Sei episodi

“Sua figlia è stata arrestata”, così truffavano gli anziani: due uomini in manette

Partiva tutto da una chiamata di un finto avvocato napoletano, poi i due andavano a ritirare i soldi per la "cauzione"

Savona. Partivano da Napoli per raggiungere una città del Nord Italia e, con la complicità di una concittadina che si fingeva un avvocato, truffavano donne anziane.

Si tratta di due uomini, il 55enne Davide Crisai e il 28enne Marco Parente, entrambi arrestati dai carabinieri di Savona per truffa aggravata, estorsione e possesso di documenti d’identità contraffatti.

Sei in totale gli episodi che hanno permesso ai due di raccogliere ben 60mila euro in 4 mesi. Le truffe, infatti, sono partite a giugno e l’ultima si è verificata lo scorso ottobre. Due sono avvenute nel savonese, precisamente a Celle Ligure (il 7 giugno) e a Borghetto Santo Spirito (il 18 agosto), mentre le altre nelle province di Imperia, Verona, Belluno e Cuneo.

La telefonata del finto avvocato: “Sua figlia è stata arrestata, deve pagare una cauzione”

Il modus operandi era quasi sempre lo stesso. Nella tarda mattina le anziane vittime, tutte ultra 80enni, ricevevano una telefonata sul fisso da parte di una donna, che parlava con inflessione napoletana e si qualificava come avvocato. Le signore venivano poi informate che la figlia aveva investito sulle strisce pedonali una persona anziana, riducendola in fin di vita. Per questo era stata arrestata, rischiando diversi anni di carcere. Per evitarlo, l’avvocato suggeriva il pagamento di una cauzione. Di solito la cifra richiesta variava dai 5.000 ai 25.000 euro.

A quel punto il finto avvocato chiedeva all’anziana di consegnare ai parenti dell’immaginata vittima dell’incidente la somma indicata. A ritirare il denaro era un “incaricato” che si presentava presso l’abitazione della donna nelle vesti di un collaboratore dell’avvocato oppure, come avvenuto in 4 casi, di un presuntomaresciallo dei carabinieri”.

Da Savona al nord Italia: le indagini dei carabinieri

Come detto, in estate due episodi si sono verificati nella nostra provincia. Sono così partite le indagine da parte dei carabinieri di Savona che hanno analizzato le testimonianze delle vittime, le immagini dei sistemi di videosorveglianza cittadini e i traffici telefonici, scoprendo che in entrambe le circostanze le anziane erano state contattate da utenze mobili di Napoli, intestate a cittadini stranieri di fatto inesistenti.

Esaminando i dati telefonici dei presunti avvocati, emergevano varie chiamate verso utenze fisse dell’Italia settentrionale, avvalorando l’ipotesi che gli autori dei reati commessi nel savonese fossero responsabili di analoghi episodi sul territorio nazionale.

Come veniva organizzata la truffa

I due partivano da Napoli con auto a noleggio, diversi telefoni cellulari intestati a prestanome e documenti d’identità contraffatti e raggiungevano la città prescelta, dove rimanevano per due giorni, il tempo necessario per consentire al fantomatico avvocato di chiamare tutte le utenze fisse della zona ed individuare la vittima. Il tutto utilizzando schede telefoniche intestate a prestanome.

Una volta scelta la potenziale vittima, una persona anziana o comunque fortemente suggestionabile, il finto avvocato instaurava un dialogo per raccogliere i suoi dati sensibili personali. A quel punto, la informava dell’incidente della figlia, comunicando che per evitare il carcere sarebbe bastato il pagamento di una somma ingente di denaro o preziosi.

La vittima veniva quindi tenuta impegnata al telefono e, durante la conversazione, l’avvocato avvisava i complici, che si trovano nelle vicinanze, dando precise istruzioni sul luogo dove recarsi. Questi ultimi, senza introdursi nell’abitazione della vittima, si facevano consegnare il denaro prima di dileguarsi e tornare nel capoluogo campano.

L’arresto a Torino

Durate l’ultima “trasferta” in Piemonte del 18 ottobre scorso, i carabinieri di Savona, coadiuvati dai militari competenti per il territorio, sono riusciti a fermare i due napoletani in un albergo di Torino, poco dopo aver truffato una 84enne di Mondovì, arrestandoli e restituendo alla vittima la refurtiva del valore di 10.000 euro, tra denaro in contanti e preziosi.

Proprio durante una trasferta in Piemonte, infatti, i due erano stati controllati da una pattuglia della polizia durante un controllo alla circolazione stradale, in un luogo vicino a quello in cui si era tentata una truffa.

In totale sono stati contestati sei episodi: in due circostanze i due sono stati accusati di truffa aggravata e in quattro di estorsione, oltre di reati di falso per aver utilizzato documenti d’identità contraffatti.

In particolare i reati sono stati commessi: due in provincia di Savona e uno nelle province di Imperia, Verona, Belluno e l’ultimo in provincia di Cuneo, a seguito del quale erano arrestati e posti ai domiciliari a Napoli, dove ieri il Nucleo Investigativo di Savona gli ha notificato la misura della custodia cautelare in carcere emessa del Tribunale di Savona.

Le imputazioni in quattro episodi dei reati di estorsione, e non truffa, sono dovute in quanto il male o pericolo minacciato era rappresentato come certo da parte dell’autore, e in caso di omesso versamento delle somme richieste le figlie delle vittime avrebbero trascorso un lungo periodo in carcere, in un caso con l’aggiunta dell’asserita radiazione dall’albo professionale della figlia medico e la diffamazione sugli organi di stampa locali, quindi le anziane vittime erano poste nelle ineluttabili alternative di consegnare il denaro o subire il male minacciato.

Le indagini sono ancora in corso per identificare i complici e verificare altri episodi sospetti avvenuti in diverse aree del Centro Nord d’Italia.

“Un tema, quello delle truffe alle persone anziane, che ha ricadute non solo economiche ma anche psicologiche sulle vittime, per questo è necessario insistere nella prevenzione, che può passare anche dall’alleanza fra giovani e meno giovani, nonni e anziani, un fattore che può rappresentare un elemento fondamentale per rispondere alle insidie che arrivano dai truffatori, cercando la collaborazione dei famigliari o dei vicini di casa e in caso di situazioni strane o dubbie chiamate il 112”,  dichiara il tenente colonnello Paolo Belgi.

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