Commento

Terza dose, Crisanti: “Se non vogliamo finire come la Gran Bretagna, dovrebbero farla tutti”

E sui no vax, il professore di microbiologia all'Università di Padova ha detto: "E’ sorprendente che molti siano più preoccupati del vaccino che dal virus"

andrea crisanti

Italia. “Se non vogliamo che accada quello che stiamo vedendo in Gran Bretagna, la terza dose dovrebbero farla tutti”. A dirlo è Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova.

 “C’è un’indicazione di opportunità e un’indicazione generale di sanità pubblica – ha spiegato durante il suo intervento nella trasmissione “Rotocalco 264” su Cusano Italia Tv  -. L’indicazione di opportunità è che sappiamo che la protezione dopo 6 mesi scende in modo significativo, quindi tutte le persone vulnerabili e il personale sanitario dovrebbero farla il prima possibile. Poi c’è un’esigenza di sanità pubblica perché la maggior parte delle persone dopo 6 mesi dalla seconda dose diventa molto più suscettibile a trasmettere la malattia e in alcuni casi anche ad ammalarsi quindi la terza dose deve essere contemplata come un vero e proprio programma di sanità pubblica a lungo termine”.

“Se noi ci poniamo l’obiettivo di proteggere subito fragili ed anziani – ha proseguito -, è chiaro che va fatta subito a queste due categorie, se invece l’obiettivo è quello a lungo termine di bloccare la trasmissione e continuare ad avere una vita come questa, senza le preoccupazioni che ha in questo momento la Gran Bretagna, è chiaro che va fatto a tutti. La situazione in Gb dimostra che l’emergenza non è finita. In assenza di protezione il virus si diffonde anche con una notevole copertura vaccinale”.

E poi ha aggiunto: “È probabile che ogni anno bisognerà ripetere la vaccinazione, io penso che si dovrà raggiungere un equilibrio a livello di popolazione tra persone vaccinate e persone guarite che bloccano la diffusione del virus, questo è un processo naturale che via via si stabilizza. Eliminare completamente un virus che si è stabilizzato è praticamente impossibile”.

Sulla scelta da parte di molti italiani di non vaccinarsi, Crisanti ha affermato: “A parte i no vax, chi non ha fatto il vaccino o è impaurito o ha internalizzato una fobia. Ci sono tantissime persone che hanno paura del sangue, di andare in ospedale, di andare in aeroplano, se una persona internalizza questa fobia col vaccino diventa impermeabile alle argomentazioni. E’ comunque sorprendente che molti siano più preoccupati del vaccino che dal virus. E’ molto difficile evitare di non essere infettati da virus che ha un indice di trasmissione così alto, perché uno dovrebbe essere sempre attento 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, al virus basta una volta sola per infettare. Le persone che fanno affidamento sulla propria capacità di aderire a misure precauzionali sono molto ottimiste ed è un ottimismo ingiustificato. Dire che chi ha le difese immunitarie buone il Covid non se lo prende è una fandonia”.

E per i non vaccinati c’è chi, come il governatore Giovanni Toti, che propone un lockdown ad hoc come potrebbe accadere in Austria. “Non penso che in Italia sia una misura costituzionalmente accettabile, né credo che sia una cosa giusta”, ha evidenziato Crisanti.

Infine un commento sul vaccino anti-influenzale. “Forse è più importante quest’anno che l’anno scorso perché l’anno scorso avevamo tante misure di restrizione, l’obbligo di mascherine anche all’aperto, un accesso limitato ai locali chiusi, quest’anno non c’è quindi il virus influenzale ha più possibilità di trasmettersi e questo può rappresentare un problema perché ha una sintomatologia molto simile a quella del Covid e potrebbe creare anche un allarme ingiustificato. E’ importante che lo facciano anche i giovani”, ha concluso Crisanti.

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