Condanna

Scritte antisemite in centro, le reazioni del mondo politico: “Sfregio all’intera Savona”

“Questa Città è Medaglia d'oro al valor militare per la Resistenza: ha nel suo dna l'antifascismo"

croci celtiche atto vandalico via pia

Savona. La scritta “juden” e le croci celtiche “sono uno sfregio all’intera Savona che è Medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza e che ha nel suo dna sociale e politico, culturale ed etico l’antifascismo, ed è contro ogni forma di totalitarismo”, ha affermato Marco Sferini a nome di Rifondazione Comunista Savona. Episodio condannato anche dal Coordinamento di Articolo 1 e Europa Verde di Savona che hanno definito le scritte apparse la notte scorse in via Pia a Savona “un gesto vile e spregevole”.

“Non è più pensabile minimizzare questi gesti, – ha proseguito Sferini, – soprattutto da parte di una destra che ufficialmente assume toni e posture politiche moderate per apparire istituzionale e popolare, mentre da sempre solletica e vellica gli istinti più intolleranti degli estremisti neofascisti e dei propalatori di nuove anticulture di intolleranza e odio”.

“Quanto avvenuto merita una risposta costituzionale e democratica, sociale e civile che veda tutto il Consiglio comunale e l’Amministrazione uniti nello stimolare una replica che sia, nei fatti, formata dalla riproposizione di una rete di iniziative sui territori che finiscano per marginalizzare naturalmente la pochezza melmatica del neofascismo prepotente”, ha aggiunto ancora Sferini.

“Per parte nostra, Rifondazione Comunista metterà il suo impegno al servizio sempre della causa delle libertà repubblicane, della Costituzione e di una Savona che è e rimane antifascista”, hanno concluso da Rifondazione Comunista Savona.

“Condanniamo il gesto antisemita vile e spregevole accaduto nella centralissima Via Pia, che ci riporta ai tempi più bui della nostra storia. Cogliamo l’occasione per esprimere la nostra solidarietà all’esercente colpito. Con fermezza auspichiamo che vengano sciolti i gruppi di estrema destra, unendoci alla richiesta di altre forze progressiste, perché simili gesti non sono più tollerabili in un Paese Civile e a maggior ragione in una città come Savona medaglia d’oro alla Resistenza che cosi tanto ha pagato per liberare il nostro paese dal nazi-fascismo”, la posizione di Articolo 1 Savona espressa da Marco Anselmo.

“Ma come si può? – si aggiunge al coro il consigliere regionale di Cambiamo Alessandro Bozzano -. Come può la mente umana ancorarsi ancora a manifestazioni di tal bassezza, reminiscenze di un passato atroce che la società civile ha ormai cancellato dal presente, per tenerle però ben vive nella memoria proprio perché quei tempi possano non tornare mai. Le scritte antisemite apparse sulle serrande di un’attività di via Pia a Savona hanno lasciato l’intera provincia, come la regione tutta, sgomenta. Non basta ora lavorare per individuare i responsabili, accecati da una ideologia del male che molto probabilmente neppure riescono a comprendere a pieno”.

“Bisogna indagare il focolaio da cui questo gesto brutale ha potuto svilupparsi, è necessario analizzare la nostra società per capire come queste reminiscenze possano tornare a galla, appositamente rimodellate per dare forma a gesti che non hanno nulla a che vedere con il ragionare razionalmente – evidenzia Bozzano -.  Inutile dire che piena solidarietà va ai proprietari del negozio vandalizzato, per altro non di origini ebraiche. Il mio pensiero è invece incentrato sulla ricerca del vero significato che si può celare dietro un atto così ignobile. Forse alla base c’è questo clima di odio innescato sul tema delle vaccinazioni, che trova il proprio campo di battaglia naturale sui social e viene alimentato da un’informazione che troppo spesso mira a fare notizia a tutti i costi”.

Disapprovazione espressa anche da Europa Verde Savona: “Condanniamo fermamente il vigliacco e terribile gesto avvenuto ai danni di un negoziante di via Pia, al quale rivolgiamo la nostra solidarietà – affermano – Le scritte antisemite rievocano l’epoca più buia della nostra storia, ricordandoci quanto i valori della memoria e della resistenza non vadano mai abbandonati. Come insegnatoci da Hannah Arendt, banalizzare ed ignorare questi valori è proprio ciò che ha portato il fascismo ed il nazismo a prosperare”.

“Coloro che commettono dei delitti sono da condannare sempre, a prescindere dal colore della pelle, della religione, dal genere. Avere lo stesso metro d’azione indipendentemente da chi la compie. Voglio condannare l’antisemitismo e l’antisionismo – dichiara il consigliere regionale di Cambiamo Angelo Vaccarezza. Indigniamoci oggi e speriamo di vedere il responsabile presto in un’aula di tribunale a pagare per questo gesto e creiamo i presupposti per riconoscere agli ebrei di avere diritto di occupare il loro territorio e diritto di difendersi. Bisogna riconoscere lo stato d’Israele che è l’ultimo passo per abbattere l’antisemitismo”.

Questo il commento del gruppo di antifascisti savonesi: “Gìn Bevilacqua sacrificò la sua vita perchè tutti noi potessimo vivere in un’Italia migliore, libera e democratica, in cui non dovessero più esistere discriminazioni di sorta, dovute alla nascita, al sesso, alla lingua, alla religione. Chissà che cosa direbbe, oggi, nel settantasettesimo anniversario della sua morte, ai neofascisti che nella notte tra sabato 27 e domenica 28 novembre, hanno sfregiato con croci celtiche e la scritta ‘Juden’ una bottega di via Pia, nella sua Savona, la città in cui trascorse tutta la sua esistenza”.

“Senza dubbio avrebbe preso una posizione ferma e schietta, com’era nel suo stile. E non avrebbe avuto timore di dire ‘NO’ ad ogni tipo di intolleranza, di qualsiasi genere – aggiungono -. La stessa risposta schietta e degna che invitiamo la cittadinanza di Savona, città medaglia d’oro alla Resistenza, a dare ai nuovi fascisti. Sono tanti i personaggi dell’antifascismo savonese che meritano di essere ricordati alle giovani generazioni. Ma, fra tutti, Angelo Bevilacqua – Gin, come lo chiamavano semplicemente gli amici e i familiari – è davvero inarrivabile. Tutti i ragazzi di oggi dovrebbero conoscerlo, perché nel corso della sua breve esistenza seppe incarnare al meglio i valori e gli ideali di libertà di un’intera generazione”.

“Nato nel 1895, in un’Italia arretrata, in cui gran parte della popolazione era priva di diritti, credette fermamente nel possibile avvento di una società diversa, dove non sarebbero esistite differenze di classe tra gli uomini, dove nessuno avrebbe dominato i più deboli e la solidarietà sarebbe diventata l’unica legge autentica che avrebbe regolato i rapporti tra gli individui. Si iscrisse al Partito Socialista, passando poi, nel 1925, al Partito Comunista” spiegano dal gruppo antifascista savonese.

“Gin era un uomo semplice, non aveva titoli di studio, ma possedeva un fascino e un carisma autentici, sapeva parlare al cuore delle persone, e per questo tanti Savonesi l’avrebbero amato e avrebbero avuto in lui un saldo punto di riferimento. Portuale dapprima, poi operaio all’ILVA, comprese immediatamente da che parte schierarsi e lo fece senza esitazioni di sorta. Schedato come sovversivo, venne arrestato nell’aprile 1934 per la sua appartenenza al Comitato Federale del Partito Comunista. Nel corso dell’interrogatorio che dovette subire, in Questura, venne picchiato e umiliato, ma affrontò i suoi aguzzini a testa alta, con dignità e forza di volontà. Scontò tre anni di carcere e a fatica, quando fu rilasciato, riuscì a ottenere di poter tornare all’ILVA. Nuovamente arrestato nel 1942, scontò altri quattro mesi di carcere a Sant’Agostino” aggiungono.

“La mattina del 27 luglio 1943, tenendo uno storico discorso dal palazzo del Comune di Savona, all’indomani della caduta di Mussolini, parlò alla cittadinanza chiedendo l’instaurazione della Repubblica, la pace immediata e la fine della guerra. Unitosi ai partigiani, il 25 settembre successivo diede vita al gruppo partigiano Stella Rossa nei pressi di Piana Crixia, entrando così nella Resistenza con il nome di battaglia di Leone”.

“Nel febbraio del 1944 divenne il Commissario Politico del Distaccamento Francesco Calcagno e, a partire da allora, iniziò a formare alla lotta partigiana numerosi giovani saliti sulle montagne savonesi per opporsi al nazifascismo. Aveva quasi cinquant’anni, ma affrontò quei duri mesi con la vitalità di un ragazzo: finalmente poteva combattere a viso aperto il nemico di una vita. Catturato sul Bric Camulera, nei pressi di Osiglia, dai militi repubblichini della Banda Ferraris insieme ad altri tre compagni nella serata del 28 novembre 1944, subì orribili sevizie e torture, fino all’alba del giorno successivo. Prima di finirlo, il Capitano Ferraris gli chiese: ‘Sai cosa ti aspetta?’ Gin gli rispose: ‘Quello che sta per succedere a me può accadere a te domani, con una differenza: che io conosco il motivo perché muoio. Tu non lo saprai mai’. Un saluto affettuoso, Compagno Gin” concludono dal gruppo antifascista savonese.

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