Liguria. “Fino a due anni fa le persone che cercavano un’occupazione superavano le offerte di lavoro. Quest’anno la situazione si è ribaltata ed è la prima volta che accade, soprattutto per i lavori stagionali del turismo. Non essendo diminuita la popolazione ed essendoci un grande buco per alcuni mestieri, è chiaro che per alcuni settori le persone non vogliono andare a lavorare”.
A sostenerlo è Gianni Berrino, assessore regionale al Lavoro e al Turismo ed esponente di Fratelli d’Italia, intervenuto oggi alla presentazione del Salone Orientamenti che tornerà in presenza ai Magazzini del Cotone dal 16 novembre proprio con l’obiettivo di far incontrare domanda e offerta di lavoro con particolare attenzione ai giovani in uscita dai percorsi formativi.
“I lavori più richiesti sono quelli per cui c’è stato un grande patimento per tutta l’estate: barman, camerieri, aiuto cuochi, tutte posizioni che hanno una forte richiesta stagionale e per cui non si è riusciti a colmare il gap – riflette l’assessore Berrino -. Negli ultimi due anni specialmente stiamo assistendo a uno sbilanciamento tra offerta e richiesta. È chiaro che qualcuno non abbia voglia di lavorare, non si capisce perché”.
In realtà Berrino fornisce una sua chiave di lettura del fenomeno: “La mia interpretazione è che il reddito di cittadinanza abbia perturbato il sistema. È chiaro che se uno percepisce 750 euro al mese non va a lavorare per due mesi. Secondo me questa è la causa principale. La formazione noi l’abbiamo fatta sempre come gli altri anni, i bandi ci sono stati come gli altri anni, gli aiuti alle imprese sono stati anche maggiori, tanto che abbiamo raggiunto richieste per 19 milioni sul patto per il lavoro nel turismo”.
Non potrebbe essere invece che le condizioni proposte dai datori di lavoro non siano abbastanza dignitose? Secondo l’assessore ligure no, anzi: “Devo spezzare una lancia per il comparto turistico, ristoranti, bar e hotel: le offerte prevedono tutte contratti di lavoro con il salario sindacale previsto, in alcuni casi anche superiore. Ora è inutile fare polemica sul perché, ma questo trend dopo due anni è diventato costante. La mia interpretazione è che il reddito di cittadinanza abbia tolto un po’ di voglia di lavorare a chi ne può fare a meno”, conclude.