Preoccupazione

Superbonus, Cia Liguria all’attacco: “Le nuove soluzioni ipotizzate dal Governo mettono a rischio l’entroterra”

"Una prospettiva discriminatoria nei confronti degli agricoltori e contraria al recupero delle zone rurali"

terreni castagneti zona rurale

Liguria. “La formula attuale del superbonus 110%, che dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei Ministri la prossima settimana, prevede una proroga a tutto il 2023 ma solo per i condomini o abitazioni con non meno di quattro unità abitative”.

Lo sottolinea Aldo Alberto, presidente di Cia Liguria, che va all’attacco sulla prospettiva indicata dal governo.

“Questa sarebbe una discriminazione gravissima per le zone rurali della Liguria che più di altre hanno bisogno di interventi urgenti” aggiunge.

“Forse c’è chi pensa che le case uni/bi familiari siano tutte villette con piscina e spa ma non è così. Nei nostri paesi c’è invece la maggiore necessità di intervento sul patrimonio abitativo”.

“Oltre a commettere un’evidente e ingiusta discriminazione, si rischia di accelerare un processo di abbandono dell’entroterra​ che in questi anni, grazie anche alle tante iniziative delle imprese agricole, abbiamo cercato di invertire” conclude il presidente regionale di Cia Liguria.

Fino alla fine del 2022 la norma consente il 110% di aliquota di detrazione Irpef delle spese sostenute per interventi di riqualificazione energetica come il cappotto termico isolante sulle pareti e sul tetto, la sostituzione della calderina con una caldaia a gas a condensazione e gli interventi anti sismici. A queste azioni necessarie, dette “trainanti”, si possono aggiungere altri interventi come ad esempio gli impianti fotovoltaici, gli infissi e le infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici negli edifici.

Gli agricoltori come proprietari della propria abitazione hanno la possibilità da sfruttare il Superbonus, in quanto potranno cedere l’agevolazione nella forma di credito di imposta alla banca o a società specializzate in queste operazioni finanziarie.

Tuttavia, la prospettiva di “non meno quattro unità abitative” appare una limitazione dannosa per le imprese e gli operatori delle zone rurali e la Confederazione Italiana degli Agricoltori auspica un cambio di rotta sulla proroga al 2023.

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