Savona. “C’è una relazione tra l’esposizione alle emissioni della centrale di Vado Ligure e gli effetti sulla salute dell’uomo“. A dirlo questa mattina in aula è stato il dottor Paolo Crosignani, ex direttore di epidemiologia ambientale dell’istituto nazionale dei tumori di Milano, nell’ambito del processo a carico di Tirreno Power per il quale sono imputati 26 persone, tra vertici e dirigenti dell’azienda, rinviati a giudizio per disastro ambientale e sanitario colposo.
Il consulente ha presentato stamattina nell’aula magna del tribunale di Savona la relazione riguardante gli effetti dal punto di vista sanitario provocati dalla centrale Tirreno Power. L’ipotesi iniziale era stata quella di “verificare possibili correlazioni tra il funzionamento della centrale vadese e la salute delle persone che abitavano nella zona coinvolta dalle ricadute dell’inquinamento prodotto dallo stabilimento”.
La supposizione che ha dato il via al lavoro “è stata verificata – conferma il consulente -, sono state escluse altre cause e sono stati considerati i criteri di causalità”. E prosegue: “Tenendo presente che questa è la punta dell’iceberg, nessuno ha mai considerato le malformazioni. E’ un dato sottostimato“.
Per quanto riguarda i legami temporali tra l’inquinamento prodotto dalla centrale a carbone e le conseguenze sui ricoveri e sui morti “non c’è letteratura”, ha spiegato Crosignani. Invece, “ci sono molti studi sulle modalità con cui l’inquinamento atmosferico incide sulla salute. Il legame tra effetti a breve termine, ricoveri e mortalità sono ben stretti: il giorno che aumenta il particolato, quello seguente si registra un aumento mortalità“.
Il periodo considerato dalla studio considera il periodo compreso tra gli anni 2005 e 2010 ma Crosignani spiega che “fino al 2013, anno di chiusura della centrale, gli effetti sulla salute erano gli stessi perchè il livello di inquinamento era invariato. Se l’inquinamento permane – conclude Crosignani -, si verifica l’eccesso di mortalità. Se migliora la qualità dell’aria il processo si arresta e i morti calano in 2/3 anni comportando un miglioramento dello stato di salute”.