Savona. “Il risultato delle elezioni amministrative di Savona ha sancito una pesante sconfitta per tutto il centrodestra. Angelo Vaccarezza ha ragione quando sostiene che in queste elezioni a tenere è stato il centro, ma si sbaglia quando crede che quel centro sia rappresentato solo dal partito di Giovanni Toti. Cambiamo non ha fatto altro che ‘prendere in prestito’ i candidati di Forza Italia, e se per il partito di Toti il risultato finale non è ancora più amaro è soltanto grazie agli ex forzisti”.
Arriva il giorno dopo l’esito del ballottaggio che ha decretato la durissima débacle del centrodestra nella città di Savona l’analisi politica sul voto del consigliere comunale e assessore provinciale albenganese di Forza Italia Eraldo Ciangherotti.
“È sufficiente analizzare i dati usciti dalle urne per rendersi conto che, nonostante la sconfitta, a Savona Cambiamo può cantare vittoria e non sfigurare solo grazie ai voti dell’ex forzista Pietro Santi, che con 1293 preferenze personali rappresenta da solo il 44,37% di tutti i voti della lista di Toti – spiega Ciangherotti -. Una parte di centrodestra deve capire che buttare fuori dai partiti le persone o escludere una forza politica da una coalizione sono atteggiamenti che alla fine non pagano. E la conferma l’abbiamo avuta non solo a Savona oggi, ma anche ad Albenga nel 2019 quando il centrodestra perse le elezioni proprio a causa della divisione dei partiti di coalizione”.
Secondo l’esponente forzista albenganese occorre invertire la rotta: “Il centrodestra vince solo quando si presenta unito nell’ambito di una coalizione caratterizzata da una forte componente moderata – prosegue -. Le divisioni interne non aiutano e la sconfitta di Savona è la dimostrazione lampante che certi atteggiamenti possono solo farci del male”.
L’ultima riflessione Ciangherotti la dedica al preoccupante dato sull’affluenza, che a Savona si è fermata al 46,03%: “Purtroppo a trionfare è stato anche l’astensionismo – conclude -. Si tratta di un dato drammatico che deve farci riflettere tutti. Il messaggio che arriva dalle urne è quello di un elettorato che non crede più nella politica. Ora la sfida per i moderati di centrodestra deve essere quella di raccogliere questa sfiducia e trasformarla in un rinnovato entusiasmo”.