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Outdoor, Danilo Basso: “Io il primo a portare il fenomeno MTB nel finalese, non Carlini e Marchese”

La guida di mountain bike rivendica la paternità del fenomeno e attacca le parole dei due albergatori finalesi ospiti del podcast di IVG “La Telefonata”

Danilo Basso

Finale Ligure.  “Mi sembra doveroso dover riportare la realtà delle cose. E la verità è che il fenomeno delle mountain bike nel finalese l’ho inventato io e non di certo Lorenzo Carlini e Marco Marchese”. Danilo Basso, dopo aver ascoltato l’ultimo episodio del podcast di IVG “La Telefonata”, non le manda di certo a dire.

Guida di MTB dal 1991 e appassionato di sport e del territorio, Basso non ha digerito le parole dei due albergatori finalesi ospiti dell’ultimo episodio del podcast condotto dal giornalista Nicola Seppone. E la ragione è molto semplice: “Chi ha portato il verbo sul territorio è stato il sottoscritto – afferma con orgoglio Basso -. Il prodotto MTB è stato creato dopo. La storia, quindi, è un’altra. E di certo non è quella che hanno raccontato Carlini e Marchese”.

ASCOLTA “LA TELEFONATA” CON CARLINI E MARCHESE

Nel corso dell’episodio, i due imprenditori finalesi raccontano di aver avuto l’intuizione (tra l’altro in parte anche grazie al contributo dello stesso Basso, citato nel corso dell’episodio) di estendere la stagione turistica guardando oltre i confini finalesi.

Ma secondo la guida finalese i due albergatori avrebbero semplicemente sfruttato l’onda partita grazie al suo contributo: “A me non interessa prendermi alcun merito, ma devo rivendicare ciò che è mio – sottolinea Basso -. Loro (Carlini e Marchese, ndr) hanno colto l’occasione per fare legittimamente business. Sono albergatori, ci mancherebbe. Ma le mountain bike nel finalese ce le ho portate io per la prima volta. Non loro”.

Deluso dalle dichiarazioni di Carlini e Marchese, anche il presidente dell’AsD Finale Ligure FreeRide Fabrizio Valenti ha dichiarato: “Non trovo giusto che Carlini e Marchese si prendano tutto il merito di un qualcosa, di un fenomeno che è stato costruito da un team di persone, dove ognuno aveva la sua importanza. Perché il lavoro che abbiamo fatto, anche insieme a Fulvio Balbi, è stato quello di costruire i sentieri in tutta la zona della base Nato sino in Valbormida. Il finalese lo abbiamo fatto diventare un comprensorio sentieristico enorme. Quando Marchese e Carlini hanno iniziato c’era qualche sentiero, ma non esistevano tutti i sentieri che oggi vengono usufruiti per la maggior parte dai bikers”.

“Io non tolgo nessun merito a loro – conclude Valenti -, ma loro non si devono prendere il merito di altri. Nessuno deve togliere niente a nessuno. Ma deve essere dato il giusto risalto alle persone che hanno dato la loro vita a questo fenomeno qui”.

Dichiarazioni alla mano, quindi, la polemica potrebbe essere neutralizzata sul nascere rimettendo cronologicamente insieme – e nel posto giusto – tutti i fatti avvenuti nel corso del tempo. Da un lato c’è Basso, che rivendica con fermezza la paternità del fenomeno MTB nel finalese. E per provarlo ci mostra una fotografia che lo ritrae l’11 settembre del 1987 nel corso della prima gara ufficiale di MTB in Italia organizzata proprio a Finale Ligure dallo stesso Basso (una tre ore a coppie andata avanti per otto edizioni). Dall’altro lato ci sono Carlini e Marchese che, alla fine degli anni ’90, avrebbero di fatto trasformato il fenomeno MTB (a questo punto lanciato da Basso) in qualcosa di diverso. In un “business” secondo la guida di MTB, in un prodotto turistico che non esisteva e che ha fatto conoscere il finalese nel mondo secondo i due albergatori.

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