Riflessione

Carenza di personale in Tribunale a Savona: “Coinvolgere chi percepisce il reddito di cittadinanza porta risultati concreti”

Incontro tra i vertici del Trubunale di Savona in occasione della Giornata Europea della Giustizia Civile per l’anno 2021: "A Savona tempi del processo civile dimezzati rispetto alla media italiana"

tribunale savona

Savona. Una giustizia savonese “che funziona”, con tempi per le cause civili dimezzati rispetto alla media nazionale; una pesante carenza di organico, tale da dover attingere dai percettori del reddito di cittadinanza; un campanello d’allarme a livello sociale con l’aumento di richieste per il patrocinio gratuito (riservato a chi ha bassi redditi); una avvocatura in crisi, con meno di 4 processi all’anno per ciascun legale savonese; e al contempo una professione che già oggi dalle nostre parti ha raggiunto la parità di genere, e destinata in futuro a tingersi sempre più di rosa.

E’ questo il quadro che emerge dall’incontro realizzato tra i giornalisti e i vertici del Tribunale di Savona in occasione della Giornata Europea della Giustizia Civile per l’anno 2021. Presenti il presidente del Tribunale Lorena Canaparo, il presidente della sezione civile Alberto Princiotta, il presidente del Consiglio dell’ordine degli Avvocati Vittoria Fiori, il presidente della Camera Civile Fabio Cardone e il dirigente amministrativo del tribunale di Savona Silvia Biagini.

Biagini: “Difficile reagire con la carenza di personale, reagiamo facendo squadra e collaborando con i percettori del reddito”

La mancanza di personale ha reso più difficile affrontare la pandemia ma la collaborazione tra il personale e il coinvolgimento dei percettori del reddito di cittadinanza ha aiutato: “Abbiamo dovuto reinventarci nell’ottica ‘giapponese’ di non sprecare mai una ‘buona crisi’ – dice Silvia Biagini, dirigente amministrativo del tribunale -. L’opportunità e il pericolo associati insieme: o ci si affloscia e ci si fa sommergere dall’onda, o si cerca di reagire. E noi abbiamo colto l’opportunità di reinventarci. Abbiamo ben interloquito con gli avvocati e affrontato l’emergenza in modo positivo”.

La scopertura dell’organico a Savona continua a rimanere: ad oggi supera il 34%, dovremmo essere 94 e siamo 62. Ci mancano 4 direttori su 5, 13 funzionari su 24 e 6 cancellieri su 15. Va detto però che tramite un’organizzazione pressoché giornaliera il personale amministrativo riesce a fare squadra coi giudici e a reagire. E recentemente abbiamo stipulato una convenzione per i beneficiari del reddito di cittadinanza, naturalmente con una selezione per inserire negli uffici giudiziari le persone più opportune: abbiamo firmato una convenzione col Comune di Savona e iniziato l’iter a fine agosto. Abbiamo fatto dei colloqui e alla fine stilato degli elenchi di persone che abbiamo chiamato”.

Una collaborazione all’esordio ma già proficua: “Devo dire, anche con un pochino di stupore, che siamo riusciti a dare un senso in termini produttivi a questo istituto e a queste persone, che oggi sono inserite nel palazzo e stanno dando dei risultati concreti. In tribunale oggi sono una ventina, in Procura 12. Devono fare da un minimo di 8 a un massimo di 16 ore la settimana, in base alla loro disponibilità. Siamo partiti da poche settimane, è una sperimentazione nuova che ha l’obiettivo di cogliere le opportunità: ovunque possiamo trovare persone che si mettono in gioco e che danno qualcosa al tribunale. In questo momento possiamo dire che vediamo dei risultati. E’ un ‘do ut des’: queste persone ottengono qualcosa dalla società e in cambio forniscono il loro aiuto”.

Una soluzione più gradita a Biagini rispetto allo smart working: “Non lo amo molto, l’ho concesso col contagocce perché credo di più al lavoro in presenza. Ho un po’ anticipato l’ottica ‘brunettiana’. Va anche detto che non c’è stata una grandissima richiesta da parte del personale”.

Canaparo: “La durata dei processi civili è dimezzata rispetto alla media nazionale”

La mole di lavoro del Tribunale di Savona non ha subito flessioni a causa della pandemia: “Per quanto riguarda Savona (ma i dati ministeriali sono simili) il sistema ha retto – spiega Lorena Canaparo, Presidente del Tribunale – c’è stata una diminuzione delle sopravvenienze del 10-15%, e il loro numero è inferiore a quello delle situazioni definite: nel 2020, in piena pandemia, i sopravvenuti (per quanto riguarda il civile) erano 6256, ne abbiamo definiti 6534. Siamo quindi riusciti a fronteggiare la richiesta di giustizia“.

E anche per il 2020 conferma numeri positivi se confrontati col dato italiano in termini di durata dei processi civili: “Per quanto riguarda i dati ufficiali del Ministero – aggiunge Canaparo -, vediamo (e ne siamo orgogliosi, perché è frutto di grande impegno) che il ‘disposition time’, ossia la durata dei processi (uno dei dati che verrà considerato dalla Commissione europea per erogare contributi), a fronte di una media nazionale di 719 giorni nel 2020, a Savona è di 365. L’anno prima la media nazionale 556, a Savona 258. Devo dire che tutto il distretto ligure era al di sotto della media nazionale”.

Princiotta: “Se la pandemia fosse arrivata 10 anni fa, avrebbe steso il sistema giuridico”

“Ragionando sulle conseguenze della pandemia nel tribunale savonese, le cose più interessanti sono due: il modo in cui è cambiato il nostro lavoro, e le conseguenze sui contenziosi – osserva Alberto Princiotta, Presidente della sezione civile -. Da un giorno all’altro abbiamo dovuto lavorare in modo diverso. E’ stato un colpo forte, ma i risultati sono dovuti a 4 fattori che ci hanno aiutato a fronteggiare l’emergenza e a gestirla. Il primo è stata la buona organizzazione logistica del tribunale, dove tutti hanno potuto lavorare in sicurezza; il secondo, determinante, è stato lo spirito di servizio del personale amministrativo che, seppur ridotto all’osso, ha saputo cambiare metodo di lavoro in modo repentino. Anche il Ministero ha lavorato bene, riorganizzando l’intero sistema informatico in 5 mesi e consentendo di rendere utile lo smart working con l’accesso remoto ai registri”.

Il sistema giustizia ha tenuto grazie alla digitalizzazione che caratterizza questo periodo: “Il terzo fattore è stato il PCT, Processo Civile Telematico. Se la pandemia fosse arrivata 10 anni fa avrebbe ‘steso’ tutto il sistema giuridico italiano – sottolinea Princiotta -. Ultimo punto la collaborazione tra giudici e avvocati, che hanno fatto gioco di squadra ‘inventando’ un processo scritto e un protocollo che hanno funzionato. Non è stata usata invece la teleconferenza da remoto, ritenuta scomoda; inoltre da anni a Savona abbiamo una lacuna nell’assistenza informatica, e quindi abbiamo sofferto una carenza di supporto al giudice nell’utilizzo dei sistemi informatici”.

“Negli ultimi mesi c’è stata una decisa inversione di tendenza – prosegue Princiotta -: dal processo scritto siamo andati a un recupero dell’udienza in presenza, una reazione alla ‘overdose’ di atti scritti che avevano determinato un appesantimento del lavoro. Dopo mesi di memorie scritte in solitudine ci siamo tutti resi conto che bisognava tornare in presenza. Avevamo constatato che ogni processo, anche il più semplice, dovendolo fare per iscritto diventava un ‘maxi-processo’ molto impegnativo”.

Cambiamenti che hanno ripercussioni sul presente: “Oggi abbiamo un modo diverso di fare le udienze in presenza, gestendole in modo più puntuale negli orari e nel cercare di evitare ogni tipo di assembramento (anche se le code autostradali non sempre ce lo hanno permesso). Ora siamo davanti a un processo ‘misto’, in cui accanto alla fase orale alcuni adempimenti vengono svolti comunque in modo scritto. Nel 2020, fino al 26 ottobre, erano state iscritte 2568 cause civili; oggi invece sono 2740 (+6,7%)”.

Minore del previsto l’impatto della pandemia sui contenziosi: “Molti avevano ipotizzato un aumento, addirittura del 20% o più, per vicende legate al Covid. A Savona non è successo. Si ipotizzava una esplosione di cause legate alla responsabilità medica, invece non mi risulta che a Savona ne sia stata depositata nemmeno una. La maggior parte dei contenziosi ha riguardato i canoni di locazione, mancati pagamenti nel periodo di chiusura delle attività commerciali”. Ma anche qui le vertenze arrivate in tribunale sono state poche: “Da quanto abbiamo capito c’è stata una forte attività di negoziazione da parte degli avvocati che ha portato spesso a una rinegoziazione spontanea. Le cause arrivate in tribunale avevano un intorno difensivo legato al Covid ma spesso non erano legate solo a quello, ad esempio c’era magari una morosità pregressa”.

“Ci sono state alcune cause non legate al Covid ma che non sarebbero esistite senza questo – prosegue Princiotta – ad esempio una realtà che chiedeva il 50% di riduzione della concessione demaniale per un ristorante, in analogia con quanto avvenuto per alcune categorie come le palestre. Qualche processo per vagabondaggio a soggetti senza fissa dimora, e qualcuno per sanzioni comminate dalla municipale per il mancato utilizzo delle mascherine. In ultimo ci sono stati due casi di infermieri sospesi dal lavoro che hanno impugnato il provvedimento”.

“Il Covid, al di là dei lutti, ha dato un forte scossone al sistema giudiziario savonese – conclude Princiotta -. Che però ha retto e ha saputo adattarsi, grazie alla disponibilità di tutti. Il cambiamento è stato repentino ma credo continuerà con la modifica del codice, che cambierà il nostro modo di lavorare in modo più qualitativo”.

Fiori: “Calo nel numero di avvocati ma stiamo raggiungendo la parità di genere”

Tutti sottolineano la collaborazione tra le diverse strutture che ha permesso di affrontare la pandemia: “Il 2020 è stato un anno in cui il Covid ha inciso molto sul nostro lavoro – fa eco Vittoria Fiori, Presidente del Consiglio dell’ordine degli Avvocati -. Confermo la collaborazione che c’è stata con il palazzo, magistratura e personale di cancelleria, per riorganizzare le udienze. Nel prossimo futuro arriveranno finalmente i fondi dall’Europa per aumentare il personale di cancelleria, cosa su cui contiamo per lavorare meglio. Il ministro Cartabia ha insistito sulla necessità di spingere sulla negoziazione, per definire i contenziosi ed evitare di intasare i tribunali. Le mediazioni stanno aumentando a Savona, nel 2020 sono state 270; e aumenta anche la percentuale di quelle positive, che oscilla tra il 15 e il 20%“.

“Sul numero di avvocati il Covid ha influito con un lieve calo delle iscrizioni; e ci sono stati diversi avvocati, anche non più giovani, che hanno scelto di fare i concorsi per entrare come cancellieri nei tribunali. Nel 2019 gli iscritti erano 786, nel 2020 770 e nel 2021 stiamo registrando un altro lieve calo. Stiamo però raggiungendo la parità di genere, anzi registriamo una inversione di tendenza: i praticanti oggi sono 183, e la maggioranza di loro sono donne. Avvocati sospesi dall’ordine nel 2020 non ce ne sono stati. Abbiamo avuto 46 procedimenti disciplinari (su 770 iscritti totali): ma il 2020 è stato anomalo, con i procedimenti sospesi e l’assenza di nuove procedure. Due sono state chiuse con richiamo verbale, 14 archiviate, le altre sono ancora in fase di istruttoria”.

Ma il dato preoccupante a livello sociale è un altro: “Registriamo 500 domande l’anno per accedere al gratuito patrocinio – rivela Fiori – sono tantissime, è sintomo di un aumento di situazioni reddituali molto basse (meno di 12 mila euro l’anno)”.

Cardone: “Calo di domanda di giustizia, accedere al tribunale per la classe media è un problema”

Nel mirino di Fabio Cardone, presidente della Camera Civile, finisce invece la prossima imminente riforma: “L’ennesima – accusa lui – e verrebbe da chiedersi, a fronte degli ottimi risultati del Tribunale di Savona, se sia necessaria una riforma anziché implementare le situazioni operative virtuose che ci sono. Il fatto che ogni anno per ricevere il contributo europeo vada messa sul tavolo una riforma è un fatto non solo disorientante per gli operatori ma anche poco comprensibile per i cittadini. Tra l’altro pare inutile: se i soldi venissero investiti in strutture e procedure sarebbe meglio che riformare la giustizia ogni anno”.

Cardone si concentra poi sul calo del numero di persone che si rivolgono agli avvocati: “Rileviamo un netto calo dei contenziosi e dell’attività dei nostri studi – sottolinea -. C’è un calo della domanda di giustizia, ma non perché ci siano meno liti bensì perché accedere al tribunale per la classe media sta diventando un problema, vuoi per i costi vuoi per l’incertezza dell’esito finale con sanzioni accessorie molto pesanti. Una situazione che a volte induce a non intraprendere la via giudiziaria nonostante se ne abbiano le ragioni. L’aumento di mediazioni è una conseguenza di questo: come avvocati cerchiamo più di prima di trovare soluzioni alternative che possano contenere tempi e costi per i cittadini. La ripresa delle iscrizioni è confortante, ma 2740 cause per 770 avvocati significa che ognuno ha meno di 4 cause l’anno, un numero insufficiente a mantenere uno studio legale“.

Un dato negativo che ha però, involontariamente, un risvolto positivo: “Della crisi dell’avvocatura – commenta Biagini – ‘beneficia’ indirettamente il tribunale, perché ai concorsi pubblici partecipano più avvocati, spesso anche di una certa età e il tribunale può beneficiare di competenze molto qualificate”.

A margine dell’incontro un focus sulla questione carcere: “Recentemente abbiamo fatto un nuovo incontro dal Prefetto – spiega Canaparo -, circa un mese fa. Da quel momento in avanti però non abbiamo avuto notizie. Il Prefetto ha offerto il suo supporto come mediazione, il provveditore ha dato la sua parola, dallo Stato non abbiamo notizie. L’unica novità è che gli arrestati ora possono essere portati di nuovo nelle carceri del ponente, perché per un po’ l’unica possibilità era Genova e con le nostre autostrade era complesso. Sul luogo in cui il carcere dovrebbe sorgere, come conferenza permanente abbiamo espresso che la collocazione migliore sarebbe qui vicino al tribunale, ma l’area è esondabile e privata. Il Comune di Savona non ha dato la disponibilità, quelli di Cairo Montenotte e Cengio sì. Ad oggi Cairo pare in pole position, ma non abbiamo aggiornamenti. La decisione è politica, l’importante è che ci sia un carcere“.

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