Cordoglio

Lutto a Savona per la scomparsa di Piero Casaccia, per decenni protagonista della sinistra savonese

Astengo: "E' stato un coerente interprete dell'ortodossia comunista e pragmatico amministratore comunale"

Candela Lutto

Savona. Questa mattina all’ospedale di San Martino a Genova è mancato a settant’anni Piero Casaccia, un protagonista nella vita della sinistra savonese “coerente interprete dell’ortodossia comunista e pragmatico amministratore comunale a cavallo tra la seconda metà del ‘900 e l’inizio del secolo successivo“, come lo ricorda Franco Astengo.

“Piero Casaccia era stato molto attivo nelle lotte studentesche fin dal’68 e negli anni seguenti: in seguito si era occupato di rivendicazioni sindacali mentre lavorava alla cooperativa Sabazia, aderendo nel contempo al Partito Comunista d’Italia (marxista-leninista). Un sindacalista dal piglio molto deciso, fiero sostenitore delle rivendicazioni operaie e nella difesa dei ceti più deboli anche correndo senza alcun timore rischi personali. Aveva poi continuato nell’attività sindacale e politica una volta assunto dalle Ferrovie dello Stato. Esponente della corrente di sinistra della Cgil aveva ricoperto diversi incarichi fino a far parte del comitato esecutivo della Camera del Lavoro di Savona”.

“Nel 1991, al momento dello scioglimento del Pci, con il suo gruppo aveva aderito a Rifondazione Comunista diventandone subito un dirigente di spicco fino ad assumere, qualche anno dopo, l’incarico di segretario provinciale. Candidato al consiglio comunale con le elezioni amministrative del 1998 era stato eletto ed era entrato a far parte della giunta presieduta da Carlo Ruggeri con l’incarico di assessore al traffico. Successivamente al momento della rottura del partito della Rifondazione Comunista avvenuta nell’autunno dello stesso anno Casaccia aveva aderito al Partito dei Comunisti Italiani assumendone la segreteria provinciale e diventandone l’esponente ‘storico’, esempio di un prosieguo ideologico, culturale, politico che in quel momento rappresentava un filone ben radicato nella storia della sinistra e del movimento operaio in Italia”.

A Piero Casaccia la sinistra savonese deve “un ricordo particolare per la sua tenacia e la sua volontà di rappresentare una tensione di lotta sociale e politica che ha fornito, per nella diversità di opinioni, un grande contributo alla nostra storia comune”.

“Ci ha lasciati il ‘compagno’ Piero tutta la Camera del Lavoro di Savona lo ricorda con tanta stima ed affetto – dicono dalla Cgil Savona -. Lo ricordiamo addolorati per l’impegno profuso nel nostro territorio con incarichi politici e anche nel sindacato confederale dell’ CGIL di Savona , che lo ha visto protagonista – lui ferroviere- nella Segreteria Provinciale della Filt CGIL tra il 92 e il 93 e membro del comitato direttivo della Camera del Lavoro di Savona. Un abbraccio alla famiglia. Ciao Piero, ciao compagno”.

Si è unito al cordoglio anche il Partito Comunista: “L’annus horribilis non finisce mai. Non solo la pandemia ci ha appesantito la quotidianità e costretto a continui compromessi con le nostre libertà, dividendoci e separandoci per opinioni anche in modo molto brusco, ma la perdita di amici e compagni che ci sono stati (e ci saranno) sempre cari è un ulteriore motivo di tristezza cui tocca sottostare da parecchi mesi. Dopo Franco Perrone e Giovanni Milano, oggi ci tocca salutare Piero Casaccia, un compagno con cui abbiamo fatto tanta strada, dalla fine del PCI e dalla trasformazione di tanti piccoli gruppi e partiti della sinistra comunista in quel nuovo che era allora Rifondazione Comunista. Nel progetto di rinnovamento del movimento anticapitalista erano confluiti un po’ tutte le anime sperse e disperse della sinistra che oggi verrebbe impropriamente chiamata “radicale”. Dai trotzkisti agli stalinisti, dalle correnti maoiste a quelle che addirittura si riconoscevano nel socialismo albanese di Hoxa.

“Nei primi anni di crescita del PRC queste anime si contesero i ruoli di maggioranza e di minoranza interni e, quindi, anche una certa egemonia culturale del Partito stesso – continuano -. Piero Casaccia, ferroviere, rappresentava quella fazione molto ortodossa, a tratti impenetrabile, rigida e conservatrice, tutt’altro che libertario, della complessa galassia che criticava senza se e senza ma il mercato e il suo sistema economico. Proveniva dal Partito Comunista d’Italia – marxista leninista, non dal PCI, giudicato accondiscendentemente borghese. Ma col 1989, Piero si era trovato, insieme a tante compagne e a tanti compagni, nel pieno della trasformazione politica che aveva investito non solo l’Italia ma l’Europa intera e che aveva come protagonisti proprio le comuniste e i comunisti del tempo. Da quelli eterodossi a quelli più filo-sovietici, proprio mentre eterodossia e sovietismo finivano ingloriosamente le reciproche esistenze: l’una nel moderatismo del PDS e l’altro in piccoli settarismi che si sarebbero appunto parlati addosso. La scelta di aderire a Rifondazione Comunista non era stata certamente facile e lo aveva impegnato in un confronto dialettico cui era abituato. Piero era un intelligente conversatore, un compagno con cui si poteva argomentare dalla realtà savonese fino ai massimi sistemi”.

“Sotto la sua guida, il Circolo ‘Caduti Partigiani Zinolesi’ del PRC diventa un nucleo attivo nel quartiere più a ponente di Savona e, in breve tempo, arriva a dirigere il Partito come Segretario provinciale fino all’autunno del 1998. Nel settembre di quell’anno, quando Rifondazione decide di togliere la fiducia al governo Prodi, sceglie di uscire dal Partito e di fondare quello dei Comunisti Italiani, seguendo Cossutta e Diliberto – proseguono dal PCI -. Continuerà così anche la sua esperienza di assessore savonese al traffico nella giunta di Carlo Ruggeri. Ha rappresentato per il PdCI quello che era stato nell’esperienza avuta in Rifondazione: un punto di riferimento culturale, politico ed organizzativo. Per tutto questo, oggi salutiamo davvero con grande tristezza Piero: ci stringiamo in un grande abbraccio a suo figlio Mauro e a tutta la famiglia. Perdiamo ancora una volta un amico, un compagno che ha dato tanta parte della sua vita per la lotta sociale, per i diritti dei lavoratori, per un cambiamento netto e senza equivoci di una vita profondamente ingiusta ma comunque degna di essere vissuta. Ti sia lieve la terra, caro Piero”.

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