Solita storia

Le regole assurde per riaprire le discoteche, in provincia di Savona solo locali piccoli e con più problemi

Fasciolo del Silb: “Quasi impossibile far quadrare i conti, ancora una volta lavoreranno gli abusivi con meno sicurezza”

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Savona. Discoteche e locali da ballo sono chiusi da venti mesi (a parte chi opera come bar e ristorante) e arriva ora dal CTS (Comitato Tecnico Scientifico) il parere favorevole per riaprire, ma con modalità davvero difficili da applicare, per non parlare di alcuni aspetti che sanno di presa per i fondelli.

È noto che nell’era del ministro Speranza le discoteche sono sempre state considerate luoghi di peccato ancor prima che di diffusione del Covid, visto che l’esperimento di questa estate alla Suerte aveva dimostrato che si può entrare e ballare con Green Pass e tampone con gli stessi livelli di sicurezza, ad esempio, degli stadi.

Propone ora il Cts che i locali da ballo possano riprendere l’attività al chiuso con il 35 per cento della capienza (personale incluso) e all’aperto con il 50 per cento. L’ultima affermazione appartiene appunto alla presa per i fondelli, essendo il calendario arrivato quasi a metà ottobre, e dunque di che locali “all’aperto” stiamo parlando? D’altronde si diede il via libera alla stagione dello sci a Pasqua, quando la medesima era praticamente conclusa.

Chi tornerà a ballare, inoltre, potrà togliere la mascherina solo in pista, ma ben sistemata su bocca e naso per andare al bar o a fare pipì (e questo è giusto).

Veniamo alle cose di casa nostra. Chi ha parlato del 35 per cento per i locali al chiuso pensava forse alle  grandi discoteche urbane o di certe zone come il Salento o l’Adriatico, nulla di paragonabile alla Liguria e alla provincia di Savona in particolare. Provvedimenti presi da gente che ignora la realtà e disprezza il lavoro degli altri, di aziende, famiglie, addetti ai lavori.

Come stiamo allora qui da noi? Risponde Fabrizio Fasciolo, presidente regionale e membro della giunta nazionale del Silb, il sindacato dei locali da ballo: “In provincia di Savona abbiamo locali più piccoli, ma che con il 35 per cento sembrerebbero comunque vuoti. Poi c’è il problema delle spese, ad esempio per i dj, gli artisti, le orchestre o per gli staff che orbitano attorno al genere latino-americano”.

Nel Savonese – citiamo a memoria ma qualcuno certamente ci sfugge – ci sono locali come il Patio, di cui è titolare proprio Fasciolo, il Saitta, l’Aegua, Le Monde, La Perla.

Ancora Fasciolo: “A occhio sono tutti locali da 6/800 posti di capienza, che con le nuove regole potrebbero ospitare 200/250 persone. Siamo al limite tra costi e ricavi, ogni gestore dovrà fare i suoi calcoli anche se credo che spesso prevarrà la voglia di riaprire al di là del conto economico”.

C’è poi la considerazione di sempre: “Si continuerà a ballare nei locali più o meno abusivi, che non hanno gli obblighi nostri, come quello dell’entrata solo con Green Pass o tampone. Noi siamo fermi da quasi due anni e abbiamo ricevuto ristori insignificanti. Una storia ancora lontana da una soluzione, per un comparto importante per tutto il turismo, a cominciare da quello giovanile”.

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