Allarme

Pesto alla genovese, allarme Coldiretti: “È tra i prodotti più taroccati, bisogna reagire subito”

Gli esperti legali: "Con italian sounding perdite per 100 miliardi l'anno, reagire subito e per filiera, unica soluzione per arginare il fenomeno"

pesto

Liguria. “Bisogna reagire immediatamente e in tutte le sedi necessarie” questo il consiglio degli esperti legali in Intellectual Property per arginare un fenomeno, quello dell’italian sounding, che secondo Coldiretti ha superato ormai i 100 miliardi di euro di perdite all’anno con la sola top ten dei prodotti italiani maggiormente “taroccati”, tra cui anche il Pesto alla genovese.

“L’italian sounding – spiega l’avv. Rita Santaniello di Rodl & partner colosso della consulenza legale presente in 50 paesi nel mondo tra cui l’Italia –  è quella pratica ingannevole che utilizza parole, immagini, combinazioni cromatiche, come il nostro tricolore, riferimenti geografici o marchi evocativi dell’Italia per promuovere e commercializzare prodotti che in realtà non sono Made in Italy”.

LA TOP 10 DEI CIBI MADE IN ITALY PIÙ TAROCCATI SECONDO COLDIRETTI

Generico ottobre 2021

Nella recente classifica dell’italian sounding o più semplicemente ‘falso made in Italy’ nell’agroalimentare redatta Coldiretti oltre al pesto, che si posiziona al 10° posto, figurano come la mozzarella sia il prodotto più taroccato, seguita Parmigiano Reggiano e Grana Padano al secondo posto, Provolone (3°), Pecorino Romano (4°), salame (5°), mortadella (6°), sughi (7°), Prosecco (8°), Chianti (9°). E quindi il pesto (10°).

“Soluzioni e strumenti efficaci per proteggere e tutelare i nostri marchi e prodotti ci sono – continua l’esperta legale – ma bisogna essere pronti e organizzati per metterli in pratica velocemente, organizzandosi anche in consorzi e associazioni che possano fare sentire il proprio peso con le Istituzioni e a livello comunitario”.

In concreto per contrastare un prodotto del falso Made in Italy, quello che si può fare è adire l’autorità giudiziaria per ottenere l’inibitoria alla prosecuzione degli atti, anche in via d’urgenza, oltreché il risarcimento del danno. Se ne ricorrono i presupposti, poi, si può agire anche in sede penale. In caso di comunicazione ingannevole sulla provenienza di un prodotto, si può procedere anche in via amministrativa davanti l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) o l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari.

“In più – conclude l’avvocato di di Rodl & Partner – oltre alle pratiche di contrasto esistono anche delle misure preventive da applicare all’ingresso delle merci nel territorio dell’Unione Europea. Nello specifico si tratta del progetto di lotta alla contraffazione denominato F.A.L.S.T.A.F.F. (Fully Automated Logical SysTem Against Forgery Fraud), un sistema automatizzato, informatico e telematico per prevenire le frodi nel commercio e la contraffazione”.

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