Pericolose

Operazione “Reti Fantasma” 2021, la Guardia Costiera recupera 800kg di attrezzatura abbandonata in mare tra Albenga e Noli fotogallery

Le "reti fantasma" in plastica sono un minaccia per l'ambiente marino, la fauna e anche gli esseri umani

Albenga/Loano. Circa 800 chili di peso, per 300 metri di lunghezza e 5 metri cubi di volume. Si può misurare con questi numeri la quantità di “reti fantasma” (cioè le reti da pesca abbandonate sui fondali marini e lungo le coste) recuperata nei giorni scorsi dai militari del 5^ Nucleo Operatori Subacquei della Guardia Costiera di stanza a Genova, supportati da personale e mezzi della Capitaneria di Porto di Savona e nello specifico dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Loano Albenga. All’operazione hanno preso parte anche il Marina Diving di Loano, la Marina di Loano ed i pescatori loanesi, oltre alla Soprintendenza. I risultati dell’operazione sono stati presentati questa mattina, nel corso di una conferenza stampa tenutasi allo Yacht Club Marina di Loano.

Grazie all’impiego della componente subacquea dislocata sul territorio nazionale, sin dal 2019 il comando generale del corpo delle Capitanerie di Porto, su indicazione dell’allora ministro dell’ambiente, aveva avviato una campagna nazionale mirata al recupero delle reti da pesca abbandonate nei fondali marini e lungo le coste della nostra penisola, che sino ad oggi ha permesso di rimuovere oltre 25 tonnellate di reti pericolose per la navigazione, per la pesca, per la flora e la fauna marine. Queste reti sono responsabili dell’alterazione dell’ecosistema marino, in quanto degradandosi a contatto con l’acqua di mare, disperdono nell’ambiente le micro-particelle sintetiche delle quali sono composte. Rappresentano, inoltre, per le specie ittiche che vi rimangono intrappolate, dei veri e propri “muri della morte”, sempre più spesso, purtroppo, a danno delle specie marine protette oltre che un pericolo per la sicurezza dei sub.

L’attività operativa, partita a maggio 2021, si è sviluppata tramite una preliminare raccolta di informazioni attraverso i comandi territoriali del compartimento di Savona, in collaborazione con le categorie professionali che operano sul mare e le associazioni ambientaliste, al fine di acquisire una mappatura generale circa la presenza delle “reti fantasma” lungo le coste del litorale savonese.

Particolare attenzione è stata data quest’anno anche alla tutela del patrimonio archeologico sommerso e nello specifico quello davanti alla città di Albenga, dove proprio sul relitto della nave romana denominato “Albenga A” è stato recuperato un intero sacco di una rete da pesca a strascico intrappolato sui massi dissuasori da poco installati a protezione del relitto.

Dopo aver ispezionato, sulla base delle informazioni che l’ufficio circondariale marittimo di Loano-Albenga aveva acquisito nelle scorse settimane dal Marina Diving di Loano, a cui si deve l’individuazione, il personale della Guardia Costiera ha operato ad una profondità di 40 metri riuscendo a portare a galla, con l’ausilio di palloni subacquei di sollevamento, l’intero sacco lungo circa 120 metri e pesante più di 400 chili. A quel punto, considerata la mole e la lunghezza della rete, è stato fondamentale l’apporto di un peschereccio di stanza nel porto di Loano grazie al quale, tramite l’utilizzo dell’argano di bordo, è stato salpato e riportato a terra il materiale rinvenuto.

L’ingente quantitativo di reti e altri rifiuti rimossi sia dal relitto della nave romana di Albenga che presso gli altri siti di Noli, Borgio Verezzi e Albenga, sarà smaltito nei prossimi giorni e secondo le normative in vigore, da parte di Marina di Loano, che oltre ad assumersi l’intero costo delle operazioni di smaltimento, ha assicurato il necessario supporto logistico durante tutto il corso dell’operazione.

Particolare soddisfazione è stata espressa dal capo del compartimento marittimo di Savona, capitano di vascello Francesco Cimmino, che ha dichiarato: “A conclusione di questa importante attività che ci ha visto coinvolti in questi giorni, intendo ringraziare tutti coloro i quali hanno contribuito, con il loro operato, alla rimozione di questo spietato killer per l’ambiente marino. Le attrezzature da pesca abbandonate, perse o dismesse rappresentano una minaccia per la fauna marina: infatti, anche gli animali di grossa taglia come delfini, cetacei, tartarughe e altri mammiferi marini vi rimangono spesso imprigionati e se pensiamo che il nostro litorale è completamente immerso nel santuario dei cetacei Pelagos, operazioni come quelle di questi giorni assumono un’importanza ancora maggiore”.

“La rimozione di queste reti consente di valorizzare ancor di più il patrimonio ambientale, naturalistico e archeologico del nostro territorio. Sono particolarmente soddisfatto per l’attività condotta presso i siti archeologici, che hanno forti potenzialità attrattive per le immersioni ricreative e che rivestono un ruolo importante nell’economia del territorio, anche grazie all’impegno messo in campo da tutti i centri diving della zona, che quotidianamente da questa importante risorsa traggono sostentamento. Deturpare con la pesca illegale un sito di così grande importanza, non solo dal punto di vista archeologico ma anche biologico per la vastità di specie ittiche che lo popolano, arreca un danno non solo all’ambiente marino ma anche all’economia del territorio” ha commentato il tenente di vascello Corrado Pisani, capo del circondario marittimo di Loano Albenga.

Operazione

Gianluca Mazza, amministratore delegato di Marina di Loano, ha dichiarato: “A nome di Marina di Loano e come cittadino, voglio prima di tutto ringraziare la Capitaneria di Porto, in particolare il capitano di vascello Francesco Cimmino, il capitano di corvetta Angelo Doria e il tenente di vascello Corrado Pisani per il successo dell’operazione ambientale ‘Reti fantasma 2021′ e con loro quanti hanno collaborato all’iniziativa intrapresa. Marina di Loano ha da sempre un’attenzione concreta alle tematiche della sostenibilità e alla salvaguardia dell’ambiente marino. Siamo orgogliosi di aver potuto offrire anche noi un supporto all’ operazione ambientale ‘Reti fantasma 2021’ e restiamo a disposizione delle autorità per ulteriori iniziative volte alla difesa e alla tutela del mare, il nostro patrimonio più grande”.

Operazione

Simonluca Trigona, responsabile della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Liguria, ha aggiunto: “Con la Capitaneria di Porto c’è un rapporto simbiotico. In mare, l’unico modo per tutelare il patrimonio archeologico sono le ordinanze della Guardia Costiera. E’ ciò che ci ha permesso di tutelare il relitto di Albenga e, soprattutto, aprirlo alle visite. Durante la campagna di ricerca dello scorso anno, i nostri esperti hanno notato la presenza di reti, che avevano finito per danneggiare i manufatti presenti in loco. Da qui la decisione di collocarvi una ‘struttura protettiva’ in grado di tutelare questo sito, che rappresenta a tutti gli effetti uno dei simboli dell’archegologia subacquea. Quest’anno siamo riusciti a riprendere le attività di ricerca. La rete non solo ha consentito il ripopolamento della zona da parte della fauna ittica, ma ha permesso e permetterà ai ricercatori di lavorare meglio”.

Il supporto, non solo logistico della Marina di Loano, delle associazioni ambientaliste, dei centri diving della zona e dello stesso ceto peschereccio locale è la dimostrazione dell’importante ruolo della società civile nella proficua interazione con le componenti operative della Guardia Costiera, per le attività di vigilanza assicurate nell’esercizio delle attribuzioni funzionali svolte per la tutela dell’ambiente marino e a garanzia della sicurezza della navigazione e degli usi pubblici del mare.

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