Savona. Sono partite negli Stat Uniti ed entro Natale dovrebbero prendere il via anche in Italia le vaccinazioni anti-Covid per i bambini dai 5 agli 11 anni. Un argomento che fa già molto discutere. E se da una parte ci sono genitori che hanno quella sana e naturale preoccupazione, dall’altra c’è chi nei cortei no vax urla “Giù le mani dai bambini” accusando governo, agenzie farmaceutiche e scienziati di voler iniettare un “siero sperimentale” anche sui giovanissimi. Ma quali sono realmente gli effetti che il vaccino e il Covid possono avere sui più piccoli? È davvero pericoloso vaccinarli? In caso di positività cosa rischiano?
Abbiamo posto queste domande ad Alberto Gaiero, direttore di Pediatria e Neonatologia degli ospedali San Paolo e Santa Corona, per cercare di fare chiarezza e di fornire alle famiglie l’opinione di un esperto che possa aiutarle nella loro scelta.
Anche se manca più di un mese, infatti, in molti stanno già riflettendo su cosa fare: immunizzare il proprio figlio oppure no? Per il primario savonese la risposta è “Sì, il motivo? Per proteggere loro, le famiglie, la popolazione, salvaguardando la loro salute e vita sociale, e per evitare gli effetti del Covid che nell’ultimo anno, in alcuni casi hanno causato gravi malattie a distanza di mesi anche in bambini senza patologie pregresse”.
“È importante vaccinarli perché anche i bambini possono ammalarsi in modo grave”
“Anche se si ammalano i bambini non rischiano nulla”. È questa una delle frasi che spesso si sente dire, ma è davvero così? “No, purtroppo anche i più piccoli, in caso di positività al Coronavirus, rischiano di ammalarsi in maniera grave – spiega Gaiero – Certo, è molto meno frequente rispetto agli adulti, i bambini sono risultati più protetti dal virus, ma possono anche avere complicazioni sia durante la malattia che a distanza e possono trasmettere il virus. È quindi importante vaccinarli”.
“Ricordiamo che anche se il Covid colpisce in maniera diversa i bambini, è una malattia che non conosciamo ancora del tutto e ci ha abituato ad avere delle sorprese – sottolinea il pediatra . Magari si scopre che una determinata variante colpisce maggiormente i bambini, noi cosa facciamo? Non li proteggiamo? È un dovere quello di proteggerli, nei confronti anche delle loro famiglie e di chi non si potrà vaccinare anche per età, ovvero i bambini in età pediatrica”.
“Io credo che qualsiasi possibilità sicura, e al momento questo vaccino ci dà sicurezza, debba essere promossa per la salute dei bambini”.
“In crescita i casi di malattie post Covid, anche in bambini che non avevano patologie pregresse”
A preoccupare il primario e gli altri medici, è però una malattia che si presenta a settimane di distanza dal Covid, anche in bambini non a rischio. Si tratta della Mis-C, ovvero una malattia multisistemica che può comparire dopo 2-6 settimane da un’infezione anche “banale” di Covid e può interessare il cuore, i polmoni, il sistema gastrointestinale e il sistema nervoso centrale.
“Oltre alle classiche forme respiratorie che colpiscono in particolare i pazienti più fragili, molto più frequente si verificano casi di malattie infiammatoria cronica post Covid, la cosiddetta Mis-C che ha già una casistica piuttosto importante in bambini che hanno fatto il Covid come una forma quasi ‘influenzale’ – racconta Gaiero – A distanza di un mese/un mese e mezzo questi bambini hanno avuto questa complicata multisistemica che è pesante e deve essere trattata con dei farmaci in ambienti specialistici”.
Mentre il Covid dà delle manifestazioni più gravi in soggetti che hanno dei fattori di rischio, questa malattia cronica lo fa anche in bambini senza patologie pregresse “e quindi diventa oggettivamente un problema”, evidenzia il primario.
“Come dichiarato recentemente dal Gaslini, i bambini covid positivi che hanno dovuto ricoverare molto spesso erano figli di genitori positivi e non vaccinati, è dunque evidente che i dati della scienza e dell’esperienza consigliano di perseguire la strada della vaccinazione. Meno il virus gira, meno possibilità c’è di ammalarsi”.
“Non è una sperimentazione, si fa una campagna di prevenzione”
Tra le varie accuse mosse contro il vaccino anche quello che si tratti di un “siero sperimentale”. Sull’argomento Gaiero sottolinea: “Non è una sperimentazione, si fa campagna di prevenzione. A dimostrarlo anche le vaccinazioni degli adolescenti, che in Italia sono partite a giugno e non hanno dato oggettivamente dei problemi, noi non li abbiamo visti, tolto il dolore al braccio, che è solo un piccolo fastidio”.
“Purtroppo – continua – questo argomento è diventato di grande tensione, una guerra tra fautori e non fautori, ha preso delle connotazioni politiche secondo me sbagliate. Si tratta semplicemente di ragionare a mente fredda, di cercare di fare le cose che sono più protettive nei confronti dei bambini e delle loro famiglie e di riflettere su quanto sia fondamentale ridurre la diffusione di questo virus per la salute di tutti”.
“Il vaccino può causare delle complicazioni? Sì, ma è molto raro, è più facile morire in un incidente stradale o di tumore”
Altro tasto dolente al centro della discussione: gli effetti collaterali del vaccino sui bambini. Quali possono essere? “Sono stati descritti casi di interessamento cardiaco e di reazioni allergiche, ma sono molto molto rari”, spiega Gaiero.
“Nessun farmaco, nessuna metodica, nessuna pratica medica o chirurgica è assolutamente priva di potenziali effetti non desiderati –ammette – Però quando devo mettere sulla bilancia le complicazioni che possono esserci da vaccino nei confronti di quelle che possono esserci da malattia, le prime sono estremamente più rare statisticamente rispetto alle altre, quindi è già un confronto a favore della vaccinazione”.
Il pediatra si sofferma poi sull’atteggiamento generale nei confronti dei vaccini: “Dovremmo cambiare la nostra mentalità – dice – pensare che noi proteggiamo nostro figlio. È come quando lo accompagniamo all’acquario, non pensiamo che lo portiamo a fare un incidente in autostrada. Anche se statisticamente è molto più facile avere un incidente stradale piuttosto che avere un danno da vaccino. Le malattie tumorali e gli incidenti sono le cause più frequenti di mortalità in età pediatrica, non certo le reazioni da vaccino, che sono una delle cause più rare”.
“Vaccinare i bambini anche per proteggere i fratellini in età pediatrica”
Il recente aumento di casi del virus respiratorio sinciziale, particolarmente noto dopo aver colpito la figlia di Chiara Ferragni e Fedez, ha dimostrato quando sia facile il contagio anche tra fratelli e sorelle. “Anche a Savona abbiamo avuto dei casi in bambini sotto i due mesi che avevano dei fratellini di 5-6 anni che facevano gli untori involontari”, racconta Gaiero.
“Questo virus non centra niente con il Covid, ma dimostra come sia facile il contagio tra i bambini. Vaccinarsi contro il Coronavirus è quindi anche importante per proteggere i bambini sotto i 5 anni che ancora non potranno essere immunizzati”.
“Un bambino non vaccinato rischia di rimanere fuori dalla vita sociale”
Secondo Gaiero, il vaccino non avrebbe dei riscontri solo sulla salute dei bambini, ma anche sulla loro vita sociale. “Consentirebbe di ridurre il rischio di dover affrontare la dad, di non poter andare a fare sport, a catechismo, all’oratorio, non poter uscire con i propri amici – afferma – Naturalmente dobbiamo pensare in primis all’aspetto sanitario, ma altrettanto importante è l’aspetto sociale, e ce lo ha insegnato proprio questa pandemia che ha aumentato in maniera drammatica le problematiche psicologiche nei ragazzi e anche nei bambini più piccoli”.
“Quando c’è stato in famiglia qualcuno che, a causa del Covid, è stato male e a volte anche non ce l’ha fatta, quel qualcuno era un nonno, uno zio, rappresentava una figura affettiva che è venuta a mancare a questi bambini – evidenzia -. Bisogna poi considerare anche la paura di non potersi più abbracciare, di non poter più fare la vita di prima che ha invaso molti di loro. Non sono dei traumi banali quelli che hanno vissuto questi ragazzi, ora ce lo dimentichiamo, ma sono stati 3-4 mesi senza andare a scuola, senza potersi vedere e non è stato facile”.
“Ogni genitore spera il meglio per i propri figli e, al momento, il meglio è affrontare la vaccinazione in modo sereno”
“È ovvio che un genitore speri il meglio per il proprio figlio e dal mio punto di vista, in questo momento, credo che il meglio sia affrontare queste vaccinazioni in modo più sereno valutando i rischi e i benefici di prevenire la circolazione del virus”, commenta ancora Gaiero.
Per farlo, secondo il pediatra, è importante instaurare un dialogo aperto con le famiglie. “Quando incontro le persone che vengono da me in consulenza, e non per forza sono d’accordo con i vaccini, cerco di dire le mie convinzioni in maniera educata, rispettosa e fondata su quella che è la mia conoscenza sulla letteratura internazionale che in questo momento sta producendo dei lavori a sostegno della vaccinazione”.
Ma quale è stata la reazione dei genitori alla notizia che presto in Italia anche i bambini dai 5 agli 11 anni potranno vaccinarsi? “Ho percepito la volontà di essere informati. C’è un atteggiamento giusto di preoccupazione e non di pregiudizio. Il compito dei medici è quello di cercare di informare con la massima coscienza e con la massima serenità. Al momento solo in pochi ci hanno chiesto delucidazioni in merito ai vaccini, è stata approvata la vaccinazione per questa fascia di età negli Stati Uniti solo di recente, ora sicuramente ci sarà un aumento di domande e di richieste”.
“Mi auguro – conclude il pediatra – che nessuno voglia tornare a marzo 2020, tutti speriamo di toglierci le mascherine e di poter tornare ad una vita più o meno normale, nella quale anche i vaccini sono inclusi, Covid o non Covid”.
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