Diritti

La “tagliola” fa naufragare il ddl Zan, Liguria Pride prepara una manifestazione nazionale

Il coordinamento Liguria Pride: "Rabbia e delusione, ma anche voglia di trovare nuovi obiettivi". La ligure Paita (Italia Viva): "Colpa della miopia di Pd e M5s"

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Liguria. “Rabbia e delusione“. Sono queste le motivazioni che spingono il coordinamento Liguria Pride a organizzare una manifestazione nazionale dopo che la legge Zan sulla “prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità” è stata affossata ieri in Senato col meccanismo della “tagliola”, rinviando la discussione tra sei mesi.

“Il voto al Senato è stato inequivocabile: il testo uscito dalla Camera, già lungamente discusso e modificato fino a ridursi al minimo sindacale, è stato affossato – commentano gli attivisti di Liguria Pride -. Il nome del meccanismo parlamentare richiesto dalle destre per evitare il voto degli articoli dice già tutto sul carattere violento e infingardo della strategia di chi una legge a tutela delle persone Lgbti+ non l’ha mai voluta; anzi, addirittura applaude e grida di soddisfazione. Tutto ciò mentre gli amici, nascosti nel sottobosco parlamentare, già starnazzano dalle pagine social sulle colpe altrui, senza la dignità di assumersi almeno la propria responsabilità”.

Nel frattempo continuano le schermaglie interne al centrosinistra. “Come previsto la miopia del Pd e del M5s ha fatto naufragare il ddl Zan in Senato. Ecco il risultato delle bandierine populiste. Ecco l’irresponsabilità Pd-M5s che ha fatto saltare tutto. Ora ripartiamo dalla pdl Scalfarotto per tutelare davvero i diritti civili”, commenta la deputata ligure di Italia Viva Raffaella Paita. “La destra, oggi in Senato, applaude allo sfregio fatto ai diritti, ai giovani, alla civiltà. Una brutta pagina parlamentare, ma ciò che brucia di più è che chi doveva essere più tutelato non lo sarà”, nota la senatrice genovese Roberta Pinotti del Pd.

Il deputato ligure di Leu, Luca Pastorino, segretario di presidenza alla Camera, ha accusato Italia Viva di “remare contro”: “In questa direzione Iv ha dimostrato ancora di remare dall’altra parte, di cercare dissidi all’interno del centrosinistra, puntando il dito contro gli ex alleati della maggioranza giallorossa. C’è poi una forte componente simbolica nella scelta di Renzi: andare in Arabia, non proprio la culla dei diritti, in un giorno così importante per i diritti civili in Italia. Un passo in avanti di civiltà per milioni di cittadini, oggi traditi”.

“L’affossamento del ddl Zan è una spia di allarme su cosa ci attende in futuro, dall’elezione del Presidente della Repubblica alle prossime alleanze per le Politiche. E su questo punto è necessario comprendere che il modello di coalizione troppo largo non può funzionare. Non sta in piedi sui temi, dall’economia ai diritti civili. Occorre fare una valutazione su chi sono gli interlocutori, in base alla loro affidabilità e alla compatibilità con le posizioni del centrosinistra”, ha concluso.

Nel frattempo il segretario ligure della Lega, Edoardo Rixi, sposa la linea di Salvini: “È stata sconfitta l’arroganza di Letta e dei 5 Stelle. Ora ripartiamo dalle proposte della Lega: combattere le discriminazioni lasciando fuori i bambini, la libertà di educazione, la teoria gender e i reati di opinione”.

È una vergogna, l’Italia è rimasta uno dei pochissimi Paesi che ha lasciato e lascia indifese le vittime sia di omobitransfobia – attacca Aleksandra Matikj, presidente del Comitato per gli immigrati e contro ogni forma di discriminazione -. Questa di oggi è una pagina nera della democrazia in Italia, migliaia di persone, anche giovani, sono state abbandonate a sé stesse contro il bullismo e contro l’odio e, anche se non sembra vero, addirittura chi è diversamente abile. Il ddl Zan era necessario anche per la difesa di noi donne. È una vera ingiustizia quella di oggi. Noi comunque non ci arrendiamo, anche perché questo disegno di legge tornerà in commissione, anche se non prima di sei mesi ma non perdiamo la speranza di un’Italia che potrebbe e dovrebbe garantire gli stessi diritti a tutti.

“Mentre la destra esulta sguaiatamente con personaggi inquietanti come Simone Pillon, e l’asse PD-M5S piagnucola per la sonora batosta ricevuta nient’altro che per la propria incompetenza, gli unici veri sconfitti sono le numerose vittime di atti omotransfobici discriminatori e violenti nel nostro Paese – dicono dalla sezione ligure del Partito Comunista Italiano. Mentre l’Italia scende al 35° posto della classifica dei Paesi europei per le politiche a tutela dei diritti umani e dell’uguaglianza delle persone LGBT+, ci ritroviamo con un Parlamento composto per metà da becere forze reazionarie e retrograde, e per l’altra metà, da un agglomerato di fantocci pseudo-progressisti politicamente incapaci di ottenere risultati di rilievo importanti su un tema così altrettanto importante come quello dei diritti civili. Ribadiamo l’assoluto vuoto che si nasconde dietro entrambe le fazioni, e proporci come unica alternativa percorribile per costruire una società equa, in cui i diritti sociali vadano di pari passo a quelli civili, e dove nessuno possa essere impunemente discriminato e/o aggredito fisicamente o psicologicamente per la propria identità sessuale, la propria etnia, o il proprio ceto sociale”.

“Siamo una moltitudine in marcia – conclude Liguria Pride – sentiamo la puzza dei nuovi fascismi, le tentazioni liberticide e fondamentaliste di chi pensa appartenga alle opinioni il diritto di discriminare, insultare, emarginare e prevaricare chi è altro/a/* da sé. Non ci sono tagliole possibili perché siamo già il sassolino nell’ingranaggio, una mutazione che non può essere arrestata, un galoppo che non può essere fermato da una subdola trappola”.

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