Savona. “Passaggio da un’azienda multinazionale a una di dimensioni più ridotte. Mancanza di un piano industriale definito nei dettagli. Nuovo sito in affitto e non di proprietà”. Sono queste le questioni che preoccupano i sindacati manifestate a margine dell’incontro conoscitivo che si è tenuto nella sede dell’Unione Industriali a Savona al quale hanno partecipato i vertici di Schneider Electric e di Semar insieme alle rappresentanze sindacali. Terminato l’incontro i partecipanti si sono spostati nella sede valbormidese dell’azienda.
Schneider aveva annunciato a fine settembre di voler rinunciare allo stabilimento dell’entroterra savonese e cederlo alla Semar Srl (fornitrice della stessa Schneider) di Castelfidardo a Rimini. La comunicazione aveva messo immediatamente in allarme i sindacati preoccupati dal licenziamento dei lavoratori e di un calo, quindi, dei livelli occupazionali (ad oggi sono 130 i dipendenti impiegati).
La cessione non è ancora ufficiale ma Schneider non ha fatto nessun passo indietro. “E’ presto per dare giudizi. C’è tensione sul sito, i lavoratori sono in apprensione. Crediamo che di questo fatto l’azienda debba tenerne conto”, ha commentato Andrea Mandraccia della Fiom. Il piano industriale della nuova entrante – a quanto riferito dai sindacati – prevede uno sviluppo del prodotto: ampliamento delle competenze del sito con nuovo personale che si occupa del commerciale e di Marketing, sviluppo tecnologico dei trasformatori. Sono queste le intenzioni manifestate da Semar. “Ma agli intenti generali bisogna dare gambe”, ha detto Mandraccia.
“L’approccio nella presentazione della nuova azienda ci sembra positivo, ma gli elementi di preoccupazione sono grossi. Da un colosso internazionale passiamo a un suo fornitore. Noi chiediamo una declinazione specifica di quello che sarà la transizione, prodotti, processi e persone.”, ha detto Simone Mara coordinatore Fim Cisl Savona. “Oggi hanno delineato un quadro di massima, non possiammo dare un giudizio definitivo ma sicuramente siamo preoccupati. Una realtà piccola anche se ha una quantità di clienti importante ma vogliamo capire meglio come vuole lavorare questa azienda, quanti e quali investimenti vuole fare e con che macchinari e investimenti”, ha fatto eco Luca Colonna segretario nazionale Uilm.
Il sito – stando alle informazioni che trapelano dall’incontro tenutosi oggi – sarà diverso quello di oggi, ma sarà in affitto (come l’attuale) e non di proprietà. “Quando si compra si dà un altro segnale al territorio e l’impegno è anche diverso e mediamente maggiore”, ha aggiunto preoccupato Gianni Mazziotta della Uil. Rimarrà “in zone limitrofe a Cairo”, comunque in Valbormida. I sindacati chiedono che sia nei confini dell’area di crisi industriale complessa.
Hanno preceduto questo appuntamento, nelle settimane scorse, un picchetto volontario di lavoratori che si sono trovati davanti al sito di Bragno e uno sciopero indetto dai sindacati con un corteo che ha attraversato la città di Cairo Montenotte.