Nuova protesta

Crisi Sanac, in arrivo nuova cassa integrazione. Allarme dei sindacati: “A rischio lo stabilimento”

Lunedì 22 novembre sciopero e presidio dei lavoratori sulla vertenza industriale ancora senza prospettive

sanac

Vado Ligure. Lo sciopero generale della siderurgia del 10 novembre, con la protesta in atto delle maestranze di Acciaierie Italia, si intreccia direttamente con la vertenza ancora aperta del gruppo Sanac e dello stabilimento di Vado Ligure, che produce materiali refrattari e strutturata per lavorare quasi in esclusiva per il gruppo siderurgico, ora di proprietà statale con la società Invitalia.

All’ordine del giorno l’imminente prospettiva della cassa integrazione per almeno la metà dei lavoratori, 78 in tutto, considerando che gli ordini sono fermi ormai dal mese di giugno e la produzione è legata al 60-70% proprio al sito di Taranto.

Nel mirino di sindacati ed Rsu anche il fatto che gli ultimi acquisti sono stati fatti all’estero, per ridurre i costi, dopo che la stessa ex Ilva ha dovuto saldare un debito cospicuo per le vecchie forniture (restano ancora 4mln di euro di insoluti), con diverse ingiunzioni di pagamento stabilite a livello giudiziale.

Tuttavia il punto chiave resta la mancata finalizzazione dell’acquisizione del gruppo Sanac: dopo l’ultima proroga scaduta il 30 settembre scors0, la struttura commissariale ha varato ancora un nuovo bando, che prevede tempistiche troppo dilatate per assicurare garanzie alla sopravvivenza dello stesso stabilimento vadese.

Se rimane in stand by il bando di acquisto dopo oltre due anni di amministrazione straordinaria, i costi fissi del sito produttivo vadese potrebbero sancire uno stop totale alla produzione.

“E’ indispensabile sbloccare e riprendere gli ordini per dare, intanto, continuità produttiva – afferma Alessandro Bonorino della Rsu Sanac di Vado Ligure -. Inoltre, da Invitalia, e quindi dallo Stato, chiediamo una soluzione rapida sull’iter di acquisto del gruppo, nel rispetto degli accordi stabiliti, portando avanti in maniera progressiva i pagamenti mancanti e le garanzie sulla liquidità a disposizione (indispensabile per interventi e investimenti strutturali)”.

Lunedì 22 novembre i lavoratori scenderanno in piazza con uno sciopero di 8 ore e presidio davanti alla sede di Invitalia a Roma: il 18 novembre, invece, è previsto l’incontro tra sigle sindacali e direzione aziendale per stabilire forme e modalità sull’avvio della cassa integrazione.

“Una situazione che resta davvero inaccettabile, specie in un momento favorevole del mercato, avendo la Sanac, oltre alle commesse di Acciaierie d’Italia, anche possibilità di forniture con aziende presenti sul mercato italiano ed estero” aggiunge ancora Bonorino.

“La politica industriale rispetto alla strategica filiera dell’acciaio deve trovare risposte concrete e nel breve periodo, altrimenti gli effetti potrebbero essere davvero pesanti” conclude l’esponente sindacale.

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