Grido di dolore

Osiglia, la furia di un coltivatore di castagne: “Raccolti distrutti dai cinghiali e i cacciatori vanno altrove, vogliamo risarcimento”

Due mesi fa il figlio è stato assalito ed è finito in ospedale, oggi vede il suo lavoro andare in fumo e promette battaglia: "Pronti a chiedere incontro a Toti"

castagne rovinate

Osiglia. “Oltre a distruggere il territorio, ora devastano anche il poco raccolto che la pessima annata ci offre”. Il grido di dolore arriva da Osiglia, e a lanciarlo è un coltivatore di castagne che, a causa dei porcastri (incrocio tra maiali e cinghiali), si trova a dover fare i conti con enormi difficoltà.

“Stanno scendendo le prima castagne, chiamate tempurie proprio perché sono le più precoci, ma purtroppo per l’invasione di questi animali non si riesce a raccoglierne una perché fanno piazza pulita – racconta sconsolato – Ora ci domandiamo a chi dare la colpa: se alla Regione, alla Provincia già avvisata o all’ambito che gestisce la stagione venatoria. Chi ci paga questi danni?”.

Neanche l’apertura della caccia a partire da oggi, secondo il coltivatore (che chiede l’anonimato), sarebbe risolutiva: “Ad Osiglia rimane sempre lo stesso problema, i cacciatori si sono affiancati alla squadra di Murialdo. La caccia avviene a giorni alterni, una volta la settimana qui e una a Murialdo. A noi non sta bene. Questa mattina noi castanicoltori di Osiglia, tutti insieme, abbiamo controllato accuratamente i nostri boschi e le nostre castagne appena scese e già divorate dai cinghiali recandoci danni notevoli. Abbiamo appurato che la caccia in questo paese è rimasta chiusa: nessun cacciatore e nessuna battuta nel nostro paese. Ora i responsabili dell’ambito di caccia, o chiunque altro ne abbia la responsabilità, ci dica il perché: e ci spieghino anche il perché la squadra locale si è spostata nella zona di Murialdo.

“Chiediamo all’ambito di competenza di far rispettare il calendario, operando qui tutti i mercoledì e le domeniche – tuona l’uomo – se la squadra di Osiglia non riesce, che siano mandate altre squadre dalle vicinanze in grado di farlo. Tutti noi castanicoltori vigileremo che le battute vengano fatte; altrimenti chiederemo di essere ricevuti in gruppo dal presidente Toti per fare chiarezza su questa infame distruzione del territorio e del nostro prodotto”.Chi ha questa responsabilità si svegli e mandi altre squadre a fare battute”.

La rabbia è tanta, anche perché oltre all’aspetto economico c’è anche quello legato alla sicurezza: il figlio del castanicoltore, meno di due mesi fa, è stato assalito da una femmina di cinghiale mentre si avvicinava alla propria auto, finendo al pronto soccorso. “Chi se ne frega delle persone, meglio proteggere i porcastri” commenta amaro l’uomo.

Le castagne qui sono come i fiori nell’albenganese o le olive nel taggese – conclude – abbiamo gli stessi doveri ma anche gli stessi diritti. Ora le istituzioni ci risarciscano del danno o ci diano la licenza di proteggerci da soli. Se le cose non dovessero risolversi al più presto siamo pronti ad appoggiarci a un legale”.

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