Alassio. Maghi e maghetti a consulto per il rilancio del turismo di Alassio: dopo il voluminoso – e per molti versi apprezzabile – piano di Josep Ejarque, ha preso pieno possesso del suo incarico il destination manager Luca Caputo, che dovrà pure lui dire la sua.
Un tempo Alassio insegnava al mondo, ora ha davvero bisogno di qualcuno in arrivo da lontano per risollevare le sorti della città? Davvero qui non c’è nessuno in grado di farlo? Siamo di fronte a un dibattito che vale la pena approfondire.
Il Comune aveva chiesto un “piano di riattivazione turistica” in vista della fine della pandemia a Josep Ejarque, che arrivò ad Alassio per un primo incontro nel dicembre dell’anno scorso. Ejarque, che ha lavorato tra l’altro anche a Barcellona, ottima credenziale, dopo aver sentenziato che un tempo i turisti arrivavano da soli e ora bisogna andare a cercarli, ha stilato la sua brava lista della spesa: turismo familiare e silver, benessere, outdoor e altre offerte di nicchia, solo per citare alcuni punti della sua strategia di comunicazione e promozione.
Crediamo si possa affermare che siamo sostanzialmente di fronte a banalità, seppur bene enunciate, e che occorre capire come questi slogan andranno riempiti.
Ha invece preso servizio a metà ottobre Luca Caputo, che ha ricoperto lo stesso ruolo a Ragusa ed è stato anche componente dell’Advisory Board Turismo Digitale alla Borsa internazionale del turismo di Milano.
Caputo ha fatto i suoi bravi incontri di rito “con tutti i soggetti interessati” (così si dice in questi casi), a cominciare dal Comune. Ha detto tra l’altro: “Sono in una fase di ascolto, bisognerà capire che cosa fare subito e che cosa in un futuro prossimo”. Anche in questo caso siamo tutti d’accordo. Ancora Caputo: “Il prodotto balneare deve essere reingenerizzato per aggiungere forza motivazionale alle scelte di Alassio sulle diverse stagionalità”. Qui Caputo, magari, ci spiegherà meglio un po’ più avanti.
Un particolare non di poco conto. Luca Caputo è stato ingaggiato per un anno, con opzione per un secondo anno, al costo di 30 mila euro lordi per questi primi dodici mesi. È evidente che si tratta di una cifra modesta: apprezzabile il risparmio da parte del Comune ma, facendo due conti, il povero Caputo come sbarcherà il lunario se non vuole dormire sotto i ponti e mangiare panini?
Per completezza di informazione, bisogna ricordare che Alassio era già ricorsa, nel 2019, ad un altro “mago”, Giacomo Pini, ma la sua avventura naufragò causa Covid.
È venuto il momento di far tirare le somme di questi ragionamenti ad Angelo Galtieri, vice sindaco ed assessore al Turismo. “La decisione di affidarci a persone esterne – dice – nasce dall’esigenza di staccare la politica dalle scelte sul turismo, che possono così essere programmate al di là delle amministrazioni comunali che si susseguono. Per questo ho deciso prima di organizzare un tavolo del turismo, poi di affidare l’incarico a Ejarque, infine di affidarne la realizzazione a Caputo: certo lui ha un margine di discrezionalità ma il suo compito è questo”.
Ma come non pensare ai fasti del passato, a quando – come detto – era Alassio ad insegnare agli altri? Basti andare all’intuzione, che risale al 1953, di Mario Berrino ed Ernest Hemingway di dare vita, quasi clandestinamente, al Muretto di Alassio. O ai tempi d’oro, fine Anni 50, così ben descritti dal professor Pier Franco Quaglieni su IVG. Le esibizioni di Modugno, Mina e Celentano (bastano?), la presenza di Wanda Osiris, Anita Ekberg o Vittorio De Sica, il Caffè Concerto creato da Balzola in piazza Matteotti.
Altri tempi? Ovvio, ma un po’ meno scontato è essere ambiziosi per affrontare il futuro affondando le radici in un glorioso passato. Proviamo poi ad avvicinarci ai giorni nostri per rimarcare come le teste pensanti ad Alassio non siano mai mancate. Quasi superfluo ricordare che la Nazionale di Enzo Bearzot, nel 1982, cominciò l’avventura che l’avrebbe portata alla conquista del titolo mondiale proprio ad Alassio, per iniziativa di Carlo Tomagnini (la cui figlia Matilde di turismo si intende, eccome) affiancato da Giancarlo Garassino e Giancarlo Quadrelli, che inventarono anche la gara sui rulli compressori con campioni della Formula 1 come Hunt e Regazzoni.
Al professor Quaglieni torniamo per chiedergli che cosa pensi lui del ricorso ai “maghi” e, più in generale, ai rimedi per il turismo alassino. Risponde: “È una pratica frequente, giustificata dal fatto che occhi esterni possono avere impostazioni e suggestioni diverse e migliori. Certo, occorre che si tratti di personalità di chiara fama. Per il futuro si deve intanto puntare sulla spiaggia, con la realizzazione della barriera per difenderla, senza dimenticare un altro aspetto importante come il mantenimento del punto di primo soccorso ad Albenga. Oggi le persone si informano, famiglie con bambini o anziani vanno in luoghi dove sanno di poter essere curati se ce ne fosse bisogno“.
Torniamo così all’attualità, ai problemi della spiaggia, della sicurezza, ultimamente messa a dura prova, magari di un rapporto qualità-prezzo che in certi settori e in alcuni casi deve essere migliorato, alla necessità di abbattere il muro delle cabine che impedisce la vista del mare. Altro che “maghi”.