Roma. Non il 1° dicembre, come aveva dichiarato il ministro Speranza, gli over 40 potranno accedere alla terza dose a partire da lunedì 22 novembre. Sono queste le direttive comunicate dal commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo ai governatori delle Regioni, che nelle serata di ieri hanno ricevuto una circolare con la nuova data.
Un anticipo di circa una decina di giorni per accelerare sulle terze dosi e cercare di contenere la risalita dei contagi, anche se tra i 40 e 59 anni sono in pochi che potranno sottoporsi al richiamo già in questi giorni, considerando che devono essere trascorsi almeno 6 mesi dall’ultima iniezione.
Per questo l’intenzione del governo è quella di anticipare i tempi anche per poter accedere alla dose aggiuntiva: da sei a cinque mesi. Per farlo servirà il parere compatto del Cts che dovrà superare quanto raccomandato dall’Ema, ovvero un intervallo di 6 mesi dal ciclo completo.
Terza dose che diventerà obbligatoria per il personale sanitario, almeno così riporta la bozza del decreto che è sul tavolo del premier Draghi che potrebbe diventare ufficiale già la prossima settimana, quando si riunirà la cabina di regia.
Ma non solo, il governo ha intenzione anche di ridurre la validità del green pass da un anno a 9 mesi, in modo da spingere gli italiani a sottoporsi alla terza dose. “La situazione sta peggiorando, non si può stare fermi”, ha dichiarato ieri Speranza che si è detto favorevole a restrizioni differenti per vaccinati e non vaccinati.
La richiesta delle governatori, che ieri si sono riuniti nella Conferenza delle Regioni, infatti, è quella di usare due strade differenti. Come affermato dal presidente Giovanni Toti, sarebbe più corretto che “la zonizzazione del Paese, quindi la divisione in zona gialla, arancione o rossa, valga soltanto per i non vaccinati”, perché “il 90% degli italiani non può essere tenuto in scacco da un 10% che non comprende l’importanza del vaccino e che vorrebbe dettare alla stragrande maggioranza dei cittadini le proprie rumorose regole”.
E della stessa idea, oltre a Speranza, sono anche il ministro Mariastella Gelmini (“se l’aumento dei contagi e delle ospedalizzazioni dovesse portare a nuove restrizioni, non sarebbe ipotizzabile mettere sullo stesso piano i vaccinati e i non vaccinati”, ha affermato) e altre sponde della maggioranza, con Letta, Brunetta e Franceschini che si sono detti favorevoli.
Una decisione che risulterebbe importante soprattutto in vista delle festività natalizie, periodo in cui nuove restrizioni potrebbero causare un drastico stop alla ripresa dell’economia. Così, l’idea è quella di puntare su un super Green pass per vaccinati e guariti, che potrebbero continuare a stare all’aperto senza mascherina e accedere liberamente alle attività di svago, come cinema, stadi, bar e ristoranti. Al contrario chi non si è immunizzato sarebbero costretto a rispettare le restrizioni previste dalla zona gialla, arancione o rossa.
Altro punto da chiarire sono i tamponi. Se quelli antigenici non sembrano avere un’attendibilità al 100%, su quelli molecolari si sta pensando di ridurre la loro validità a 48 ore, in quanto nelle 72 ore attualmente richieste, secondo gli scienziati, ci sarebbe il rischio di potersi infettare senza accorgersene. Per i test rapidi, invece, la durata potrebbe scendere a 24 ore (non più 48).
La decisione definitività però verrà presa dalla cabina di regia (lunedì invece ci sarà il confronto con le Regioni) che si confronterà con gli esperti e stabilirà come sarà il nostro Natale, probabilmente diverso tra vaccinati e non.