La sentenza

Maxi inchiesta su tangenti e favori in Prefettura: 10 anni all’ex ispettore Tesio, quasi 9 a Santonastaso

Pugno duro del giudice, pene molto vicine a quanto richiesto dal pm

Tesio Santonastaso

Savona. Si è concluso ieri il processo che vedeva imputati Roberto Tesio, Andrea Santonastaso e Carlo Della Vecchia, ovvero l’ex ispettore della squadra Mobile che prestava servizio all’ufficio Tecnico e logistico della Questura, l’ex viceprefetto nonché dirigente dell’area II della Prefettura di Savona e il funzionario dell’ufficio territoriale del Governo di Savona. I tre erano stati arrestati nel 2017 con l’accusa di “velocizzare” pratiche riguardanti permessi di soggiorno, cambi di cognome, riduzione di giorni di sospensione della patente ed altre autorizzazioni in cambio di “regalie” varie, da modeste somme in denaro a cene, vestiti o visite mediche gratuite.

Il pm Chiara Venturi aveva chiesto pene severissime, e le ha ottenute quasi in toto. Come riportato da La Stampa, Tesio, che era accusato di corruzione, rivelazione di segreti d’ufficio, induzione del pubblico ufficiale al falso, oltre che favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e della prostituzione e truffa allo Stato, è stato condannato a 10 anni e 3 mesi di reclusione (a fronte di una richiesta di 17 anni e mezzo). Per Santonastaso, i cui capi di imputazione erano concussione, corruzione, favoreggiamento dell’immigrazione e abuso d’ufficio, è arrivata una condanna a 8 anni e 11 mesi (la richiesta era 11). Pena di 7 di anni di reclusione, invece, per Della Vecchia (era accusato di corruzione e peculato, il pm aveva chiesto 9 anni). Venturi aveva chiesto di non applicare le attenuanti generiche, in quanto – si legge nella memoria depositata dal magistrato dell’accusa – non hanno “mai dato la sensazione di voler chiedere scusa per quanto fatto”.

Secondo l’accusa i tre pubblici ufficiali si sarebbero macchiati di una serie di comportamenti illeciti in relazione a pratiche di rilascio di permessi di soggiorno e di autorizzazioni di polizia come quelle per la riduzione di giorni di sospensione della patente o cambio di cognomi. Per far decollare queste pratiche – questa la tesi degli inquirenti – i pubblici ufficiali avrebbero abusato delle loro funzioni per ottenere un ingiusto profitto: capi di vestiario, schede telefoniche, cene, assunzioni di persone amiche, visite mediche, esami diagnostici, spese gratis presso esercizi commerciali.

Santonastaso si è sempre difeso spiegando di non aver mai intascato soldi, ma di essersi limitato a fare dei favori ad alcuni conoscenti. Il funzionario aveva spiegato agli inquirenti che si trattava appunto di favori che faceva a diverse persone, ma senza avere nessun “ritorno” o comunque guadagno e soprattutto senza sapere che qualcuno ricevesse utilità. In sostanza il viceprefetto ha sempre negato di essere a conoscenza del fatto che in cambio del buon esito di una pratica qualcuno potesse ricevere “regali” o soldi. Era accusato inoltre di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina perché avrebbe dato precisi consigli ed indicazioni ad un cittadino straniero che doveva essere espulso su come sottrarsi ai controlli di polizia e continuare a lavorare in nero, ma anche di sei episodi di corruzione.

Nell’inchiesta sul sistema di “favori” erano coinvolte in totale altre 10 persone, ritenute “corruttori” perché avrebbero beneficiato dei favori concessi dai pubblici ufficiali in cambio di “regali”. Tra di loro ci sono sia stranieri che commercianti e liberi professionisti. Per cinque di loro è arrivata la condanna: 4 anni per E.C., 2 anni e 9 mesi per A.D., 2 anni e 2 mesi per l’investigatore privato savonese A.R. e per M.M., 6 mesi per O.D.. Assolti gli altri cinque imputati.

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