4 dicembre

Riapre il Museo del Mare a Varazze: la storia delle navi romane al largo della città, patrimonio “da valorizzare”

Il museo riaprirà il 4 dicembre, a ingresso libero: la città può contare sulla presenza, davanti alle sue coste, di due relitti

Generico novembre 2021

Varazze. L’Associazione Amici del Museo del Mare di Varazze comunica che, dopo la consueta chiusura per i necessari interventi di restauro e sistemazioni varie, da sabato 4 dicembre 2021 riapre la “Sala Espositiva Permanente”, ospitata in via dei Tornitori n. 9, nella darsena del porto turistico Marina di Varazze.

Ingresso libero, nel rispetto delle normative in vigore per contrastare il diffondersi del COVID-19 e sue varianti. Orario di apertura: sabato, domenica e giorni festivi dalle 15 alle 18. Come da consuetudine è possibile prenotare visite guidate per scolaresche e gruppi telefonando o scrivendo a: museonavalevarazze@libero.it – Tel. 347.5565942.

“Per prepararci ad accogliere i visitatori in totale sicurezza – afferma Lorenzo Bolla, Presidente dell’Associazione e coordinatore del coeso gruppo di volontari che ne garantisce l’apertura – stiamo effettuando accuratissime pulizie di tutti gli spazi che verranno fruiti dal pubblico e ripeteremo tale operazione prima di ogni apertura al pubblico”.

Attualmente, i Volontari dell’Associazione Amici del Museo del Mare di Varazze, sono impegnati in un attento e capillare riassetto dei tanti modelli di imbarcazioni e specifici attrezzi presenti nell’ormai strapiena “Sala Espositiva Permanente”, sempre più visitata ed apprezzata da varazzini e gentili ospiti, provenienti anche dall’estero.

“Negli ultimi mesi – continua il Presidente Bolla – ci sono stati donati vari modelli: alcuni in temporanea esposizione ed altri in forma permanente come nel caso del Sig. Fabbri di Genova-Pegli il quale, in procinto di trasferirsi dal figlio in Francia, su suggerimento di una nipote, che aveva visitato in primavera il Museo, ci ha consegnato una serie di pezzi con dimensioni abbastanza grandi, per i quali dobbiamo trovare un’idonea sistemazione per tipologia, cercando di inserirli in modo tematico con quanto già esistente”.

“Ricordo – continua Lorenzo Bolla – quando è stato inaugurato nel 2013, una sala quasi vuota, con pochi pezzi esposti ma, con il passare degli anni siamo riusciti a recuperare e salvare numerosi modelli, al punto che attualmente non abbiamo più spazio sufficiente e, seppure malvolentieri, siamo costretti a restituire alcuni esemplari ai loro proprietari, per fare posto a nuovi ed interessanti arrivi. Abbiamo fatto presente all’Amministrazione Comunale la situazione e, ora non ci resta che sperare in uno spazio espositivo più grande, magari nei locali che verranno costruiti in sostituzione dei Cantieri Baglietto”.

“Ringraziamo i Volontari dell’Associazione Amici del Museo del Mare per il loro esemplare impegno socio-culturale a favore della comunità. Come non essere orgogliosi di loro quando li ascolti spiegare ai visitatori, dei quali in tanti sono giovani e giovanissimi appassionati, come venivano realizzati le barche e i velieri che hanno reso famosa la città di Varazze e la sua laboriosità nel mondo Grazie ragazzi. Siete unici e meravigliosi come i tanti altri Volontari impegnati in molteplici settori nel nostro “el Paese”.

RISCOPRIRE IL PASSATO: NAVI ROMANE, PATRIMONIO “DA VALORIZZARE”

Il mar ligure è ricco di reperti archeologici e in particolare di navi dell’epoca romana, le cosiddette “onerarie”, imbarcazioni mercantili che trasportavano carichi di vario genere, per lo più navigando a non grande distanza dalla costa. Depositaria dei segreti della navigazione nei secoli (come dimostra l’antico nome di “Ad Navalia”) è ancora una volta Varazze.

Generico novembre 2021

 Dopo il ritrovamento della imbarcazione tardo medievale (prima metà del XVI sec.) avvenuto nel 1990, con il suo carico di ceramiche e manufatti d’uso quotidiano, nel marzo 2012 è stata la volta di un ritrovamento ancor più importante: una nave oneraria romana, lunga 20-30 metri, del periodo tra il I e il II sec a.C., che giace sul fondale a circa 100 m., a due miglia e mezzo dalla costa.

La nave, della quale non sono ancora note le cause del naufragio, ha un carico importante di anfore che contenevano generi alimentari, molte delle quali ancora intatte. A detta degli esperti si tratta di uno dei ritrovamenti più importanti degli ultimi anni nelle acque della Liguria. La segnalazione è stata fatta alle autorità competenti dal sig. Francesco Torrente, pescatore di Varazze.

L’imbarcazione era a pieno carico quando è naufragata: al suo interno sono visibili ben stivate centinaia (?) di anfore di tipo «dressel 1». Mentre nella parte superiore della nave sono visibili parecchi frammenti di anfore danneggiate dall’attività di pesca, ben più importanti sono le numerose anfore rimaste intatte all’interno della imbarcazione romana. Lo dimostra il recupero, effettuato dal nucleo sommozzatori dei Carabinieri, di un’anfora perfettamente conservata con all’interno il carico (olio, olive in salamoia, vino, salse, miele?) ancora sigillato che, grazie alle moderne tecniche di studio e di analisi potrebbe dare utili indicazioni sulla vita quotidiana in Liguria nell’epoca Augustea.

Il tutto, è stato possibile grazie all’impiego di “Pluto”, il robot subacqueo dotato di due “mani” d’acciaio, in grado di afferrare le anfore e a trasportarle in superficie, guidato dal sonar e dal remote control di un sommozzatore dell’Arma.

L’anfora, opportunamente ripulita dalle incrostazioni e concrezioni esterne ad opera della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Liguria, è stata anche esposta a Genova, a Palazzo Ducale, nel settembre 2012, per le Giornate del patrimonio, ed ora esposta al Museo Archeologico Ligure di Pegli.

Per il recupero delle altre decine di anfore del carico della nave e delle parti superstiti dello scafo servirà un’apposita campagna di studio da parte della Soprintendenza, che porterebbe sicuramente a esiti assolutamente interessanti per una più approfondita conoscenza dei traffici marittimi lungo la cosiddetta “via imperiale del mare” la cui rotta in epoca romana collegava regolarmente le nostre coste a quelle della Gallia meridionale. Ma mancano le “palanche” perché si tratterebbe di un’operazione molto costosa.

Sarebbe il caso che, usufruendo anche degli appositi Fondi Europei e/o di quelli contemplati nel PNRR nazionale, il Comune di Varazze si facesse parte diligentemente attiva presso la Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio di Genova, per la realizzazione quanto prima di una campagna di studio e attività, che porti alla luce (e alla conoscenza di tutti) questo importante patrimonio storico-archeologico.

Nell’immaginare un domani l’arricchimento del nostro Museo del Mare, opportunamente risistemato in una nuova e più ampia sede, con i resti della nave romana, possiamo per il momento essere orgogliosi del contributo che ancora una volta Varazze ha dato alla conoscenza e alla scienza.

Tiziano Franzi

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