Condanne

Costa Concordia, De Falco: “Errori gravi di Schettino, avremmo potuto salvare le 32 vittime”

Intanto Codacons lancia nuova class action dei naufraghi

costa concordia

Liguria. A 10 anni dal disastro della Costa Concordia, il senatore Gregorio De Falco, all’epoca del naufragio della nave capo della sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

“A distanza di 10 anni ci si allontana dal dettaglio e si riesce ad avere una visione d’insieme della vicenda, anche cercando di trarre qualche lezione dall’accaduto – ha affermato De Falco -. Io ricordo alcuni momenti assolutamente violenti, quando ebbi la prima telefonata che aveva il tono dell’annuncio di un’emergenza drammatica. Salì immediatamente una forte preoccupazione che mi è stata confermata dalla sala operativa, dove si era compreso che c’era una vera e propria mistificazione da parte del comando di bordo, le informazioni che ci arrivavano riguardavano semplicemente il blackout e non erano coerenti con le informazioni che ci erano giunte dalla telefonata di una parente della passeggera. Capimmo facilmente che c’era qualcosa che non ci veniva detto, per questo insistemmo per farci dare il mayday”.

“Facemmo quello che dovevamo fare – prosegue il senatore – alla fine avevamo 8 elicotteri, 48 unità navali, nuclei subacquei, ma non c’era la dichiarazione di emergenza e soprattutto a bordo non era partita l’emergenza, le persone erano state ancora tenute in cabina. Alle 21.50 circa il comando di bordo acquisisce piena consapevolezza che la nave stava affondando, a quel punto doveva dichiararsi l’emergenza generale e invece trascorrono 50 minuti, questo ritardo ha comportato che la nave si inclinasse, 450 persone sono dovute tornare sul ponte 4 e poi sbarcare da poppa con la biscaglina”.

La telefonata famosa. “Il salga a bordo fu una cosa detta d’impatto, ma è la prima telefonata quella più importante, in cui chiedo di dare il mayday. Da quel momento comincia effettivamente l’operazione di soccorso a bordo – sottolinea De Falco – Il torni a bordo era un’indicazione. La mancanza di autorità a bordo è qualcosa di inaudito, può mancare il comandante ma non il comando a bordo, l’autorità di terra non aveva alcun riferimento a bordo. Io ho fatto solo il mio lavoro, l’ho fatto come lo sapevo fare, nel migliore modo possibile. Da parte del comandante sono stati commessi errori molto gravi, perché hanno portato alla morte di 32 persone che avremmo potuto salvare anche dopo l’impatto”.

Sulle condanne. “L’unico che affronta il processo è il comandante, gli altri, lungi dall’essere assolti, ammettono immediatamente le proprie colpe e subiscono le condanne. Il primo ufficiale, il terzo ufficiale, il comandante in seconda, Costa Crociere sono stati tutti condannati. E’ vero, è entrato nelle patrie galere soltanto il comandante, ma è anche vero che le scelte scellerate sono state le sue, gli altri hanno avuto la colpa di non impedirle”, conclude De Falco.

Codacons lancia nuova class action dei naufraghi contro Costa Crociere

 In occasione del decennale del tragico incidente dell’Isola del Giglio, il Codacons annuncia una nuova class action contro Costa Crociere da parte dei naufraghi della Costa Concordia che, la notte del 13 gennaio 2012, hanno rischiato la propria vita a bordo della nave.

A rendere possibile la nuova azione collettiva dell’associazione una importantissima sentenza del Tribunale di Genova che, riconoscendo responsabilità e colpe della società di navigazione che hanno contribuito a determinare il naufragio – oltre a quelle già accertate in capo al comandante Schettino –  riapre di fatto la strada ai risarcimenti in favore dei sopravvissuti, anche per chi dopo l’incidente accettò gli indennizzi “elemosina” proposti da Costa Crociere firmando una rinuncia ad agire in sede legale.

“Stiamo per lanciare una nuova azione risarcitoria in favore di tutti i naufraghi della Costa Concordia che hanno subito un trauma da naufragio – afferma il presidente Carlo Rienzi – La giustizia italiana ha infatti accertato l’esistenza di un danno da stress post-traumatico per chi, il 13 gennaio 2012, si trovava a bordo della Concordia, stabilendo un risarcimento da 92mila euro in favore del passeggero Ernesto Carusotti rappresentato in tribunale dal Codacons. Una sentenza che spiana la strada ai risarcimenti in favore di tutti coloro che, a 10 anni di distanza dall’incidente, abbiano subito ripercussioni psicologiche e intendano far valere i propri diritti”.

Proprio per illustrare la nuova azione collettiva il Codacons ha organizzato un webinar con legali ed esperti, che si terrà lunedì 17 gennaio alle ore 16:30 e sarà aperto a tutti i naufraghi della Concordia.

L’associazione riporta infine i passaggi chiave della recentissima sentenza del Tribunale di Genova che ricostruisce le responsabilità di Costa Crociere per il naufragio dell’Isola del Giglio: “In questa causa nessuno ha posto in dubbio gli esiti dei procedimenti penali largamente documentati e menzionati. Qui, come ovunque, è certo che il naufragio fu causato dal Comandante Schettino…. decidendo una pericolosa variazione di rotta, abbandonando il comando durante la stessa, omettendo adeguato controllo della posizione alla ripresa del comando (mentre era ancora in corso la manovra) e compiendo le numerose altre condotte….In questa causa nessuno ha posto in dubbio che al naufragio abbiano concorso in maniera rilevante molti altri dipendenti della Compagnia che hanno patteggiato la relativa pena, dipendenti tra i quali spiccano le figure del primo ufficiale, del dirigente di Costa deputato al controllo ed alla approvazione della rotta della nave, del timoniere, la cui impreparazione fece cadere l’ultimo diaframma tra un rischio estremo ed un evento tragico – si legge nella sentenza – Alcuni di questi fatti ed in particolare ,due l’impreparazione generica del personale (fattore aggravativo del panico) e, soprattutto, degli addetti alla scialuppa (fattore determinante la vicenda specifica del Carusotti), sono difficilmente negabili alla luce della sentenza penale e delle deposizioni a conferma qui raccolte”.

Assoutenti: “Grazie a nostro sforzo tutti i passeggeri sono stati risarciti”

 In occasione del decennale del naufragio della Costa Concordia, Assoutenti ricorda lo sforzo compiuto dall’associazione dei consumatori per far ottenere a tutti i passeggeri della nave il giusto indennizzo per i danni subiti e far valere i diritti dei naufraghi coinvolti nel tragico incidente tramite un accordo conciliativo ovviamente lasciando alle aule dei tribunali o ad altre forme giudiziali la valutazione dei risarcimenti per le persone che subirono lesioni (157 persone) e che morirono (32 persone) a cui nessun risarcimento restituirà mai la vita.

“Il caso della Concordia è unico nel suo genere non solo per la gravità dell’incidente, ma anche per la velocità con cui si è riusciti ad ottenere un risarcimento in favore dei passeggeri in soli 15 giorni – spiega il presidente Furio Truzzi – Subito dopo il naufragio Assoutenti insieme ad altre 14 associazioni di consumatori si è attivata presso Costa Crociere avviando complesse trattative volte a definire gli indennizzi per chi, la notte del 13 gennaio 2012, si trovava a bordo della Concordia: un percorso che ha portato a risarcire i naufraghi italiani con importi che variano dagli 11mila ai 14mila euro, sia per il danno da vacanza rovinata, sia per la perdita dei propri beni personali, con risarcimenti complessivi da parte di Costa Crociere per 66,4 milioni di euro in favore di 2.623 passeggeri”.

“Un successo senza precedenti per il mondo del consumerismo, poiché per la prima volta in Italia si è arrivati a risarcimenti diretti in tempi rapidissimi, senza passare per tribunali e cause legali e risparmiando ai naufraghi la complessa e costosa macchina della giustizia che (si vedano casi analoghi come quello delle vittime dell’Eternit, oltre 20 anni di tribunale per risarcimenti massimi di 27000 euro in caso di morte) avrebbe impiegato anni a riconoscere i diritti dei passeggeri” conclude Truzzi.

 

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