Numeri

Peste suina, in Liguria salgono a 11 le carcasse di cinghiale positive al virus

L'ultimo ritrovamento che getta molte ombre sulla possibilità di restringere la zona di applicazione dell’ordinanza che di fatto mette in lockdown i boschi di 36 comuni liguri

cinghiale

Liguria. In Liguria sale a 11 il numero delle carcasse di cinghiale risultate contagiate dal virus della peste suina africana.

Il dipartimento di veterinaria di Alisa ha confermato che è risultata positiva al virus una carcassa di cinghiale rinvenuta nei pressi dell’autostrada vicino al casello di Genova Est, nella zona di Staglieno. Non è più confinata nell’entroterra ma è arrivata anche nel territorio di Genova.

Oltre alla carcassa in Valbisagno sono emersi altri tre casi di contagio in altrettanti suini morti: uno a Mignanego, uno a Isola del Cantone e un altro a Rossiglione.

L’ultimo ritrovamento che getta molte ombre sulla possibilità di restringere la zona di applicazione dell’ordinanza che di fatto mette in lockdown i boschi di 36 comuni liguri, tra cui lo stesso capoluogo. Sarebbe stato questo l’obiettivo della Regione, che mirava a concordare coi ministeri della Salute e dell’Agricoltura una rimodulazione delle misure, ma la conferma che il morbo ha superato lo spartiacque appenninico potrebbe complicare ulteriormente la situazione.

Ieri, intanto, una delle battute di ricerca delle carcasse a Montoggio non ha dato alcun esito. Secondo una stima, per ogni carcasse rinvenuta ce ne sono altre 10 nascoste, un numero che dà l’idea di quanto sia difficile il lavoro di questi giorni per tentare di circoscrivere l’area infetta. Ed è per questo che i cacciatori, ingaggiati dagli enti competenti, hanno lanciato l’appello a sportivi, escursionisti e animalisti per partecipare come volontari alle attività di monitoraggio. E c’è già chi l’ha raccolto.

“Stiamo tracciando una catena epidemiologica per capire le zone di espansione del virus, lo sta facendo l’istituto Zooprofilattico il cui direttore Angelo Ferrari verrà nominato con decreto ministeriale commissario per affrontare l’emergenza – ha dichiarato il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti -. Il tracciamento servirà anche per la gestione dei ristori stanziati dal Governo che ammontano a circa 50 milioni di euro. Ristori che andranno sia alle imprese costrette ad abbattere la popolazione di suini sia alle aziende legate al mondo dell’outdoor e alla fruizione dei boschi. Abbiamo bisogno di arginare un fenomeno che se si diffondesse ai grandi allevamenti di suini del Nord Italia rischierebbe di mettere a rischio un punto o due del Pil italiano, circa sei miliardi di euro solo per l’esportazione della carne suina dal nostro paese”.

“Abbiamo già preso provvedimenti per arginare il problema sia con un’ordinanza firmata dai Ministri Speranza e Patuanelli sia con un’ordinanza di Regione Liguria – ha concluso il presidente Toti – per cercare di aiutare i liguri colpiti dal problema a vivere un momento complesso. Abbiamo isolato le zone boschive e alcuni comuni dove sono stati ritrovati i cinghiali affetti da peste suina e stiamo continuando a monitorare l’evolversi della situazione”.

“I dati sono stabili, la situazione consolidata alle prime ore di oggi – spiega il vice presidente della Regione Liguria Alessandro Piana – vede quattro casi in più nelle ultime 24 ore. Inizia così a delinearsi più chiaramente la zona rossa, che potremo definire nei prossimi giorni, continuando geolocalizzazioni e analisi a tappeto. Invito nuovamente tutti alla massima prudenza e a seguire le ordinanze ministeriali e regionali, come stanno ribadendo anche le associazioni di categoria in questi giorni. Un segnale decisamente positivo viene dalla grande disponibilità dei cacciatori e delle guardie volontarie delle associazioni venatorie che si sono resi attivi fin dalle prime ore dell’emergenza, a cui va il mio ringraziamento. Nel pomeriggio incontrerò tanti rappresentanti dell’outdoor che ci hanno contattato per accrescere le fila dei volontari e mettersi a completa disposizione dimostrando, ancora una volta, lo spirito dei liguri capaci di fare sistema nelle emergenze“.

Il virus, lo ricordiamo, non è pericoloso per l’uomo ma il rischio è che si possa propagare – anche attraverso gli spostamenti delle persone – fino a minacciare gli allevamenti di maiali, non solo in Liguria e in Piemonte ma soprattutto in Lombardia ed Emilia-Romagna, dove ci sono molti più capi di bestiame. Il giro d’affari basato sulla carne suina in Italia è stimato tra i 6 e i 9 miliardi di euro ed è facile capire quale danno potrebbe provocare un’epidemia incontrollata.

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