In cerca di risposte

Ospedale Cairo, dal sindaco ultimatum alla Regione: “Dopo il 15 novembre decideremo come muoverci” fotogallery

Lambertini: “Non mi importa cosa ha detto il presidente Toti nelle interviste, vogliamo un atto ufficiale e scritto”

Cairo Montenotte. “È stato un consiglio comunale molto importante, durante il quale abbiamo condiviso tutti insieme un documento con cui andremo a chiedere a Regione Liguria quello che intenderà fare con l’ospedale di Cairo. È vero che la delibera regionale ha già delineato le linee di intervento, è pur vero però che si tratta di un contenitore che va riempito. Quello che chiediamo alla Regione è che cosa intende mettere all’interno di questo ospedale: dall’emergenze, alle sale operatorie, agli ambulatori, ai reparti di degenza e all’adeguamento della strumentazione. Tutto quello che un ospedale deve avere, anche un ospedale di comunità”.

A dichiararlo ieri sera, al termine della seduta straordinaria convocata a Palazzo Pertini che si è svolta davanti ai cittadini e altri sindaci del territorio (circa una trentina i presenti, numero massimo consentito dalle norme anticovid), è il sindaco Paolo Lambertini che si impegna ad interrogare la Regione per avere “risposte scritte e ben chiare”.

Secondo quanto affermato durante il consiglio, infatti, il primo cittadino non si accontenta della parole e delle rassicurazioni del presidente e assessore alla Sanità Giovanni Toti che, proprio ieri pomeriggio durante una conferenza stampa all’ospedale San Paolo di Savona, ha ribadito e spiegato più nel dettaglio qual è il piano per il San Giuseppe che costerà circa 6 milioni di euro: triplicare i posti letto (da 20 a 60), riattivare il Punto di primo intervento (ma non il Pronto soccorso), creare ambulatori poli-specialistici, realizzare un sofisticato impianto per esami radiologici, sale operatorie per la chirurgia ambulatoriale e una casa della salute o comunità. Il tutto con tempi ristretti: entra 30 giorni pronto il cronoprogramma e poi via alla riattivazione della struttura in via sperimentale, in modo che diventi un modello da seguire per gli altri ospedali di comunità che sorgeranno nella nostra Regione e saranno finanziati con il Pnrr.

Vogliamo un atto ufficiale – ha rimarcato Lambertini – quando scrivi ti prendi le responsabilità di quello che dici, non mi importa cosa ha detto il presidente nelle interviste. Per questo chiediamo una risposta dettagliata e ufficiale, poi decideremo come muoverci”.

La deadline indicata nell’ordine del giorno, come scadenza per ricevere una risposta, è stata fissata il 15 novembre, “data dopo la quale ci ritroveremo con tutti i sindaci della Valbormida e decideremo, in base a quello che ci verrà detto, che azioni e iniziative intraprendere”, spiega Lambertini che poi ribadisce: “Ora non è ancora il tempo della contrattazione, ma la fase precedente. In questo momento la cosa importante è che ci arrivino delle risposte scritte su cosa diventerà il nostro ospedale. Ormai credo che il tempo sia scaduto, sono 4 anni che stiamo aspettando che qualche cosa succeda a questo ospedale”.

Prima dell’approvazione, però, la minoranza ha richiesto una modifica, ovvero allegare all’interrogazione anche il documento unitario che era stato stilato in accordo tra sindaci del Distretto socio sanitario, i sindacati e il Comitato locale, e già inviato l’ottobre scorso alla Regione, nel quale erano presenti tutte le richieste del territorio sui servizi da riattivare nell’ospedale di Cairo. Emendamento che è stato approvato all’unanimità, così come l’odg. Il documento verrà poi condiviso con tutti i consigli comunali della Valbormida per avere maggiore forza di contrattazione.

“Abbiamo proposto un emendamento perché i sindacati, il territorio, il Comitato sanitario locale, i sindaci hanno già espresso la loro volontà e indicato i servizi che servono al nostro territorio – spiega il capogruppo di Cairo civica e democratica, Giorgia Ferrari – Il nostro emendamento voleva riempire di contenuti l’ordine del giorno proposto dalla giunta di Lambertini, è stato votato all’unanimità. Mi sembra un bel segnale di unità per dire che Cairo e la Valbormida non si sono addormentati, non vogliono accettare tutto quello che ci passa sopra la testa, ma vogliono un vero pronto soccorso, la gestione delle emergenze e un vero ospedale funzionante. Non dimentichiamo che, spesso e purtroppo, la Valbormida rimane isolata a causa del maltempo”, ha concluso Ferrari.

E proprio riguardo al pronto soccorso, i rappresentanti delle realtà rurali e artigianali della Valbormida hanno inviato una lettera al governatore Toti, firmata da Coldiretti, Terre di Bormia Associazione Produttori Valli del Bormida, Mercato delle Terra di Cairo Montenotte, Rete d’Imprese Buone Terre, Confederazione Italiana Agricoltori di Savona, Confartigianato Savona, Slow Food Valli del Bormida, Associazione Tartufai e Tartuficultori Liguri,  A.P.S. Turismo Cultura e Ambiente Verdemare Liguria.

“Ci uniamo, in qualità di rappresentanti e promotori di tutte le attività produttive rurali e artigianali della Valbormida, alle richieste delle Amministrazioni locali per una rapida risoluzione in merito alla riapertura del centro ospedaliero di Cairo Montenotte e, soprattutto, per la costituzione di un pronto soccorso attrezzato in grado di accogliere le persone che necessitano di interventi celeri”, scrivono nella lettera.

“Non entriamo nel merito della soluzione della costituzione di un “Ospedale di Comunità” annunciata da lei, Presidente Toti, ma ci sentiamo di incanalare questo nostro sollecito verso una soluzione del problema principale: un paziente che necessita di cure immediate e stabilizzazione, in Val Bormida, non può essere affidato alle sole auto medicali, nell’attesa dell’arrivo, magari dopo 30 minuti e oltre, a Savona. Siete a perfetta conoscenza della conformazione della nostra area geografica e abbiamo tutti sotto gli occhi ciò che ci può succedere durante eventi atmosferici, ormai per nulla rari, come quello avvenuto il giorno 4 ottobre scorso. Siamo fiduciosi di una vostra rassicurazione in questo senso verso tutta la Comunità valbormidese, così come siamo certi che adempirete a questo dovere amministrativo”, concludono.

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