Ricordo

Scomparsa di Cosimo Costa, il ricordo di Pier Franco Quaglieni: “Ha scritto il suo nome nella storia”

“L’importanza della sua figura riconosciuta a livello nazionale ed internazionale”

Cosimo Costa Ingauno dell'anno 2020 - premiazione

Albenga. “L’avv. Cosimo Costa appartenne ad una delle famiglie storicamente più antiche ed insigni di Albenga. Aveva un’eleganza aristocratica anche quando parlava il dialetto ingauno”. Inizia così la lettera in ricordo di Cosimo Costa, che si è spento nella notte appena trascorsa, all’età di 93 anni, scritta dal professor Pier Franco Quaglieni del Centro Pannunzio.

“Era stato un principe del Foro, ma la sua importanza nazionale e internazionale riguarda soprattutto  la passione della sua vita che era già stata di suo padre e di Nino Lamboglia, – ha proseguito Quaglieni. – L’Istituto Internazionale di Studi Liguri che fece di lui un protagonista, il cui nome ed il cui prestigio travalicavano le antiche mura tanto amate, dov’era vissuto nello storico palazzo di piazza San Michele. Un anno fa mi parlò di lui con grande estimazione l’archeologo-principe Carandini”.

“Il nome di Cosimo Costa è noto a tutti gli studiosi ed aver partecipato a qualche iniziativa da lui promossa è stato un grande onore. Non potrò mai dimenticare le cene a casa sua in compagnia di quella che, parafrasando Bobbio, definirei l’Albenga civile. Per questo suo prestigio famigliare e intellettuale ci fu una volgare e cieca invidia, anche cattiva, attorno al suo nome. Solo Romano Strizioli lo difese andando controcorrente”, – ha aggiunto ancora.

“Quando si seppe che frequentavo la sua casa, alcuni albenganesi cancellarono anche me, devo dire con mio sommo piacere. L’amicizia con Cosimo era la cosa che valeva di più. Gli conferii il premio nazionale ‘Francesco De Sanctis’ in Comune, con il sindaco Cangiano. Lo proposi per l’Ingauno dell’Anno e fui io a tenere la laudatio in quella occasione nella mitica Piazzetta dei Leoni, che insieme contribuimmo a liberare dalle auto in sosta, una delle tante volgarità di Albenga contro cui Cosimo ha combattuto a viso aperto, seguendo l’amico Lamboglia”.

“Il suo nome era ormai entrato nella storia, ma Cosimo aveva scelto una vita austera, semplice, rigorosa da vero studioso libero. Chi lo ha ostacolato dovrà pentirsi di fronte alla sua scomparsa che pone ancora più in risalto l’integrità e la passione civile di un grande uomo ,espressione di un’Italia che non c’è più. Il Centro Pannunzio che lo ebbe amico, abbruna il labaro nazionale”, ha concluso Quaglieni.

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