Triste realtà

Violenza sulle donne, i dati nel savonese: in un anno oltre 70 denunce a “Telefono Donna”

Stanze protette, protocolli e dispositivi: diverse le iniziative delle forze dell'ordine per aiutare le vittime e agevolare le loro testimonianze

violenza sulle donne

Savona. Un insulto, una molestia, un livido sul corpo. Sono questi i campanelli d’allarme che, 365 giorni l’anno e non solo il 25 novembre, giorno e notte allertano una “macchina” dalle spalle larghe pronta a sorreggere e offrire la propria mano quando la violenza colpisce. I numeri, nel savonese, non fanno abbassare la guardia: sono 212 le donne vittime di violenza che sono giunte al pronto soccorso nel 2021, una settantina le storie prese in carico dal Telefono Donna, una ventina le denunce sporte ai carabinieri nella cosiddetta “sala rosa”. E per quanto riguarda la Liguria è al secondo posto in Italia per numero di casi registrati negli ultimi 18 mesi

Sono tanti gli psicologi, gli avvocati, i mediatori e forze dell’ordine pronti a intervenire e mettere in campo tutte le misure necessarie per proteggere le donne dalle violenze di genere provocate dal partner, da uno sconosciuto, da un ex, da chiunque dice di amare tanto… da fare del male.

L’IMPEGNO DI TELEFONO DONNA: “UNA VENTINA DI VOLONTARI PER ACCOGLIERE E AIUTARE”

“Se ti fa sentire a disagio, c’è qualcosa che non va. Anche se è un complimento. Anche se è un’occhiata. Anche se è una gelosia che pare innocua. Il tuo disagio è un buon segno: il tuo corpo ti dice ‘ehi, c’è qualcosa che non va, anche se non sai bene cosa. Parliamone’. E sì, per parlarne ci siamo noi”. E’ questo l’appello lanciato da Telefono Donna del savonese, lo sportello di aiuto con esperienza trentennale che mette a disposizione di chiunque ne avesse bisogno (e gratuitamente) ascolto, accoglienza, servizio psicologico e accompagnamento.

“Siamo una ventina di volontari formati: avvocati civilisti e penalisti, psicologi, mediatori, ma soprattutto donne pronte a stare vicino ad altre donne” affermano dal centro antiviolenza savonese.

“Apriamo le nostre porte e ogni telefonata con calore, perché sappiamo che fare il nostro numero o venire qui comporta una forza talvolta sovrumana, che in tanti possono non immaginare – aggiungono -. Se siamo allenate all’accoglienza, siamo anche formate per allenare al coraggio, all’autostima, al diritto di esserci, di parlare ed essere libere di prendere le proprie decisioni”.

Nel 2020 le storie prese in carico sono state 72 – spiega Giuliana Lavagna, la presidente -. Questo vuole dire che 72 donne del savonese si sono rivolte a noi e hanno intrapreso un percorso per uscire da una situazione di violenza con il supporto di psicologi, avvocati e mediatori, ma molte altre persone ci hanno chiesto aiuto”.

“Quest’anno i numeri più o meno sono in linea con quelli del 2020. La richiesta è comunque importante – sottolinea la presidente di Telefono Donna -: per questo per il 2022 stiamo pensando di ampliarci sul territorio e oltre Savona, Quiliano e Cairo Montenotte, pensiamo di inserire sportelli antiviolenza anche a Varazze e a Spotorno. Per fare ciò saranno necessari altri volontari che formeremo opportunamente”.

IL DIFFICILE PASSO DELLA DENUNCIA: CARABINIERI E POLIZIA IN PRIMA LINEA

Oltre il supporto psicologico è importante, in presenza di violenza fisica, denunciare il proprio aggressore: a Savona da due anni è attiva la “sala rosa” dei carabinieri, un ambiente accogliente per permettere alla donna di sentirsi a proprio agio nel raccontare le emozioni negative vissute e accolta in un luogo dove trovare personale specializzato. Ogni stanza è inoltre dotata di un sistema audio-video per la verbalizzazione computerizzata che evita alla vittima maggiori momenti di testimonianza utili per la successiva fase processuale.

Quest’anno, come afferma il tenente colonnello al comando del reparto operativo dei carabinieri di Savona, Paolo Belgi, “la nostra ‘sala rosa’ è stata utilizzata 20 volte per audizioni protette svolte da noi e/o dalla locale Autorità Giudiziaria”.

Sulla stessa scia, qualche giorno fa, è stata inaugurata dalla polizia di Savona la “stanza d’ascolto protetto”, che viene utilizzata per l’audizione delle vittime di violenza di genere. L’ambiente, anche qui, è stato realizzato con l’obiettivo di fornire alla persona che deve presentare denuncia, un luogo dove si possa sentire maggiormente sicura, protetta e a proprio agio per esprimere la propria situazione.

Ma non solo, dallo scorso ottobre la polizia di Stato ha a disposizione anche un importante dispositivo, donato dall’associazione “Soroptimist International d’Italia”,  che permette di effettuare denunce a domicilio. Si tratta di un kit mobile audio-video, destinato esclusivamente alle donne e ai minori vittime di violenza, che consentirà di raccogliere le loro testimonianze evitando di muoversi dalle loro case, o comunque da luoghi considerati confortevoli.

I DATI IN LIGURIA

Quasi una chiamata al giorno in Liguria al 1522, il numero per dare sostegno alle vittime di stalking e violenze. Nel 2020 le richieste di aiuto sono state 322, aumentate del 70.4% rispetto al 2019 quando furono 189.

I dati, diffusi da Violenzasulledonne.Stat e rielaborati da Marco De Silva responsabile dell’ufficio economico Cgil Liguria, rivelano che negli ultimi sette anni sono state 2.101 le vittime di violenza e stalking che si sono rivolte al numero 1522.

Dieci le vittime di omicidio nel 2020 in Liguria: 7 donne e 3 uomini. Per le donne la famiglia resta l’ambiente più pericoloso. Quattro vittime sono state uccise dal partner, ex partner o da altri parenti.

“La pandemia ha ulteriormente indebolito la posizione delle donne sempre più spesso vittime dal punto di vista affettivo ed economico. Sono state le prime a dover rinunciare al lavoro – spiega Fulvia Veirana, segretario generale Cgil Liguria– La cura familiare non viene ancora riconosciuta. La politica deve fare la sua parte rimettendo l’occupazione femminile al centro”.

E tra il 2007 ed il 2019 (ultimo dato disponibile) sono state 1.702 le vittime di violenza sessuale in Liguria (il 91,1% sono donne) e in 235 omicidi gli autori sono stati denunciati o arrestati dalle forze di polizia.

LA LEGGE SEMPRE PIU’ SEVERA

Per quanto riguarda le misure messe in atto, negli ultimi anni, le donne vittime di violenza vengono maggiormente protette anche dalla legge: nel 2019 il cosiddetto “Codice Rosso” e il “reverge porn” hanno introdotto nuovi reati e perfezionato i meccanismi di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.

A Savona, lo scorso 18 novembre, la questura ha sottoscritto il protocollo “Zeus” promosso dal Ministero dell’Interno – Direzione Centrale Anticrimine – che è orientato a diffondere sul territorio della provincia le buone prassi finalizzate ad implementare la capacità di contenimento e gestione delle violenze relazionali e dei rischi di vittimizzazione e promuovere lo sviluppo e l’attivazione di azioni di recupero e di accompagnamento dei soggetti responsabili di atti di violenza nelle relazioni affettive, al fine di favorirne il recupero e di limitare i casi di recidiva.

L’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE

In tutto questo, ovviamente, è fondamentale anche fare prevenzione e sensibilizzazione: moltissime sono stati e continuano a essere gli incontri, le iniziative e i simboli inaugurati in tutta la provincia di Savona per dire “No” alla violenza di genere in ogni sua forma.

Non bisogna dimenticare però che l’impegno a combattere la violenza di genere non debba concentrarsi solo nella settimana in cui cade la giornata internazionale o quando accade un fatto di cronaca inerente: l’impegno di molte associazioni viene portato avanti ogni giorno, nelle scuole, nelle piazze, nei teatri, nei cinema e al telefono, per dare alla donne un posto sicuro dove essere aiutate con la speranza di un vero cambiamento.

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