Savona. Si possono usare tre aggettivi per sintetizzare la figura del cinquantacinquenne neosindaco Marco Russo. Cattolico, perché è il quarto figlio dell’ex senatore “cristianosociale” Giovanni “Nanni” Russo e nipote dello storico esponente democristiano Carlo Russo e in quel mondo ha “militato” sin da piccolo. Progressista, perché definisce la sua proposta politica “un percorso innovativo, di impronta civica e che coinvolge cittadini e partiti”. Federatore, perché è riuscito ad unire le diverse anime del centrosinistra e della sinistra sotto uno stesso tetto.
Del nuovo primo cittadino sappiamo che nei prossimi cinque anni intende far tornare la città ad essere “giusta, dinamica e attrattiva”, soprattutto per le giovani generazioni. Ma cosa conosciamo del suo passato personale e professionale? IVG.it lo ha incontrato per “scavare” nella sua biografia.
Sindaco, ci racconta dove ha vissuto e quali scuole ha frequentato?
“Sono cresciuto alla Villetta, all’epoca quartiere molto accogliente per i bambini con tanti spazi di ritrovo e gioco. Qui ho frequentato elementari e medie, poi mi sono iscritto al Liceo Classico e alla Facoltà di Giurisprudenza di Genova, perché mi interessavano l’interpretazione e l’argomentazione della legge. La scelta di diventare avvocato è venuta nel corso degli studi e solo in misura minore dalla volontà di seguire le orme di mio papà e mio fratello”.
La sua attività politica è nata in casa.
“Ho sempre vissuto l’impegno civile, sociale ed ecclesiale della mia famiglia, tuttavia il mio ingresso vero e proprio in politica è stato nel 2007 con la nascita del Partito Democratico. Sono stato consigliere comunale e capogruppo in quello provinciale, un’esperienza che mi ha messo in contatto con la dimensione e l’importanza delle istituzioni. Progressivamente mi sono allontanato dalla vita di partito. La mia candidatura e la campagna elettorale per diventare sindaco sono state il frutto del lavoro di quegli anni e nell’associazionismo”.
A tal proposito, lei è stato presidente provinciale delle ACLI per due mandati e del Forum del Terzo Settore: quale eredità le hanno lasciato queste esperienze?
“Un’impronta fortissima. Le mie convinzioni sul coinvolgimento dei cittadini e la politica come collegamento tra il sociale e il governo sono nate lì. Anche l’AGeSCI è stata un luogo di maturazione e forte impegno, così come la Diocesi, di cui da giovane su richiesta di monsignor Lafranconi ho curato la pastorale del lavoro”.
Savona può diventare un modello, uno “stile di vita”?
“Non dobbiamo creare un modello ma innovare, poi se altri si ispireranno a noi tanto meglio ma alla politica serve una grande iniezione di innovazione. Sento costantemente una tensione tra le scelte immediate da un lato e la necessità di immaginare sviluppi ‘imprevisti’ dall’altro ma non bisogna cadere in un estremo, l’adagiarsi sul consolidato, o nell’altro, il vivere sulla luna, che è fantasmagorico ma non aderente alla realtà. In questo senso il mio riferimento è il testo cristiano della lettera ‘A Diogneto’. Il voto dato a noi non è di delega ma di appartenenza: Savona può uscire dalla sua parabola storica di crisi solo con strumenti eccezionali e se tutti contribuiranno al rilancio”.
A quali importanti personalità s’ispira?
“Una è Giovanni Bianchi, presidente nazionale delle ACLI nel periodo in cui vi entrai, che ritengo essere stato profondamente ispirato e concreto e dal quale ho imparato la visione della politica come tensione alta. L’altra è Romano Prodi, che ha rappresentato una grande innovazione. Per citare un sindaco, Giuliano Pisapia, che ha costruito la sua amministrazione partendo dai territori e aggregando persone innamorate di quel percorso. Un leader deve costruirsi attorno una comunità in cui ognuno senta di farne parte e dia un contributo piccolo o grande”.
Ci svela infine i suoi interessi?
“Sulla musica sono ecclettico: ascolto molta classica e ho parecchi dischi di rock e cantautori italiani e alcuni di jazz. Mi piacciono gli spettacoli teatrali innovativi per il testo, la regia o la scenografia e i film francesi. Fin da piccolissimo tifo Milan, come i miei fratelli”.