L’impennata di casi di positività al Covid rilevata in Liguria dall’inizio della settimana, con l’entrata in vigore del nuovo sistema che permette di conteggiare come ufficiali anche i tamponi antigenici, ha influito sulla fotografia dell’andamento del contagio nella nostra regione restituita dal monitoraggio settimanale realizzato da Gimbe, la fondazione che si occupa di effettuare studi indipendenti sulla sanità in Italia.
La Liguria – emerge dal monitoraggio effettuato tra il 5 e l’11 gennaio 2022 – è la regione con il più alto rapporto tra nuovi casi e incidenza sulla popolazione: la variazione percentuale settimanale degli attualmente positivi è del 208,7%.
Ma ci sono altri aspetti interessanti che riguardano l’andamento delle ospedalizzazioni – con numeri da soglia di zona rossa – e quello della campagna vaccinale. A fronte di numeri molto alti a livello regionale emerge come, nel paragone con le altre regioni, la Liguria stia facendo fatica soprattutto sulle terze dosi e sui vaccini ai più piccoli, la fascia tra i 5 e gli 11 anni.
LO STUDIO
In Liguria ci sono 1.259 casi attualmente positivi ogni 100mila abitanti, con una variazione percentuale rispetto alla settimana precedente del 208,7%. Si tratta della percentuale di crescita del contagio più alta in Italia. La media nazionale è del 49%, oltre il 100% solo l’Emilia Romagna (129%), la provincia di Bolzano (145,8%) e la Sicilia (128,5%).
L’aumento dei nuovi casi in Liguria nella settimana tra il 5 e l’11 gennaio è omogeneo tra provincia e provincia. Quella dove si ha un’incidenza maggiore è La Spezia con 2531 nuovi casi su 100mila abitanti, seguita da Genova, con 2.377 nuovi casi, poi Savona (2.349) e Imperia (2.206).
I posti letto occupati in area medica sono il 37,8%, quelli in terapia intensiva il 19,5%. Al momento la Liguria è già ben oltre la soglia della zona arancione per quanto riguarda i posti letto in area medica occupati, sulla soglia per quanto riguarda le terapie intensive. Per un eventuale passaggio in zona rossa dovrebbero esserci altri 40 pazienti in area medica e altri 23 in terapia intensiva. In questi giorni le Regioni, tra cui la Liguria, sono in pressing sul ministero affinché calcoli come pazienti Covid solo quelli con sintomi specifici e non quelli ricoverati comunque ma che hanno “anche” il Covid.
Per quanto riguarda la campagna di vaccinazione, in Liguria il 79,6% della popolazione “target”, cioè vaccinabile, è coperta dal ciclo completo. Quota che sale all’82,5% se si considera chi ha fatto almeno una dose. Si tratta di una posizione di metà classifica rispetto alle altre regioni italiane e leggermente al di sotto della media nazionale.
Tuttavia la Liguria è tra le ultime regioni in Italia (peggio fanno solo Friuli e Sicilia) per quanto riguarda la somministrazione delle dosi booster, con il 56,6% di copertura degli aventi diritto. Questo significa che metà dei vaccinati, di fatto, non ha un’immunizzazione sicuramente efficace (il calcolo di Gimbe è effettuato su chi abbia fatto l’ultima dose almeno 5 mesi fa).
I dati dell’Istituto Superiore di Sanità dimostrano la riduzione dell’efficacia vaccinale a partire da 3 mesi dal completamento del ciclo primario e la sua risalita dopo la somministrazione del richiamo. In particolare l’efficacia sulla diagnosi scende progressivamente dal 77,6% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni al 41,6% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi risalire al 75% dopo il richiamo. L’efficacia sulla malattia severa scende progressivamente dal 95,7% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni all’88,8% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi risalire al 97,8% dopo il richiamo. Complessivamente nelle persone vaccinate con ciclo completo (più eventuale dose di richiamo), rispetto a quelle non vaccinate, nelle varie fasce d’età si riduce l’incidenza di diagnosi (del 35,3-80,3%), ma soprattutto di malattia grave (dell’85,8-94,1% per ricoveri ordinari; del 92,6-97,2% per le terapie intensive) e decesso (dell’81,1-95%) (figura 20).
La Liguria è fra le ultime anche per quanto riguarda la vaccinazione dei piccoli, ossia i bambini tra i 5 e gli 11 anni, con solo l’1,6% della platea che ha effettuato il ciclo completo e il 10,7% con una sola dose. Dietro di noi Friuli, Bolzano e Piemonte. La media italiana è rispettivamente del 2,4% e del 16,4%.
Il commento di Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, sulla settimana del Covid in Italia: “Ci troviamo in una fase estremamente critica della pandemia in cui distorte narrative ottimistiche appannano l’insufficienza delle misure per rallentare la curva dei contagi e sottovalutano i rischi per la salute delle persone e per l’economia del Paese”.
Cartabellotta si concentra poi sugli ospedali: “L’ingente numero di nuovi casi, in continua crescita, dopo aver mandato in tilt i servizi territoriali sta determinando la progressiva saturazione degli ospedali, con limitazione degli interventi chirurgici programmati anche in pazienti oncologici e la riduzione delle capacità assistenziali, anche perché il personale sanitario è ormai allo stremo”.
“In secondo luogo, l’enorme numero di persone positive sta progressivamente paralizzando numerosi servizi essenziali – continua – dai trasporti alla scuola, dalla sanità agli uffici pubblici”.
“Infine, a meno di “iniezioni” di posti letto dell’ultima ora o di modifica dei criteri per classificare i pazienti Covid ospedalizzati, entro fine mese numerose Regioni andranno in zona arancione e qualcuna rischia la zona rossa. Un colore che certificherebbe il fallimento nella gestione della quarta ondata, nonostante la disponibilità di vaccini molto efficaci nel prevenire la malattia grave” conclude Cartabellotta.