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Reddito di cittadinanza, assessori regionali al lavoro di centrodestra: “Fallimento è dovuto al concetto stesso di sussidio”

"Ha fallito perché mal concepito e mal gestito"

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Liguria. “Lo ripeteremo fino allo sfinimento: il fallimento del reddito di cittadinanza non è responsabilità delle Regioni e del personale dei centri per l’impiego che hanno fatto in pieno il loro dovere ma è lo stesso reddito di cittadinanza, per come è strutturato, che ha fallito perché mal concepito e mal gestito. Parlare di inefficienze da parte dei centri per l’impiego e quindi delle Regioni non è accettabile, il problema, come sostenemmo fin dalla sua partenza, è che il reddito di cittadinanza non è una misura di politica attiva di lavoro ma un sussidio. A conferma di ciò lo scrive lo stesso comitato di sorveglianza nella relazione predisposta per il ministero del lavoro in cui afferma che i percettori del reddito di cittadinanza sono disincentivati a cercare un’occupazione e che a loro non conviene lavorare”.

Gli assessori al lavoro delle Regioni amministrate dal centrodestra scendono in campo per difendere dalle critiche l’attività delle proprie amministrazioni e le presunte inefficienze dei centri per l’impiego che da subito si sono resi disponibili sia alla presa in carico, sia ad ospitare i navigator, assunti a tempo determinato da Anpal Servizi proprio per seguire i percettori del reddito di cittadinanza e cercar loro occupazione.

“La realtà è chiara a tutti, tranne ai ‘pasdaran’ del reddito di cittadinanza – proseguono gli assessori –  il sussidio ha ingessato e reso ancor più complicato l’accesso al lavoro. Ciò si è visto chiaramente questa estate per quanto riguarda lavori stagionali legati al turismo ed alla ristorazione. Se in passato, in questo settore, era molto più numeroso il numero di chi cercava lavoro rispetto ai posti disponibili, quest’anno invece tutti gli operatori hanno faticato immensamente a trovare personale”.

“Era facile essere profeti quando facevamo notare che un conto è dare sostegno ai poveri veri e a chi è inabile al lavoro, mentre un altro è dare una sorta di ‘paghetta di stato’ a chi invece potrebbe lavorare ma che, grazie al reddito di cittadinanza, preferisce non farlo”, concludono gli assessori.

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