Pensiamoci

Intervista

Parla Elio Ferraris, il Richelieu savonese: “Così ho aiutato Caprioglio e Russo a diventare sindaci”

L’endorsement per la candidata del centrodestra e poi il ritorno alla “casa madre” sull’altro fronte

Elio Ferraris
Foto di Marcello Campora

Savona. C’è una persona che ha avuto un ruolo ben delineato nell’elezione a sindaco di Ilaria Caprioglio (quindi giunta di centrodestra) e poi di Marco Russo (quindi centrosinistra), anche se con modalità e peso molto diversi. Parliamo di Elio Ferraris, a cui abbiamo chiesto di chiarirci quali siano state le sue azioni da Richelieu della politica savonese in un caso e nell’altro. “Per carità, non mi chiami Richelieu – risponde intanto – Ho agito solo per passione politica e infatti non ho mai chiesto nulla. Al massimo – sorride – cercherò una raccomandazione per trovare un posto in una buona Rsa”.

Per capire l’Uomo, e quindi i suoi comportamenti, occorre ripercorrerne, con il suo aiuto, formazione e percorso politico. Frequenta il liceo classico pareggiato valdese di Torre Pellice, con insegnanti liberali, socialisti, comunisti ma, per definizione stessa della scuola valdese, non democristiani. Guarda le Tribune elettorali dell’epoca e condivide il pensiero di Giovanni Malagodi, tanto da iscriversi alla Gioventù liberale.

Si trasferisce a Trento alla fine del 1968 per frequentare la facoltà di sociologia, con i fermenti giovanili dell’epoca e insegnanti come Bobbio, Alberoni, soprattutto Gian Enrico Rusconi.

Si iscrive al Pci nel 1970 e finalmente approda a Savona chiamato da Giovanni Burzio alla Cisl tramite comuni amici. Qui inizia le sue esperienze sindacali, amministrative e politiche che lo portano a diventare tra l’altro consigliere provinciale nel 1975 e segretario del pci nel 1980. Nel 1989 condivide la svolta di Occhetto, si iscrive poi al Pds ma lo lascia nel 1992 per disaccordi vari, abbandona la vita politica e avvia un lavoro autonomo come editore. Dal 1988 al 1994 ha anche la tessera del partito radicale, che lascia per via dell’accordo Pannella-Berlusconi.

Spirito inquieto? Non è solo una battuta, perché nel 1996 costituisce il Circolo degli Inquieti di cui diventerà poi presidente, alla fine del 2015, tale Ilaria Caprioglio: il cerchio comincia a stringersi…

Ferraris, come mai lei, sincero democratico di sinistra, ha contribuito all’elezione di Caprioglio e quindi al successo del centrodestra?

“Non condividevo nulla della politica del Pd, delle sue incrostazioni di potere, delle modalità di elezioni primarie. Ho parlato con un po’ di persone sui progetti per la città e per esempio con Luciano Pasquale, credo di poterlo dire perché non è un mistero, abbiamo pensato a Ilaria, che conoscevo bene per la sua esperienza al Circolo degli Inquieti. Giovane, empatica, entusiasta, e la sua poca esperienza in politica poteva paradossalmente diventare un pregio, una tabula rasa su cui costruire buone cose”.

Con l’appoggio a Marco Russo è tornato alla casa madre… Ma com’è nato l’endorsement all’attuale sindaco?

“Un lungo percorso. Con altri pensavo già a una lista civica, lui mi ha contattato alla fine del 2019. Non lo conoscevo bene di persona, lo giudicavo come altri, sbagliando, un po’ indeciso, lento, poco concreto. Poi il percorso del Laboratorio e infine dell’Agenda. Ricordo anche che agli inizi nicchiava a ipotesi di candidatura”.

Forse faceva finta…

“Sì, adesso penso anch’io che fosse così, ma può essere giustificato che non volesse scoprire le sue intenzioni”.

Perché ha vinto Russo? Merito suo o demerito degli avversari?

“Soprattutto merito suo. A mano a mano che illustrava a persone e gruppi di persone i contenuti della sua Agenda ho capito che c’era molta sostanza. Bucava con gli interlocutori, contava ovviamente sull’associazionismo cattolico e sulla necessità di partecipazione. Lo criticavano per l’ampiezza nell’esposizione delle sue idee, ma è perché c’era molta sostanza: il porto, il Campus, la cultura, i quartieri, il commercio, tutto ciò che serve per una città strategica”.

Il centrodestra ha comunque sbagliato molto…

“C’è sempre una somma di cause in una vittoria politica. Marco ha cercato un consenso ampio, anche quello dei moderati visto com’è cambiata la geografia politica dei quartieri savonesi. Nelle periferie trova spazio una componente sociale e populista che ha virato a destra, il Pd ha consensi anche nella Ztl…”.

Detto così sembra tutto facile.

“Pensavo che Russo potesse vincere al primo turno, questo non è avvenuto per la forte tenuta dei Cinque Stelle. Al ballottaggio non c’è stata storia, ha vinto in tutti i quartieri”.

Ora occorre però che Russo metta in atto le sue proposte. Sarebbe già difficile così, ma ci sono pure ostacoli imprevisti come la pulizia straordinaria della città cui si oppongono persino i sindacati.

“Mi sembra francamente inaccettabile vista la situazione in cui versa l’Ata. Qualcosa che assomiglia a un ricatto, tra l’altro inutile perché non risolve certo i problemi dell’Ata, che è pure commissariata”.

Poi c’è il caso di via Nizza. Progetto disastroso, lavori in ritardo. Che ne pensa?

“Non ho tutti gli elementi per rispondere. Il progetto si deve non tanto al sindaco Berruti quanto, nel caso, a qualche suo pessimo assessore. C’è bisogno di confronto con i cittadini su quanto si può ancora fare. Un metodo che a Legino sta funzionando”.

E ora che fa Ferraris-Richelieu? Compito terminato?

“A parte la battuta su Richelieu, tutti noi che abbiamo condiviso il suo progetto abbiamo il dovere di stargli vicino e aiutarlo”.

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