Intervista settimanale

Calcio, Luca Filadelli dal suo Pietra al suo papà: “Vivo questo ruolo per non deluderlo”

L'intervista a Luca Filadelli, colonna portante della dirigenza biancoazzurra

Generico novembre 2021

Un campionato di Eccellenza sempre più avvincente quello attuale: tante squadre a pochi punti di distanza, poca noia nelle altrettante gare che verranno.

C’è chi è partito bene da subito e chi, invece, all’inizio non ha raccolto subito tutti i frutti.

Un esempio su tutti è quello del Pietra Ligure che, con quella indiscutibile vittoria ad Alassio, pare ci sia stato il definitivo sgancio del freno a mano biancoazzurro.

Ma se al Ferrando sono ripartiti, contro il Taggia i ragazzi di mister Pisano hanno superato ogni limite, correndo forte verso una vittoria di grande valore.

Il Genova Calcio è alle porte, quelle del De Vincenzi, e l’entusiasmo non è mai stato così tanto quest’anno. Tuttavia, c’è sempre bisogno di qualcuno che sappia gestirlo e preparare tutto nei minimi dettagli: ecco l’arduo compito di Luca Filadelli, direttore generale dei pietresi che, su questo appellativo, precisa: “Non mi entusiasma sentirmi chiamare Direttore, almeno fino a quando non sarò qualificato come tale. Purtroppo nel nostro settore non vi è alcun obbligo di formazione e questo rende tutti Direttori.  Mi auguro che nel prossimo futuro qualcosa cambi, perché se un allenatore deve essere qualificato obbligatoriamente non vedo per quale motivo lo stesso non debba valere per i dirigenti, visto che poi dobbiamo essere noi a prendere le decisioni su chi nella maggior parte dei casi è molto più qualificato, competente ed aggiornato di noi”.

Precisato ciò, Filadelli ha analizzato la partenza e il proseguo del percorso annuale dei biancoazzurri: “Nella fase iniziale della stagione abbiamo dovuto rinunciare ad alcuni giocatori fondamentali sia dal punto di vista tecnico che carismatico. Ora, piano piano, li stiamo recuperando tutti e non c’è ombra di dubbio sul fatto che la squadra vista nelle ultime settimane sia ben diversa da quella a cui fai riferimento tu. Inutile dire, che vista anche la giovane età del nostro gruppo, gli ultimi risultati ci stiano aiutando ad affrontare le settimane di lavoro con più serenità, e in questo clima è certamente più semplice far venir fuori la qualità della nostra rosa, che è innegabilmente elevata”.

Nel corso degli anni sembra che il Pietra si sia trasformato in un ambiente sempre più consolidato, ma in realtà: “Il cambiamento, se così si può chiamare, è avvenuto nella testa degli altri. Noi siamo sempre gli stessi: sappiamo come lavoriamo e anche quale materiale abbiamo a disposizione. Anche se nessuno lo dice, sono convinto che nessuno è sereno quando sa di doverci affrontare la settimana seguente. Poi il calcio è bello perché in ogni partita può succedere di tutto, ma sul fatto che il Pietra Ligure sia una realtà ben riconosciuta e con un’identità forte in questa categoria, credo che non ci sia alcun dubbio. Spesso parlar poco e far poco “cinema” può far passare messaggi sbagliati, ma se è il prezzo che dobbiamo pagare per essere quello che siamo allora lo paghiamo ben volentieri”.

Tra dirigenza e area tecnica ci deve essere una forte collaborazione. Al De Vincenzi non ci si ferma solo ad essa: “Penso che io e Mario siamo la prova inconfutabile che amicizia e calcio possono viaggiare di pari passo: quello che non deve venir mai meno sono la sincerità e la lealtà. Il nostro rapporto ci aiuta nei momenti più difficili, dove la gestione delle situazioni non è lineare come quella che siamo vivendo in questa stagione. Detto questo, siamo i primi, in privato e senza mai far rumore, a massacrarci e a confrontarci in tutte le situazioni: è giusto dire che il nostro rapporto non è sempre rose e fiori, siamo notoriamente due teste dure, ma dai nostri confronti ne usciamo sempre con una linea chiara e sempre diretta al miglioramento della squadra, sia questa una decisione tecnica od organizzativa. Diciamo che ci siamo rincorsi per molti anni, sin dai tempi dell’Andora, e ora che abbiamo trovato il giusto equilibrio e la società perfetta per farci lavorare non sarà così facile “dividerci”.

Ma come è venuto in mente a Luca Filadelli di intraprendere un cammino così tortuoso come quello dirigenziale? “Sono sempre stato un appassionato di calcio. Avrei dato tutto per giocare ad un buon livello ma la natura non mi ha regalato il dono per poter fare quello che più mi piaceva. Quando ho dovuto scegliere cosa fare per restare nell’ambiente ho optato per ricordare mio papà come meglio non potesse desiderare: sono un “figlio d’arte”, se così si può dire, visto che lui è stato per un decennio il “Direttore Sportivo” di quella che negli anni è divenuta la Loanesi S. Francesco, e il desiderio di non deluderlo mi dà la carica ogni giorno per vivere questo ruolo come un’ossessione”. 

Concludendo, un commento sull’attuale Pietra Ligure e su quello che verrà: “Penso che quest’anno l’obiettivo di questa Società debba essere quello di mantenere la categoria facendo crescere un gruppo di ragazzi dall’età bassissima e di stabilizzarsi in questo campionato perché non bisogna mai dimenticarsi che fino all’arrivo di Mario il Pietra vedeva l’Eccellenza come un sogno irrealizzabile. Detto questo, nei prossimi anni siamo certi di poter crescere, e per “crescere” non intendo fare il salto di categoria, bensì migliorarsi di anno in anno, soprattutto mettendo testa e cuore nella crescita del nostro settore giovanile che per realtà e strutture deve diventare il punto di riferimento della nostra zona”.

 

 

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