Savona. “L’applicazione delle norme sul Green Pass a partire 15 ottobre rischia, con molta probabilità, di creare notevoli disservizi su un servizio pubblico essenziale come la raccolta dei rifiuti. Si stima che il 20-30% dei dipendenti di Ata spa abbia scelto di non vaccinarsi e quindi non potrà, secondo le norme imposte, essere ammesso in servizio a meno che non faccia un tampone ogni 2 giorni. Anche il sistema di controlli quotidiani causerà ritardi nell’avvio delle attività di raccolta e spazzamento”. Lo comunica l’azienda pubblica savonese in una nota.
“Ritengo sia una norma fatta male nel metodo e nella sostanza – comunica l’amministratore unico di Ata Gianluca Tapparini – Purtroppo, gestendo un’azienda pubblica commissariata, non è nei miei poteri disapplicarla o contestarne la legittimità nelle sedi competenti. I nostri dipendenti, come per tanti altri settori, hanno numerosi obblighi che rispettano con diligenza e convinzione, perché qualcuno competente e esperto ha valutato cosa sia giusto e necessario per la loro salute. In questo caso invece lo Stato ha lasciato a lavoratori, datori di lavoro, ai cittadini tutte le responsabilità che lo Stato stesso non si è voluto assumere. Tutto questo genera dubbi, incertezze, contrasti tra le persone e difficoltà di applicazione di regole incoerenti e variabili creando così situazioni di disagio con ripercussioni pesanti su tutti. ”
Ata è un’azienda in concordato, sotto la vigilanza del tribunale, e quindi “non può accollarsi il costo di tamponi ripetuti per molti dipendenti e allo stesso tempo non è in grado di sostituire tempestivamente personale esperto e formato nelle varie attività che la società svolge”.
“In qualità di amministratore della società e di privato cittadino mi associo quindi alle decine di persone, non vaccinate e vaccinate, che da settimane stanno manifestando pacificamente per il blocco di questa norma sul Green Pass”, conclude Tapparini.