Task force

Peste suina, 20mila cinghiali a rischio: allo studio piano di abbattimento. Verifiche per restringere i divieti

L'esito della riunione operativa per contenere l'emergenza: vademecum sulle restrizioni e capitolo ristori

peste suina regione

Liguria. Potrebbero essere almeno tra i 16 e i 20 mila i cinghiali a rischio contagio e quindi potenzialmente oggetto di una corposa campagna di abbattimento selettivo che Regione Liguria potrebbe predisporre già nelle prossime settimane nel tentativo di contenere ed eliminare il contagio di peste suina che in questi giorni sta tenendo con il fiato sospeso tutta la provincia di Genova e tutto il settore degli allevamenti.

Così l’assessore regionale Alessandro Piana insieme al presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, a seguito della prima riunione della task force aperta questa mattina per fronteggiare l’emergenza legata alla diffusione di questo virus, alla presenza alla presenza degli uffici regionali, dell’Istituto Zooprofilattico, dei Servizi Veterinari di Asl 2 e Asl 3, dei Carabinieri Forestali, di Anci Liguria, degli Ambiti Territoriali di Caccia di Genova e Savona.

La riunione operativa ha evidenziato la fase di intervento per il tracciamento della peste suina.

“Il nucleo di esperti che riunisce principalmente Regione, Asl e Istituto Zooprofilattico– spiega il vice presidente con delega all’agricoltura e allevamento Alessandro Piana – si è formato sin dalle prime segnalazioni perché il fattore tempo è indispensabile per arginare l’emergenza epidemiologica. La priorità è quella di circoscrivere il fenomeno per scongiurare la trasmissione del virus dalle specie selvatiche agli allevamenti, che nella nostra Regione sono prevalentemente a conduzione familiare e allo stato semi-brado. L’area delimitata prevede misure di biosicurezza obbligatorie e come secondo step abbattimenti selettivi, una volta circoscritta l’area critica. Ci stiamo confrontando con le associazioni agricole per stimare i danni economici del settore e proporre i conseguenti ristori”.

Abbattimenti ma non solo: entro un mese, insieme al piano di abbattimenti selettivi, sarà verificato il perimetro dell’area interessata, per capire se eventualmente possa essere ristretta o riformulata in qualche modo. Questo, per restringere i divieti e limitare le conseguenze per le zone dell’entroterra ligure e savonese.

“Gli abbattimenti potrebbero iniziare da 10 o 15 comuni maggiormente coinvolti – ha sottolineato Piana – sicuramente non partiremo dalle zone urbane. Saranno predisposte squadre apposite: si partirà da una zona più larga per poi stringere in quello che sarà valutato essere il nucleo del focolaio” ha detto l’assessore regionale.

In tutta la regione la popolazione stimata di cinghiali arriva ad 80mila esemplari, a cui vanno aggiunte le migliaia piemontesi”.

Nel frattempo, entro le prossime 36 ore, quindi o mercoledì o giovedì, Regione Liguria produrrà una sorta di vademecum interpretativo delle restrizioni attivate dal ministero, per chiarire a cittadini e Comuni come comportarsi soprattutto nelle varie aree comprese dall’ordinanza ministeriale: “L’idea è quella di poter verificare e sbloccare l’accesso ai parchi urbani – ha sottolineato Toti – che sono recintati, mentre quelli non recintati probabilmente resteranno compresi nei divieti. Grazie a ciò sarà possibile sapere in modo chiaro quali siano i comportamenti consentiti e quali quelli vietati: senza derogare dalle indicazioni ministeriali, si tratterà di una sorta di vademecum di ciò che si può oppure non si può fare, dei luoghi dove è possibile o non è possibile recarsi, ad esempio per consentire la frequentazione dei parchi urbani recintati”.

IL PUNTO SULLA SITUAZIONE:

“La preoccupazione è moltissima – aggiunge Toti – perché si tratta di una malattia molto grave per i suini, per cui non esiste alcun vaccino: in caso di diffusione del virus, le regole europee che tutelano il mercato ci costringerebbero ad azioni altamente impattanti sulla produzione delle carni suine nel nostro paese, un mercato che vale oltre 6 miliardi di euro all’anno. A fronte di questa situazione, l’ordinanza interministeriale era dunque improntata a criteri di massima prudenza, con la perimetrazione di un territorio probabilmente più ampio di quello interessato dal focolaio per evitare che il virus, che ha una fortissima resistenza, possa diffondersi in luoghi in cui gli allevamenti di maiali sono assai più numerosi rispetto al territorio attualmente colpito”. È necessario ricordare che la peste suina non è trasmissibile o pericolosa per l’uomo.

“Entro tre settimane – aggiunge Toti – il piano di monitoraggio della pandemia, con la modifica conseguente dell’ordinanza ministeriale, che comprenderà il piano di abbattimento selettivo dei capi. Nel frattempo – conclude Toti – abbiamo già chiesto ai ministri della salute Speranza e delle politiche agricole e forestali Patuanelli di prevedere una serie di adeguati risarcimenti per tutte le persone e le attività che avranno danni economici a causa dei divieti, coinvolgendo anche la Camera di Commercio per perimetrare l’ambito dei ristori”.

“Ringrazio tutti coloro che, sin da subito, si sono resi disponibili a partecipare attivamente a questo importante lavoro, rimboccandosi le maniche e proponendo soluzioni” ha aggiunto ancora Piana.

“Dobbiamo attivarci subito per far sì che i nostri boschi non diventino fulcro di una pandemia che porterebbe allo sterminio di migliaia di animali e bisogna farlo in fretta, così da non creare ulteriori danni a chi, in questo periodo, dovrà subire decisioni preventive” ha concluso l’assessore regionale.

Infine il capitolo dei ristori per le attività colpite dalle restrizioni: Regione Liguria, insieme alle Camere di Commercio, sono già al lavoro per studiare come perimetrare l’area dei risarcimenti e come trovare delle eventuali deroghe: “Abbiamo chiesto ai ministri di pensare una serie di compensazioni economiche per le persone e le attività che subiranno i divieti e su come trovare i meccanismi per le deroghe”.

“La speranza è che il focolaio sia circoscritto prima possibile, in questo modo avremo il quadro completo e dettagliato della situazione entro un mese per pianificare le azioni di sostegno” ha concluso Toti.

“Il problema dell’epidemia da peste suina, che sta interessando la Liguria e che costringerà a un lockdown dell’entroterra, con misure che avranno ricadute pesanti sul territorio e le attività produttive, ha bisogno di azioni urgenti, mirate e celeri. Per questo ho presentato un ordine del giorno a tutti i gruppi del Consiglio regionale affinché venga subito votato, e nel quale ho chiesto alla Giunta di sostenere e incrementare le azioni di monitoraggio e controllo sui territori interessati, implementando le guardie regionali a disposizione” ha evidenziato il consigliere regionale del Pd Sergio Rossetti.

“Inoltre, siccome le restrizioni avranno delle ricadute pesanti sull’economia ligure, bene fanno le Regioni a chiedere un intervento da parte del governo, ricordiamo però a Toti che possono essere attivati sostegni regionali e fondi europei a sostegno della agricoltura a completamento di quelli nazionali. È necessario, infatti, che vengano attivati indennizzi a copertura dei danni economici subiti dalle attività produttive del settore e legate al mondo dell’outdoor ma anche aiuti economici a sostegno di attività di protezione e monitoraggio (come la costruzione di recinti) che non possono essere a carico dei soggetti interessati da questa grave situazione”.

“Non possiamo dimenticare che oggi da questa situazione sono duramente colpiti, direttamente o indirettamente, tutti i nostri comuni dell’entroterra. Accanto alle azioni riparative, è importante che la Regioni si attivi nella prevenzione, a partire dall’aumentare la sicurezza negli allevamenti e il controllo dei boschi costruendo task forze di personale dedicato e adeguatamente formato. Ho chiesto anche che il monitoraggio effettuato dal tavolo regionale sia costante e puntuale da poter allentare, il più possibile in tempo reale, le misure restrittive” ha concluso il consigliere regionale del Partito Democratico.

“Il monitoraggio in Liguria come in Piemonte era attivo da tempo, ed è proprio grazie ad esso che è stato possibile riscontrare il primo caso positivo, il 5 gennaio a Ovada – afferma Angelo Ferrari, direttore generale dell’Istituto zooprofilattico di Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta – Al momento sono 8 i casi su circa 50 capi testati. La vera sfida è monitorare con grande attenzione questa ampia area andando a rinvenire le carcasse presenti sul territorio. Saranno particolarmente importanti le prossime 2 settimane perché serviranno a delimitare con maggiore precisione l’area infetta. Serve tempo e serve conoscere meglio questo virus, di cui non sappiamo quale sia il grado di patogenicità: più sarà patogeno e più il focolaio ci chiuderà in breve. Non conosciamo la genotipizzazione del virus: sappiamo che non è di origine sarda”.

“Da domani inizieremo con le battute in collaborazione con gli ambiti di caccia e squadre di cacciatori, senza cani né armi: andremo sul territorio nell’area interessata dall’ordinanza per individuare l’eventuale presenza di cinghiali morti- conclude Roberto Moschi, responsabile del Servizio Veterinaria di Alisa – Lavoriamo anche con le associazioni e società sportive che saranno impiegate nelle aree-parco. Abbiamo preparato un vademecum per le regole da seguire in sicurezza: le persone coinvolte che batteranno le aree, senza toccare gli animali, scatteranno una foto con la geolocalizzazione, e invieranno il tutto al servizio di veterinaria”.

L’Asl2 Savonese ha attivato un servizio telefonico per segnalare la presenza di carcasse di cinghiale rinvenute sul territorio. Qui tutte le informazioni per capire come comportarsi.

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