Liguria. Giocano nella stessa squadra di Governo, ma vestono casacche di colore diverso. Uno indossa quella verde, l’altro quella gialla. Un tempo uniti sotto il segno di Giuseppe Conte, oggi di nuovo quasi-amici nel nuovo Governo guidato da Mario Draghi. Loro sono il senatore leghista Paolo Ripamonti e il deputato pentastellato Sergio Battelli.
Intervenuti nel corso del podcast “La Telefonata” condotto dal giornalista della redazione di IVG Nicola Seppone, i due parlamentari hanno commentato la sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato la legge che prorogava al 2033 le concessioni demaniali. Ora, infatti, tocca al Parlamento italiano dare le risposte che i balneari – ormai sul piede di guerra – cercheranno da qui al 2024, ovvero l’anno che, secondo le parole scritte dai giudici, segnerà il de profundis delle concessioni demaniali così come le abbiamo conosciute sino ad oggi.
Battelli e Ripamonti vogliono raggiungere lo stesso obiettivo (riempire il vuoto normativo che da anni l’Europa ci rimprovera), ma nel farlo scelgono strade diverse e in parte contrapposte.
ASCOLTA “LA TELEFONATA” CON BATTELLI E RIPAMONTI
“La sentenza del Consiglio di Stato è un punto di arrivo quasi definitivo – esordisce il deputato genovese -, causato da una politica che non si è mai voluta interfacciare seriamente con il problema della Bolkestein. Un problema che ci trasciniamo dietro dal 2006. Io ho criticato la scelta di continuare a prorogare. Anche perché prorogare non vuol dire normare un settore e di certo non aiuta una categoria che ha bisogno di certezze”.
Di diverso avviso il senatore savonese del Carroccio: “L’allargamento dei termini di concessione al 2033 è stato votato anche dal M5S – afferma Ripamonti -. Una legge dello Stato che è stata applicata all’interno del nostro territorio. Oggi ci ritroviamo con una sentenza del Consiglio di Stato che è una sorta di contraddizione in termini. I giudici dicono che la proroga non è legittima e che bisogna andare subito ad evidenza, ma non prima del 1 gennaio 2024. In pratica ci stanno dicendo che quello che è stato fatto non andava bene, ma al tempo stesso ci autorizzano in modo autoreferenziale a prorogare per altri due anni. Questa è una contraddizione evidente e non è vero che la politica non si è occupata del settore, perché è stata fatta la legge 145 (legge Centinaio) che deve essere applicata”.
Secondo Ripamonti, che nei giorni scorsi ha partecipato agli Stati Generali del turismo balneare a Loano, la partita sarebbe tutto fuorché finita: “Se posso prorogare sino al 2024, perché non posso farlo anche sino al 2033? – si domanda il senatore ligure -. Teniamo conto che va fatta tutta la riforma. Quella della navigazione, quella dei porti e la mappatura. Ma quanto ci vuole a fare la mappatura di tutto lo Stato italiano, di tutte le spiagge libere, di tutte le aziende, quanta storicità c’è dentro? Questa cosa qua va fatta col tempo. Il Consiglio di Stato ha voluto fare una sentenza politica. Noi dobbiamo prendere la legge Centinaio, che di fatto i giudici non hanno abolito, e cominciare a darle seguito”.
E per smarcarsi nettamente da questa linea, interviene il deputato pentastellato: “Noi – sottolinea Battelli – siamo sempre stati per un periodo transitorio seguito da un sistema di evidenza pubblica. Ma non con le aste, ma con le gare che avevano dei punteggi specifici e che riconoscevano chi aveva fatto investimenti, chi aveva portato avanti una serie di linee per tenere al meglio l’arenile pubblico. Il problema è che ci è sempre stato detto ‘noi vogliamo le concessioni a vita’. Ma per il M5S il concetto di avere l’arenile pubblico a vita, che di fatto significa che queste concezioni diventano proprietà privata, è inaccettabile”.
Secondo Battelli la soluzione non è attendere il 2033: “La mia idea è quella di normare subito per dare sicurezza alla categoria – prosegue il deputato -. Anche perché non è il Consiglio di Stato chiamato a fare le leggi, ma il Parlamento. E questo lo possiamo fare anche in un paio di anni. Dobbiamo creare una norma in grado di ridisegnare la nuova gestione del demanio marittimo e che comprenda anche le spiagge libere, le cui quote vanno assolutamente aumentate”
Ma sul punto Ripamonti la vede molto diversamente: “Noi dobbiamo dare il tempo alle nostre imprese di non morire domani – sostiene il senatore -. “La Centinaio non era una proroga, ma un periodo transitorio entro il quale fare le cose concordate con l’Europa. Se la politica vuole fare il suo mestiere, prende quello che c’era nella legge Centinaio e lo fa. Dobbiamo dare sicurezza economica quelle 30 mila imprese che si sentivano garantite da questo periodo transitorio, ovvero sino al 2033. Ma se iniziamo a dire che dal 2024 dobbiamo andare in evidenza pubblica, creeremo solo un pasticcio enorme, con richieste danni a non finire”.
Per Ripamonti, quindi, occorre tenere fermo il traguardo del 2033 e nel mentre mettere in piedi una norma. Per Battelli, al contrario, la norma va fatta subito e nei termini richiesti dalla sentenza del Consiglio di Stato (quindi circa due anni). Due strade diverse per provare a raggiungere lo stesso risultato. Cosa succederà da qui in avanti, lo scopriremo solo osservando le mosse del Parlamento e del Governo.