Cairo Montenotte. Triplicare i posti letto esistenti, riattivare il punto di primo intervento, creare ambulatori poli-specialistici e un sofisticato impianto per esami radiologici e sale operatorie per la chirurgia ambulatoriale. Ma non riattivare il pronto soccorso. Sono questi i “piani” della Regione Liguria per l’ospedale San Giuseppe di Cairo, così come li ha illustrati il presidente e assessore alla sanità Giovanni Toti, oggi in visita al San Paolo.
“L’ospedale di Cairo, come promesso (ho parlato coi sindaci della Valle più volte), sarà una delle punte di diamante della riorganizzazione del sistema sanitario territoriale ospedaliero della Liguria – ha affermato il governatore – Grazie ai fondi del Pnrr, grazie al fatto che abbiamo deciso (dopo un lungo contenzioso che non ci ha permesso di percorrere nessun’altra strada) di interrompere un bando di gara che coinvolgeva quell’ospedale e l’ospedale di Albenga nella privatizzazione, ora ci avviamo non dico a una riapertura (perché l’ospedale è ancora aperto e ha 20 posti letto attivi) ma ad un potenziamento. Ciò sarà possibile grazie agli investimenti previsti nell’ambito del Pnrr”.
L’obiettivo è rendere il San Giuseppe “un vero polo sanitario di vallata, che metterà insieme un ospedale, una piastra ambulatoriale, una casa della salute o di comunità, come la definisce il Pnrr. Un poli ambulatorio in grado di servire un bacino di 36-37 mila abitanti. Ciò significa triplicare i posti letto attualmente attivi da 20 a 60 e vuol dire dotare quell’ospedale di un punto di primo intervento, di un hub dei medici di medicina generale presso il quale i cittadini possono incontrare i loro medici per tutte le procedure di medicina territoriale; ma anche una piastra ambulatoriale per cure specialistiche, un centro diagnostico di radiologia tra i più sofisticati”.
“Stamattina abbiamo avviato un percorso propedeutico e in qualche modo sperimentale per traguardare quella che sarà l’organizzazione prevista dal Pnrr. Ho trovato grande disponibilità a trovare nuove forme di collaborazione tra medicina territoriale e ospedaliera. Cairo sarà parte della sperimentazione e al San Giuseppe troveranno spazio i medici di medicina generale, che avranno ruolo sinergico con gli specialistici. Il progetto consentirà ai cittadini, al netto delle gravi complessità di cura, di usufruire di un presidio sanitario come non ce ne sono altri”.
Dunque l’ospedale di Cairo avrà un punto di primo intervento, non un pronto soccorso: “Un pronto soccorso necessita di reparti che per una potenziale utenza di 30 mila persona non sono possibili neppure per la normativa nazionale rispetto ai bacini di utenza. Avrà ovviamente uno stretto contatto col pronto soccorso dell’ospedale San Paolo di Savona. Avrà le sale di day-surgery per la chirurgia. Avrà i servizi di diagnostica legati al punto di primo intervento e alla specialistica. E’ un polo molto potente legato alla medicina del territorio. Se intendiamo come pronto soccorso un punto di primo intervento per la bassa complessità, allora ci sarà; se intendiamo come pronto soccorso un reparto con rianimazione, emodinamica, stroke-unit… Beh, questo lo stiamo potenziando al San Paolo in filiera col Santa Corona. E’ evidente che anche Cairo rientra in questo circuito”.
Secondo Toti, il cronoprogramma degli interventi dovrebbe essere pronto in 30 giorni circa: “Ho chiesto ad Asl2 di anticipare i tempi rispetto alla chiusura dell’accordo di programma sul Pnrr per partecipare immediatamente con tutte le strutture alla riattivazione completa di quell’ospedale, perché riteniamo possa servirci anche come sperimentazione per tutto ciò che seguirà. Se per il Pnrr servirà attendere ancora qualche mese, nel caso di Cairo corriamo un po’ di più nella consapevolezza che la valle ha problemi logistici che rendono necessario accelerare i tempi. In totale, per la ristrutturazione immobiliare e della dotazione tecnologica investiremo tra i 5 ed i 6 milioni di euro”.
Il direttore generale dell’Asl2 savonese Marco Damonte Prioli ritiene che questo “disegno permetterà di dare una risposta sanitaria innovativa soprattutto in un territorio dalle chiare caratteristiche orografiche come quello di Cairo. L’ospedale deve essere il polo centrale della valle ma occorrerà affiancarvi anche una serie di strutture e servizi più vicini ai cittadini. Come quello dell’Infermiere di comunità, già attivo”.