Albenga. Anche nel savonese si alza forte la voce del mondo agricolo per cambiare la legge regionale sui danni provocati dai cinghiali e dalla fauna selvatica: ecco la petizione popolare lanciata e promossa dalla Confederazione Italiana Agricoltori.
Gli agricoltori savonesi, come quelli liguri, sono scesi oggi in piazza “Per non lasciare campo ai cinghiali”: questo lo slogan dell’iniziativa con il via alla raccolta firme che vuole coinvolgere direttamente cittadini e istituzioni rispetto a quella che ormai è considerata una vera e propria emergenza.
“Negli stand nessun prodotto, perché questo è quello che rischiano gli agricoltori liguri e i consumatori se non si limiterà il fenomeno della presenza dei cinghiali sul territorio e in tante strade cittadine” si legge nel manifesto di Cia.
Ad Albenga, dalle 10.30 alle 12.00, presso lo stand allestito in regione Torre Pernice (Polo 90) di fronte alla sede di Cia Savona, si è svolta la manifestazione per chiedere la modifica delle attuali norme in vigore. L’obiettivo è quello di garantire rimborsi giusti per i danni subiti dagli agricoltori e una seria azione di controllo degli animali selvatici a tutela del territorio e della incolumità pubblica, preservando l’attività e il lavoro degli agricoltori.
Oltre che negli uffici Cia Savona, si può firmare la petizione anche sulla piattaforma change.org al link https://bit.ly/3jlLSRk.
“Superare la sola azione venatoria e mettere in atto un sistema strutturale di controllo e limitazione di lungo periodo per arginare l’aumento di cinghiali e ungulati sul territorio ligure e savonese, fonte di continui danni e disagi alle produzioni agricole” hanno affermato il presidente provinciale Cia Savona Mirco Mastroianni e il direttore Osvaldo Geddo.
“Con questa petizione chiediamo alla Regione Liguria un salto in avanti, anche sul fronte dei risarcimenti e delle protezioni per salvaguardare le aziende agricole del territorio. La fauna selvatica è ormai una vera emergenza – hanno evidenziato i responsabili Cia Savona – come dimostrano i numeri sui danneggiamenti subiti dalle aziende e dai coltivatori”.
“L’eccessiva presenza di animali selvatici rappresenta un rischio per tutto l’agroalimentare ligure e savonese, una minaccia per le attività agricole e per la sicurezza delle persone”.
“E’ necessario un nuovo piano straordinario di controllo e riduzione della pressione della fauna selvatica in grado di agire su più fronti: dalle difese passive, alla diffusione della gabbie di cattura, alle battute di selezione fino alla messa in atto di azioni di riduzione della capacità riproduttiva”.
“La modifica della legge regionale ha quindi lo scopo di definire un efficace piano faunistico per una stabile coesistenza fra attività agricole, protezione ambientale e incremento della biodiversità”.
E poi il capitolo dei risarcimenti: nel 2020 i rimborsi alle aziende agricole per i danni da fauna selvatica ammontano a 292 mila euro, compresi i contributi per le recinzioni e protezioni. Per i privati sono stati stanziati 135 mila euro. Per il 2021 la cifra messa a bilancio dalla Regione è solo di 360 mila euro complessivi: “Troppo poche risorse, anche perché i fondi sono legati ai tesserini dell’attività venatoria e sappiamo come il numero di cacciatori sia in costante e progressiva diminuzione”.
Dal 2018 al 2021, invece, le domande di rimborso sono aumentate del 40%: la maggior parte degli agricoltori rinuncia a chiedere il rimborso dei danni che Cia Liguria stima intorno ai 5 milioni annui (si pensi solo alla distruzione dei muretti a secco) nel territorio regionale.
“Per questo, con la petizione popolare, chiediamo una revisione sostanziale del sistema risarcitorio, con l’obiettivo di tutelare le imprese agricole e le produzioni delle nostre filiere agricole” hanno concluso Mastroianni e Geddo.
“Nonostante le ripetute denunce non sono stati assunti provvedimenti adeguati – ha sottolineato Aldo Alberto, presidente di Cia Liguria -. C’è bisogno di rimborsi giusti e più tutela per il lavoro degli agricoltori. Si continuano ad affrontare la problematiche insistendo sulla gestione “venatoria” che si dimostra inadeguata ed insufficiente a governare il problema. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: l’attività venatoria non riesce a controllare il proliferare dei capi, con il risultato che cresce il numero dei danni che l’agricoltura subisce. Danni molto spesso riconosciuti con tempi e somme che riteniamo inaccettabili e che hanno allontanato molti danneggiati a presentare domanda di risarcimento”.
“La nostra proposta è di costituire un fondo dedicato che venga alimentato sia dalle risorse previste dall’art. 42 delle legge regionale, raddoppiando le risorse – tratte dall’introito dei tesserini – dedicate alla prevenzione ed al risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole. E prevedendo risorse aggiuntive da trovare nel bilancio regionale” conclude il presidente regionale Cia Liguria.
E in relazione all’azione venatoria: “No a misure estensive del divieto di caccia, in caso di dichiarazione dello stato di calamità per gli incendi boschivi” ha ribadito Cia-Agricoltori Italiani, dopo le proposte di emendamento in sede di conversione del decreto-legge 8 settembre 2021, n. 120, che dispone misure di contrasto agli incendi boschivi. L’allargamento del divieto dell’esercizio venatorio a Comuni e Regioni in zone molto più ampie rispetto a quelle percorse dal fuoco, farebbe temere un’ulteriore diffusione della fauna selvatica, in particolare di alcune specie come i cinghiali. Cia-Agricoltori Italiani chiede pertanto un forte impegno delle forze politiche a opporsi all’approvazione di tali proposte. “I danni causati dagli ungulati – ha affermato Cia – sono sempre maggiori per le aziende agricole, arrivate all’esasperazione, e sono in costante aumento anche i rischi per l’incolumità dei cittadini, non solo nelle aree rurali”.