale è un piano di prospettiva, che mira a creare lavoro, crescita e sviluppo, senza che nessuno venga lasciato indietro. L’entroterra della nostra Regione verrà valorizzato come mai accaduto prima, (ci par di capire che Sansa critichi senza aver letto il Piano) attraverso l’individuazione di poli attrattivi che diventeranno dei veri e propri hub di servizi per i cittadini, mentre l’apertura di start-up innovative consentirà di combattere lo spopolamento dei paesi dell’interno, rilanciando l’economia e il lavoro. Da quando si è insediata questa Giunta, inoltre, la rigenerazione urbana è diventato uno degli obiettivi più perseguiti dalla buona politica che abbiamo messo in atto, mentre per quanto riguarda il consumo del suolo fa davvero sorridere dover ricordare al consigliere Sansa che la Liguria, in questo ambito, è risultata essere la regione italiana con il minor consumo di suolo, e a dirlo non siamo noi, ma l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) che ha condotto i monitoraggi assieme alle Agenzie per la Protezione dell’ambiente delle Regioni e delle Province Autonome”.