Grande partecipazione

Sciopero generale 16 dicembre, da Savona in 200 a Milano contro la manovra di Draghi fotogallery

Pasa (Cgil): "Ci mobilitiamo per rimettere al centro l'idea che la giustizia debba essere la base per riformare questo Paese"

Cgil sciopero generale 16 dicembre 2021 Milano

Milano. Grande partecipazione anche del savonese allo sciopero generale indetto da Cgil e Uil contro la manovra del governo Draghi. Oltre 200 persone, secondo la stima di Andrea Pasa (segretario generale di Cgil Savona), sono partite dalla nostra provincia per manifestare a Milano, una delle cinque piazze e l’unica del nord Italia,  scelte dalle organizzazioni sindacali.

Oltre alle delegazioni della Liguria (circa 1500 persone), presenti anche quelle di Lombardia, Piemonte, Trento e Bolzano, Valle d’Aosta, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia che oggi, giovedì 16 dicembre, si sono ritrovate in piazza Castello alle ore 9. Via poi al corteo che ha attraversato le vie di Milano fino all’Arco della Pace, dove dalle 10 sono partiti gli interventi dei vari delegati tra cui quello di Tania Scacchetti della Cgil nazionale e Ivana Veronese di Uil nazionale. Alle 11.45 in programma il collegamento con Roma con i segretari confederali Pierpaolo Bombardieri e Maurizio Landini.

Lo sciopero, dal titolo “Insieme per la giustizia”, ha lo scopo di “riformare il paese” e assicurare alla manovra quel che “le manca e cioè equità, progressività, solidarietà”, hanno spiegato nei giorni scorsi Cgil e Uil.

Coinvolti diversi settori, ma non quello della sanità pubblica e privata, comprese le RSA, per salvaguardare il diritto prioritario alla salute dei cittadini in questa fase di emergenza pandemica. Escluso anche il comparto scuola che ha già manifestato venerdì 10 dicembre, in piazza però studenti e pensionati. I disagi peggiori si prevedono nel settore dei trasporti, con alcuni treni che sono stati soppressi e hanno avuto ritardi fino a 40 minuti anche nel savonese, così come alcuni bus di Tpl Linea che hanno subito delle riduzioni.

“Per la politica (tutta, da destra a sinistra) la risposta non può essere di inquietarsi per lo sciopero generale, ma di ascoltarne le ragioni e raccoglierne le istanze per tradurle in programmi e atti politici e di governo – ha affermato Andrea Pasa – Il dovere è di ascoltare i lavoratori e i sindacati. Pur apprezzando lo sforzo e l’impegno del premier Draghi e del suo esecutivo, la manovra è stata considerata insoddisfacente da entrambe le organizzazioni sindacali, in particolare sul fronte del fisco, delle pensioni, della scuola, delle politiche industriali e del contrasto alle delocalizzazioni, della sanità, del contrasto alla precarietà del lavoro soprattutto dei giovani e delle donne, della non autosufficienza, tanto più alla luce delle risorse, disponibili in questa fase, che avrebbero consentito una più efficace redistribuzione della ricchezza, per ridurre le diseguaglianze e per generare uno sviluppo equilibrato e strutturale e un’occupazione stabile”.

Ci mobilitiamo per rimettere al centro l’idea che la giustizia debba essere la base per riformare questo Paese – ha proseguito -. Una giustizia vera: economica, sociale e dei diritti. Dalla pandemia dobbiamo uscire con un nuovo modello: al mondo del lavoro va riconosciuto il contributo fondamentale che ha portato in questo anno e mezzo di pandemia”.

“La legge di bilancio, soprattutto questa legge di bilancio, dovrebbe mandare un messaggio ai giovani, alle donne, ai lavoratori e ai pensionati: il Paese si prende cura di voi. Invece preferisce abbassare le tasse a chi guadagna di più. La distribuzione degli 8 miliardi destinati alla riduzione delle tasse premia i redditi alti, dà assai poco a lavoratori e pensionati”, ha evidenziato Pasa.

Lo sciopero di oggi è “uno sciopero per ottenere dei risultati – ha aggiunto – Uno sciopero su questioni di merito che pone dei problemi al governo, per cambiare nel modo giusto questo Paese. Nella manovra economica le risorse maggiori vengono date ai redditi più alti: questo secondo noi è sbagliato. Al contrario bisogna investire sulla sanità pubblica, la scuola e l’istruzione. Vanno fatte assunzioni nella sanità e nel pubblico impiego. La parola giustizia sta nel titolo della mobilitazione: giustizia significa anche dire basta alla precarietà: questo è l’altro grande tema e la critica che facciamo ai provvedimenti. L’80 per cento delle assunzioni quest’anno sono state fatte con contratti precari. Per noi ciò non è accettabile”.

Per Pasa “bisogna risolvere le troppe crisi aziendali ferme al Mise, favorendo processi di reindustrializzazione, e prevedendo l’utilizzo degli ammortizzatori sociali finalizzati alla transizione. In tutto il Paese come nel nostro territorio, in provincia di Savona sono oltre 3 mila le lavoratrici e i lavoratori che sono interessati da crisi industriali a cui il governo e il ministero non danno risposte da oltre 10 mesi (Piaggio Aerospace, LaerH, Bombarider, Funivie, Sanac)”.

E poi c’è il capitolo pensioni: “L’esecutivo si era impegnato ad aprire un tavolo per superare la riforma Fornero. Tavolo che non è ancora stato aperto. Il metodo ci preoccupa: se arrivano al confronto con l’intesa già chiusa tra i partiti della maggioranza, questo significa uccidere le parti sociali. Noi da tempo abbiamo presentato la nostra piattaforma unitaria: andiamo in piazza per sostenerla, per riaffermare le richieste che finora non sono state accolte. Il sindacato confederale da tempo chiede al Governo una vera riforma della previdenza che, superando l’impianto della legge Fornero, renda più equo e solidale il sistema garantendo la possibilità di andare in pensione a partire dai 62 anni di età e con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Inoltre il riconoscimento della diversa gravosità ed usura dei lavori ,valorizzando previdenzialmente il lavoro di cura e delle donne, garantendo ai disoccupati di lunga durata l’accesso a una prestazione pensionistica, introducendo una vera e propria pensione di garanzia per i più giovani e per chi svolge lavori poveri e discontinui”, ha concluso Pasa.

In piazza c’era anche Arci. Il presidente ligure Walter Massa afferma: “L’Arci è in piazza. Non basta continuare a raccontare che questa legge dì bilancio distribuisce invece che togliere. Per quanto questo sia un segnale importante non può bastare per invertire una preoccupante crisi e una prospettiva troppo incerta. Vi è infatti un tema altrettanto semplice ma fondamentale: come e dove si redistribuisce”, commenta Walter Massa, presidente di Arci Liguria, la più numerosa rete associativa della regione”.

“Questa piazza, queste piazze, provano a rappresentare questo disagio, queste difficoltà, queste paure; provano ad essere una risposta dì convergenza dove rendere meno sole le vertenze, le richieste i desideri. Noi portiamo in piazza la difesa della socialitá e dei presidi sociali ancora sotto attacco in questi giorni sulla vicenda IVA al terzo settore. Lo abbiamo visto durante i lockdown: o hai la partita iva e quindi la paghi o non meriti rispetto. Noi ci ribelliamo. Meritiamo e pretendiamo rispetto. Siamo un pezzo del futuro dì questo paese. Fondamentale, non accessorio”, conclude Massa.

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