Vado Ligure. Anche quest’anno si registra un trend positivo per i livelli occupazionali relativi all’area portuale e retroportuale di Vado Ligure. Solo nel 2021 sono stati recuperati quasi la metà dei posti di lavori persi tra il 2014 e il 2017. “Siamo tornati ai livelli del 2013-2014“, ha detto il direttore dell’Unione Industriali di Savona Alessandro Berta.
Nonostante le restrizioni legate alla pandemia, delta positivo sia per il 2020 che per il 2021 con il riassorbimento di centinaia di addetti (288 lavoratori). In questi due anni, infatti, è proseguita la crescita iniziata nel biennio 2018/2019. I lavoratori che sono stati assunti nel 2021 sono 197. Una crescita che, secondo la proiezione dell’Unione Industriali di Savona basata sul dato di dicembre 2021, sembrerebbe non arrestarsi neanche per il prossimo anno con la previsione di +104 occupati a gennaio 2022.
Il dato si riferisce alle aziende portuali, di servizi al porto, dell’industria e di servizi all’industria nell’area vadese associate all’Unione Industriali. A questo numero sono da aggiungere altri 900-1000 addetti esclusi dal valore preso in considerazione. Nel computo – spiega Berta – “non sono considerati i servizi alle imprese resi dalle aziende cooperative o da aziende di servizi che non hanno sede su Vado (ad esempio la compagnia portuale, aziende cooperative di facchinaggio e movimentazione dei carichi, dei servizi come la guardiania, delle pulizie industriali, delle manutenzioni, dei trasporti, aziende di fornitura di servizi logistici – spedizione), aziende di servizi alla persona, del commercio e del terziario”.
Tra il 2011 e il 2021 si è registrato, negli anni centrali del periodo preso in considerazione, un calo degli occupati che, però, sono stati recuperati negli ultimi 3 anni. L’anno peggiore è stato il 2017 con 1970 lavoratori, 420 in meno rispetto al valore di quest’anno. “Nel corso degli anni – sottolinea il presidente dell’Unione Industriali Berta -, seppure con andamenti collegati alla gestione delle crisi aziendali con provvedimenti di cassa integrazione, l’andamento occupazionale ha visto la contrazione del personale nel corso degli anni successivi al 2013, sia per la riduzione delle attività o la graduale chiusura di altre (tra le quali Tirreno Power e aziende dell’indotto, OCV ex Vitrofil, T.R.I., Giuntini) che è stato, sostanzialmente riassorbito durante gli anni, da una parte, dalla graduale espansione degli addetti delle aziende presenti sul territorio vadese e, dall’altra, dall’avvio e l’entrata in funzione del terminal di Vado Gateway“.
“Sono stati superati i punti critici e gli investimenti sono attrattivi non solo per le risorse ma anche per i posti di lavoro”, ha commentato il presidente di Unione Industriali Angelo Berlangieri. E questo, per Berlangieri, dimostra che “il tessuto produttivo è vivo anche se ha avuto problemi e genera occupazione”. Però questa situazione potrebbe essere precaria “se continua questa situazione infrastrutturale” perché “la spinta e la positività si perdono, gli imprenditori fanno delle scelte e non possono vivere in questo modo”, conclude riferendosi ai lunghi tempi per il trasporto delle persone e delle merci in Liguria.

Risultati raggiunti grazie al lavoro sinergico degli attori coinvolti: “Nell’area vadese – sottolinea con soddisfazione il segretario provinciale della Cgil Andrea Pasa – grazie al lavoro fatto con i finanziamenti dell’area di crisi industriale complessa, la collaborazione tra l’amministrazione di Vado, le organizzazioni sindacali confederali e di categoria, anche su progetti che rischiavano di fermarsi, abbiamo sempre continuato a crederci, e si è ritornati ai numeri occupazionali di quando era ancora in funzione la centrale Tirreno Power”.
Non solo buone notizie però secondo Pasa: “E’ l’unico polmone industriale della provincia che ha visto l’incremento del numero di nuovi occupati grazie a risorse pubbliche e soprattutto private”. Un merito, quindi, che per il segretario provinciale Cgil, va riconosciuto anche all’amministrazione comunale che ha saputo gestire i finanziamenti che, infatti, non hanno prodotto lo stesso effetto in Val Bormida, territorio compreso, come Vado, nell’area di crisi industriale complessa “dove – ha spiegato Pasa – progetti e proposte latitano pur in presenza di aziende che insistono su quelle aree ma dove si potrebbe fare di più molto di più con oltre 1 milione di metri quadrati disponibili a ricevere investimenti ed essere reindustrializzate”.
L’area portuale vadese “ha come punto di forza la presenza di un colosso come Apm Terminal che ha attratto anche altre imprese e investitori oltre ad avere avuto e avere ancora ora la capacità di costruire progetti seri e concreti che hanno attratto gli investimenti e quindi nuovi occupati”.
“Le aree del retro porto sono più importanti di quello che erano qualche anno fa – sottolinea il vice sindaco di Vado Ligure Fabio Gilardi – e i servizi collaterali sono rilevanti. E’ necessaria la nascita di nuove imprese ma è anche fondamentale il consolidamento delle realtà già esistenti“. Due esempio sono il caso Bombardier o Tirreno Power: “La prima è stata rilanciata con l’acquisto di un colosso come Alstom con un piano industriale ambizioso, la seconda, invece, con la riconversione a gas naturale”.
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