Non solo un'ipotesi

Medici di base anche nel Ppi di Cairo, Speranza e Morando d’accordo: “Vantaggioso per la popolazione”

Il sindaco Lambertini: "Vogliamo un ospedale aperto, funzionante e che risponda alle esigenze del territorio"

Ospedale Cairo

Cairo Montenotte. Medici di famiglia non solo nella Casa di Comunità, ma anche nel Punto di primo intervento. È questa la soluzione pensata da Regione e Alisa per il Ppi di Albenga, dove la carenza di personale si temeva potesse provocare la chiusura del presidio. E lo stesso potrebbe accadere a Cairo Montenotte.

Per ora nulla di ufficiale, ma le indiscrezioni che circolano e soprattutto le dichiarazioni degli scorsi giorni da parte del governatore Toti (“Il sistema sperimentale che sarà collaudato ad Albenga verrà poi esteso agli altri Ospedali di Comunità della Liguria”, aveva detto) sembrano che si tratti più di una semplice ipotesi. La linea scelta dalla Regione è infatti quella di attribuire un ruolo sempre più importante ai medici di medicina generale per la gestione della parte emergenziale della continuità assistenziale, così come previsto dal Pnrr.

E in questo scenario, rientrerebbe anche il nosocomio cairese che, secondo i piani regionali, è destinato a diventare un ospedale di Comunità con annesse una Casa di Comunità e una piastra ambulatoriale, insomma “un vero polo sanitario di vallata”, come lo ha definito Toti.

Sulla questione, però, l’amministrazione cairese aveva chiesto maggiore chiarezza, inviando alla Regione un documento al quale veniva richiesta una risposta entro oggi, lunedì 15 novembre. Il tutto per ottenere una comunicazione ufficiale, e non solo via stampa, dei piani previsti per l’ospedale di Cairo, ovvero uno scritto che contenesse tutti dettagli dell’operazione: dall’emergenze, alle sale operatorie, agli ambulatori, ai reparti di degenza e all’adeguamento della strumentazione.

“Vogliamo sapere nello specifico quali saranno gli investimenti (per ora Toti aveva parlato di 6 milioni di euro ndr) e cosa ci sarà all’interno dell’ospedale – ribadisce il sindaco Paolo Lambertini – sia per quanto riguarda la degenza, gli ambulatori specialistici, la diagnostica, le emergenze e la day surgery, le sale operatorie sono nuove e non sono mai stati usate, speriamo che presto possano essere attivate. Insomma vogliamo un ospedale che sia aperto, funzioni e risponda alle esigenze del territorio, per evitare che in caso di necessità di cure medio-basse ci si debba recare a Savona o Pietra Ligure”.

Dal 2012 ad oggi il presidio è stato ridimensionato drasticamente – prosegue il primo cittadino -, attualmente offre pochissimi servizi e questo deve cambiare. Per ora sappiamo che per diversi motivi, che ci sono stati più volte spiegati, non potremo avere un pronto soccorso, ma non è detto che in futuro, questo non possa cambiare. Ora, però, è importante ottenere quello che è possibile ottenere”.

Per avere una risposta della Regione, però, bisognerà attendere ancora qualche giorno. Venerdì 19, infatti, verrà approvata dalla giunta regionale una delibera di indirizzo, nella quale verranno indicate tutte le informazioni richieste. E si scoprirà anche se saranno i medici di base, e non gli operatori del 118 (come avviene attualmente), ad occuparsi del Punto di primo intervento.

In attesa di venerdì, il direttore generale di Asl2, Marco Damonte Prioli preferisce mantenere riserbo sulla questione, ma l’amministrazione cairese conferma che si tratta di un’ipotesi al vaglio della Regione. “Secondo quanto ci è stato comunicato – afferma il vicesindaco e assessore alla sanità Roberto Speranza – i medici di medicina generale troveranno uno spazio all’interno della struttura ospedaliera per svolgere la loro attività e in cambio supporteranno i vari reparti. Ancora, però, non sappiamo come verrà organizzato il tutto”.

Una soluzione che, secondo Speranza, avrebbe diversi vantaggi. “I medici di base avrebbero la possibilità di avere a disposizione la strumentazione ospedaliera e un ambulatorio vicino e tutti potrebbero collaborare all’interno della struttura”, spiega.

D’accordo anche il direttore di Cairo Salute, Amatore Morando. “Sono favorevole al progetto– dice – ovviamente, però, si tratterebbe di un sistema completamente nuovo, da strutturare, organizzare e costruire nel dettaglio. Nel caso si riuscisse a realizzare, porterebbe dei vantaggi alla popolazione”.

E all’accusa di alcuni che ad Albenga nutrono perplessità sulla preparazione dei medici di base di affrontare le urgenze, Morando risponde: “Innanzitutto in un Ppi i codici rossi non vengono trattati, ma trasferiti in pronto soccorso, così come avviene quando un paziente si reca nello studio di un medico di famiglia e ci si accorge che si è di fronte ad un emergenza. Per quanto riguarda invece la bassa e media intensità, è meglio che ad occuparsene sia il medico di base, perché conosce i pazienti e i colleghi che li curano”.

Morando chiude poi con una battuta sulla necessità di avere un pronto soccorso in Valbormida. “Sarebbe bello – sottolinea – ma purtroppo in questo momento è un’utopia realizzarlo.  Quindi piuttosto di non avere nulla, meglio un Punto di primo intervento”.

E’ di un’latra idea, invece, il Comitato sanitario locale che sabato 27 novembre si riunirà in piazza De Ferrari a Genova per prendere parte alla manifestazione organizzata da Sos Salute Pubblica Liguria, durante la quale verranno chiesti “interventi urgenti a difesa della sanità pubblica ligure”. Alla manifestazione si unirà anche l’amministrazione cairese. “Vedremo se dopo la risposta della Regione di venerdì, cambierà lo slogan della protesta valbormidese”, chiosa il vicesindaco Speranza.

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