Savona. Arriva dalla Cgil di Savona l’ennesimo allarme in merito ai problemi infrastrutturali relativi alla provincia di Savona. “In provincia di Savona arriva dal Piemonte solo il 10% delle merci ma potremmo arrivare al 50%”. Sono questi i numeri presentati dal segretario provinciale della Cgil Andrea Pasa per spiegare la situazione nell’ambito di un confronto con i segretari provinciali della Cgil di Cuneo e Torino.
Raddoppio ferroviario tra Savona e Torino nel tratto tra Altare e Ceva, ripristino della rete funiviaria tra Savona e Cairo Montenotte (20 chilometri di cavo che trasporto rinfuse – cemento, loppa, legname, carbone), sviluppo dell’ultimo miglio (il collegamento ai porti di Savona e Vado Ligure), la realizzazione dell’Albenga-Carcare-Predosa. Sono queste le richieste che vorrebbe vedere realizzate Pasa.
Con il raddoppio sulla sulla linea Savona Torino si ridurrebbero drasticamente i tempi di percorrenza con vantaggi per imprese ma anche per il settore turistico: “Ci vorrebbe un’ora e 15 tra Savona e Torino invece di due ore e 40 e 50 minuti invece di 2 ore tra il capoluogo e Cuneo”.
“Gli imprenditori del comparto vinicolo e nell’ambito dell’agroalimentare invece di andare a Savona vanno a Trieste”, sottolinea Pasa. La rimessa in funzione di Funivie rappresenta la valvola di sfogo per il traffico viario della Strada Provinciale 29: “Oggi ci sono 150 camion che ogni giorno partono dal porto e arrivano nell’entroterra savonese e nel basso Piemonte. L’infrastruttura nata nei primi anni del ‘900 è unica in Europa, è importante per collegare la costa con le province di Cuneo e Torino”.
Cgil, Cisl e Uil a maggio hanno creato una proposta inviata a tutti i livelli istituzionali in cui evidenziamo una situazione drammatica rispetto alle infrastrutture sia viarie che di terza generazione. “Abbiamo chiesto a Regione, Comuni e Province – dice Pasa – di rendersi partecipi per costruire progetto con le risorse messe a disposizione del Prnn ma ci preoccupa che non ci siano progetti relativi al ferro eccetto il raddoppio ferroviario a ponente e l’infrastrutturazione a terra della piattaforma Maersk”.
“Ci sono 60 milioni di finanziamenti pubblici per nuove attività”, ricorda Pasa. La mappatura del territorio eseguita tra il 2017 e il 2018 ha fatto emergere oltre 2 milioni di metri quadrati disponibili a ricevere investimenti, risultato della deindustrializzazione degli anni ’80 e ’90. “Manca l’autorevolezza dei decisori politici, passare dalla carta ai fatti gioverebbe a tutti”, ripete ancora una volta Pasa.
La speranza è riposta nelle amministrazioni locali: “L’auspicio è che la politica regionale si adoperi per rendere più competitivi i nostri territori. Siamo convinti che la competitività si gioca con un investimento in tema di infrastrutture”.